sabato 1 ottobre 2011

Vasco Rossi e il cancro

Affronto la polemica scatenata attorno a Vasco Rossi, anche noto come Vasco, Blasco, Zocca o il Komandante ( nato a Zocca (Modena) il 7 febbraio 1952), sul tema del cancro, anche se qualcuno afferma che era preferibile ignorarla. Lo faccio sia perchè  il cancro mi ha toccato personalmente, sia perchè ho avuto entrambi i genitori deceduti per cancro e sia perchè tutti ne parlano e quindi è giusto discuterne. Non riporto opinioni personali, ma solo  alcune notizie trovate in internet, compresi alcuni commenti pro e contro le affermazioni di Vasco.  Il  cantautore, autodefinitosi provoca(u)tore, nella sua carriera trentennale ha pubblicato 25 album e composto complessivamente più di 150 canzoni, nonché numerosi testi e musiche per altri interpreti. Con più di trenta milioni di copie vendute è uno dei cantautori italiani di maggior successo e fama.   

Costruisco questo post anche per coloro che non hanno il tempo per navigare in internet, in modo che si facciano un'idea della polemica,  del personaggio e della sua complicata esistenza. E' illuminante, per capire le idee di Vasco sulla famiglia e sui tre figli , anche l'articolo del Corriere del 30 agosto (per leggerlo cliccare sul link all'interno dell'articolo del 5 settembre). Per conoscere la vita di Vasco si veda la pagina web su Wikipedia (qui), o quella, più addolcita del sito ufficiale (qui).
 
Parto dall'articolo del Corriere della Sera (Redazione Online Salute), riporto alcuni commenti, inserisco un clippino (video) in cui Vasco dice che non ha il cancro e concludo con l'articolo al "vetriolo" e farcito di citazioni del giornalista di  Repubblica Francesco Merlo, pubblicato  il 08.09.2011.

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Gli oncologi contro Vasco:
«Inaccettabili le sue parole sul cancro»
Il cantante aveva dichiarato: «Se avessi avuto un tumore, non mi sarei curato. Meglio andare ai Caraibi»


Vasco: Se avessi un tumore? Non mi curerei
MILANO - Per qualche settimana non si era arrabbiato né aveva fatto arrabbiare alcuno. Ma ecco che Vasco ritorna al centro delle polemiche, dopo un'intervista rilasciata a Vanity Fair qualche giorno fa. Il rocker aveva dichiarato: «Se avessi avuto un cancro non mi sarei curato. Antidolorifici ai Caraibi, ecco quello che avrei fatto. Perché non voglio soffrire, voglio morire allegro».
I medici del settore sono scesi subito sul piede di guerra: Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia del prestigioso Istituto Nazionale Tumori di Aviano, attacca senza remore il cantante: «Le affermazioni di Vasco Rossi sono in forte contrasto con la realtà perché anche se questa potrebbe essere solo una sua considerazione personale, visto il personaggio pubblico, è un invito a molti pazienti a non essere trattati ed eventualmente guariti dalla loro malattia oncologica e senza, tra l’altro, rispetto e una parola di conforto per tutti coloro che oggi stanno affrontando questa terribile esperienza personalmente o con una persona cara e fra i quali ci sono sicuramente molti dei suoi fan».
I DATI - Tirelli espone i dati: «Ogni giorno lavorativo in Italia a circa 1.000 nostri connazionali viene fatta una diagnosi di cancro per 250.000 nuovi casi di tumore l’anno, dei quali circa 10.000 sono sotto l’età dei 40 anni. In Italia vi sono oggi 2.200.000 persone che vivono con il cancro e, di queste, circa 1.285.000 sono lungo sopravviventi, possono cioè essere considerati guariti con una spettanza di vita identica a quella della popolazione generale senza cancro. Quanto riferito pertanto da Vasco Rossi, pur rispettando la sua personale visione del problema, non si può assolutamente accettare come un eventuale consiglio a chi è affetto da una patologia oncologica.
CARAIBI? NON PER TUTTI - E il medico conclude: «Tra l’altro i Caraibi, oltre a non essere alla portata di molti pazienti, a differenza di Vasco Rossi, farebbero fatica a contenere le oltre 2.200.000 persone che oggi in Italia sono affette da tumore. Un cattivo maestro per quanto riguarda la droga e un pessimo maestro per quanto riguarda l’oncologia: questo è Vasco Rossi. Pur essendo un grande autore e un eccellente cantante. A ognuno però i propri ruoli: sconfinare dalle proprie conoscenze ed esperienze può essere dannoso per gli altri. Comunque, un augurio che la sua malattia, qualunque essa sia, guarisca con i trattamenti in atto. Anche Vasco Rossi è infatti un paziente”.
Redazione Online Salute
05 settembre 2011(ultima modifica: 06 settembre 2011 16:39)

Tre dei molti commenti all'articolo

E' ANDATO... 05.09|20:07
TALAMEN
Parli così perchè oramai hai già dato... Eppoi, Vasco, non puoi mica decidere tu quando avere il cancro...ti vedo proprio a 10 anni andare ai caraibi...

