"Apparato e metodo per
l'individuazione del cancro
nei tessuti" di Raymond
Damadian nei primi anni 70
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Le indagini mediche che sfruttano la RMN danno
informazioni diverse rispetto alle immagini radiologiche convenzionali: il
segnale di densità in RMN è dato infatti dal nucleo atomico dell'elemento
esaminato, mentre la densità radiografica è determinata dalle caratteristiche
degli orbitali elettronici degli atomi colpiti dai raggi X (conoscenze difficili da comprendere per chi non ha studiato la fisica). Le informazioni
fornite dalle immagini di risonanza magnetica sono essenzialmente di natura
diversa rispetto a quelle degli altri metodi di imaging. Infatti sono
normalmente visibili esclusivamente i tessuti molli ed è inoltre possibile la
discriminazione tra tipologie di tessuti non apprezzabile con altre tecniche
radiologiche. A differenza di altri metodi di indagine diagnostica (come la TAC
o le radiografia), la risonanza magnetica non si basa sull’emissioni di
radiazioni ionizzanti, bensì sull’utilizzo di campi magnetici; la risonanza
magnetica rientra comunque nel grande insieme delle cosiddette tecniche radiodiagnostiche. Nel corso degli ultimi sono stati fatti passi da gigante
nel processo di evoluzione tecnologica di questa interessante metodica e,
attualmente, la risonanza magnetica può senz’altro essere considerata uno degli
strumenti più importanti in campo diagnostico. Il campo di applicazione della risonanza magnetica è
estremamente vasto ed essa risulta particolarmente utile nel diagnosticare
condizioni patologiche che riguardino cervello, colonna vertebrale, addome,
pelvi, grossi vasi, articolazioni, ossa, tessuti molli ecc. Il mezzo di contrasto che la brava infermiera mi ha infuso in vena è un composto a base di una
sostanza chiamata Gadolinio (Gd). Tali mezzi di contrasto espletano la loro
azione in modo completamente diverso da quelli iodati impiegati in radiologia.
Infatti essi esaltano il contrasto tra i tessuti perché dotati di proprietà
magnetiche; per questo sono chiamati paramagnetici. Essi, dopo essere stati
somministrati per via endovenosa, si distribuiscono prima nei vasi sanguigni e
poi anche negli spazi extra-vascolari. Vengono poi eliminati dai reni ed, in
piccola parte, anche attraverso l'intestino. Le principali indicazioni
all'impiego dei mezzi di contrasto paramagnetici riguardano le malattie del
sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale), lo scheletro (tumori ed
infezioni), cuore, fegato e reni.
Trovo su Wikipedia che spesso, in campo medico, si preferisce scrivere
"risonanza magnetica" (RM) e non "risonanza magnetica
nucleare" (RMN) omettendo la specificazione "nucleare", non
indispensabile alla definizione, per evitare di generare equivoci e falsi
allarmismi, spesso associati all'aggettivo nucleare e ai rischi di
radioattività, fenomeni con i quali la RMN non ha nulla in comune. Gli unici
lati negativi di questo tipo di esame sono essenzialmente due: la sua
controindicazione per chi porta pacemaker, protesi con circuiti elettronici,
neurostimolatori e altri tipi di protesi e il fatto che le apparecchiature per
la risonanza magnetica (e la loro manutenzione) sono estremamente costose.
Gli scanner della risonanza utilizzano grandi
elettromagneti alcuni dei quali si accendono e spengono velocemente durante la
procedura di scansione. Anche se questi magneti non sono visibili il suono che
fanno può essere molto forte. I suoni prodotti dallo scanner possono variare in volume
e tono, a seconda del tipo di procedura in corso.
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