OGNUNO  05.09|20:07
briciola64
deve essere libero di fare le proprie scelte. Se vasco rossi la pensa in questo modo non vedo perche' si debba fare polemica. Gli oncologi pensano forse che i malati di cancro abbiano voglia di seguire una rock-star? Qui si parla di malattie mortali,di anni di cure dolorose ...mica di sesso,droga e rock and roll.
Vedere DVD Mike Anderson - Guarire dal Cancro


05.09|19:46
ForzaDAnimo
Invito tutti a visionare il seguente DVD: "Mike Anderson - Guarire dal Cancro - DVD - Per scegliere devi conoscere le alternative". Trailer su YouTube. Ho seguito gli interventi in TV del prof. Tirelli ai tempi caso Di Bella: Ho pensato fin da subito che mai un giorno mi sarei messo nelle mani di questo personaggio. Ricordo che disse pressapoco che che la storia del rapporto medico paziente non esiste: il medico deve curare la malattia e basta. Tipico medico agguerrito e tracotante contro tutto ciò che non sia in linea con la sua attività. Attenzione ai fiumi di denaro che stanno dietro la chemioterapia e radioterapia. Ci sono verosimilmente interessi enormi affinchè nessuna alternativa venga a galla.
x Pedcin

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Riporto due commenti da www.vascodentro.com/
Rex
Mio padre si è sottoposto a 3 anni di terapie, chemio, tour de force in Italia e non solo per andare dai cosiddetti migliori medici, cure alternative e qualsiasi cosa fosse propinata, anche in malafede a mio avviso, per non avere alcun risultato, anzi forse sprecadno tempo prezioso che avrebbe potuto passare con la famiglia.
Quindi Vasco ha detto una cosa giustissima, ognuno è libero di fare quello che vuole.
Probabilmente è quello che farei anche io

Roby_Gabri
Mio zio quando ha saputo di avere un tumore incurabile ha rifiutato ogni cura, andando contro i suoi figli. E' tornato nella sua Sicilia e ha finito, fino a che ha potuto, di costruire la Sua casa. Se n'è andato in un mese, forse con le cure sarebbe vissuto qualche settimana in più, non lo possiamo sapere...Qualcuno lo ha definito egoista, io credo che ognuno, Vasco e mio zio compresi, debba essere libero di vivere e morire come preferisce. Siamo maggiorenni per cosa? Solo per riempirci di debiti e farci rubare la vita dallo Stato? La vita è una, forse è un miracolo quando arriva ma è quasi sempre una battaglia combattuta da soli. E se uno è stanco di combattere, se nella sua vita ha fatto tutto quello che era nelle sue forze, non è un codardo. E' un uomo libero di non ritornare. 

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"Non ho il cancro" da Ansa.it
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PARLATO E ROCK CANTATO (dal sito di Francesco  Merlo)
Quanti parassiti sulle ferite di Vasco
di Francesco Merlo 
la Repubblica 08.09.2011

Come i parassiti che si installano sulla criniera di un cavallo di razza,  i rancorosi d’Italia  si sono annidati sulle ferite di Vasco Rossi. E adesso c’è pure l’ oncologo saputo che boccia scientificamente la sua terapia vacanziera – <io me andrei ai Caraibi> –  contro il cancro eventuale. E c’è il sottosegretario Giovanardi che gli rimprovera la marijuana mentre sniffa bigottismo  e spaccia demagogia politica. C’è pure il capo di un fantomatico ‘Dipartimento politiche antidroga’, che, come fosse  il Paul Nizan di Aden Arabie, gli ha indirizzato una lunghissima lettera aperta sui giovani.
Dall’altra parte anche il geniale Mogol è scivolato, per simpatia, nella solita difesa retorica del ruolo della pop star. E mentre a Venezia trionfa un film sulla vita di Vasco, c’è un candido mondo italiano, forse il più sincero e il più a rischio, che si è ammalato di vascorossite, che è la vita vissuta come un concerto, è il mal di ossa di uno stanco sessantenne karaokizzato a maledettismo, è il bollettino medico recitato come un rosario.
Tutto è cominciato all’inizio dell’estate, quando Vasco Rossi invece di cantare il malessere degli uomini fragili si è messo a spiegarlo, sulla sua pagina di Facebook innanzitutto, come fosse l’Heidegger dei ‘Sentieri interrotti’ o il Magris di ‘Lontano da dove’. E ha trattato la propria depressione e la propria ipocondria come qualità artistiche.
Pensate: l’artrosi creativa è un concetto che neppure Hegel era arrivato a immaginare come incarnazione dello spirito del tempo. E invece Vasco ha esibito i suoi ricoveri e i suoi check up all’ospedale come se avesse rivissuto la stagione all’inferno. E i tranquillanti e le pillole, e i bronco dilatori e le farmacie sono diventate diavolerie d’artista, come la foglia di cannabis che una volta mostrava nei concerti.
Povero Vasco. A 60 anni capita di star male. Ma un Rimbaud che si rivolge alla Asl è una novità anche per Zocca. E sicuramente  Simon e Garfunkel esageravano quando cantavano <I am a rock /
I am an island / and a rock feels no pain / and an island never cries  / io sono una roccia / io sono un’isola / e una roccia non sente dolore / e un’isola non piange mai>. Ma forse un po’ di ragione ce l’avevano pure , altrimenti c’è Renato Carosone con  <le palline e glicerofosfato bromotelevisionato grammi zero zero tre. A Vasco, pigliate ‘na pastiglia, siente a mme !>.
E però  da quel momento l’Italia ottusa  del <lei non sa chi sono io> o meglio del <lei non sa che competenze ho io> lo tormenta e approfitta dell’usura della sua vita spericolata  come i marinai di Baudelaire tormentavano l’albatro che, trascinato in basso al loro livello,  diventava goffo perché le sue ali di gigante gli impedivano di camminare.
E’ così anche per Vasco il cui talento diventa  un impaccio quando scende a livello della solita Italia che non discute ma abbaia, dei talk show dedicati alla vita e alla morte . Da questa estate Vasco è infatti un pretesto di intrattenimento sui  temi disperati del nostro tempo che in Italia sono materia incandescente. Il coma irreversibile, la malattia come sepolcro,  la libertà di scegliere il modo di (non) curarsi, i danni e i benefici delle droghe, e ancora vivere e disvivere, l’ alcool e le sigarette,  sono tutti problemi forti che mai vengo affrontati con la delicatezza che sarebbe necessaria, sapendo che nessuno ha l’ultima parola, neppure Vasco.
E non gli perdonano l’uso di Facebook perché non perdonano a Facebook di esistere. Facebook è il  teatro della sfrontatezza e del narcisismo di quel mondo che appunto Vasco interpreta, anche se ovviamente non lo spiega. E’ lo strumento di comunicazione dei giovani speciali aperti a tutti gli azzardi.E’ il diario degli ingenui di tutte le età che lì, su quelle pagine, mettono a nudo quel che hanno  di più importante, alcuni l’intelligenza e altri il cuore,  altri ancora le proprie  debolezze, come ha fatto appunto Vasco. E l’ingenuità  è un po’ la cifra antropologia di questa generazione, di questi ragazzi che, come il vecchio Vasco, non sono mai furbi. Vasco è come loro,  senza pelo sullo stomaco nonostante i  sessanta anni e la vita spericolata.
Di lui è affascinante la voce roca. Ed è bella la sua bruttezza. Sono armoniche le sue disarmonie vocali. Anche la pataccheria di cui si adorna è un rigorosa mancanza di gusto che lo rende poeta, un nostro piccolo Bukowski.  Ma il vascorossismo parlato, ci perdoni, sta facendo di lui una specie di Vespa del rock. Se non ci fossero i parassiti che lo sfruttano non ne ce ne occuperemmo neppure.
E invece parliamo del cancro. All’oncologo Tirelli che gli si è  clinicamente contrapposto,  ovviamente non ha nulla di scientifico da dire. Ma il cancro è un nodo grosso per tutti . E’ un po’ come la mafia per i siciliani, è lì,  la minaccia come arredo della mente, non c’è famiglia che non ne sia stata colpita …  Ciascuno ha dunque il diritto di reagire come gli pare. Avevo un amico, professore universitario, che non potendosi permettere i Caraibi, si chiuse nella sua casa di campagna con una donna più giovane, già sua studentessa, la quale inutilmente lo aveva corteggiato prima della malattia. Ognuno si sceglie la cura da sé e so di medici – molti – che  la pensano come Vasco.
Contro Giovanardi ha gioco più facile, non  perché abbia ragione sulle droghe. L’argomento è aperto ed è dibattuto in tutto il mondo. Sartre si pentì di avere scritto le sue opere sotto l’effetto di allucinogeni: pensava che gli avessero allungato la vista e accorciato la vita. In Inghilterra gli antiproibizionisti più accesi sono diventati proibizionisti e viceversa … Ma Giovanardi è un monumento di bigottismo e di speculazione politica, è quello che ha insultato il cadavere di Cucchi, quello che appena sente la parola gay mette mano alla pistola caricata a scempiaggini pesanti, è il cattolico feroce che smentisce ogni giorno Gesù…  Vasco Rossi lo batte anche senza cantare, anche senza uno di quei concerti dove è lecito insanire, dove ancora i ragazzi italiani  ‘walk on the wild side’ camminano sul lato selvaggio della strada’, come dice  Lou Reed. Speriamo di rivedere Vasco Rossi presto in un concerto, speriamo che abbandoni questo sfibrato e un po’ ridicolo rock parlato, un rock alla Calimero, pulcino canuto che si crede nero.

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