sabato 15 ottobre 2011

Cure alternative per il cancro: Vidatox


Riporto l'articolo di Paolo Baron pubblicato sul Mattino di Padova il 12 ottobre 2011 dal titolo: Vende veleno di scorpione anti-cancro: denunciato  
Padovana smaschera un cinquantenne che smerciava farmaci omeopatici cubani, senza autorizzazione


 PADOVA. Lucrare sulla disperazione altrui. Questa la professione che aveva scelto per sé G.B., 51 anni, bresciano, denunciato dalla squadra Mobile di Padova per importazione irregolare di medicinali e sul quale grava pure l’ipotesi di reato di truffa. L’uomo è stato bloccato una decina di giorni fa al casello di Padova Ovest, dove aveva dato appuntamento a una quarantenne padovana per venderle flaconi di Vidatox, un farmaco omeopatico prodotto a Cuba a base di veleno dello “scorpione azzurro”, animale che vive solamente nell’isola centramericana.
Trenta euro a flacone, questo il prezzo praticato dal piazzista lombardo, con un ricarico immorale per chi quei farmaci li acquista nella speranza guarire dal tumore. Già, perché il Vidatox è un prodotto legale a Cuba, prodotto dall’azienda farmaceutica LabioFarm e somministrato gratuitamente a tutti i cubani che ne hanno bisogno, mentre per l’acquisto agli europei serve una ricetta medica. Il prezzo praticato ai non residenti è di 3 euro per ogni flacone di 50 ml.

Gli uomini del vicequestore aggiunto Marco Calì, sono arrivati a cinquantenne bresciano grazie alla quarantenne residente in città che da tempo sta lottando contro il cancro. La donna, grazie ad un passaparola fra ammalati si era messa in contatto con l’uomo che le aveva dato appuntamento alcuni mesi fa al casello di Desenzano: in quell’occasione lo scambio fu di 10 flaconi da 50 ml in cambio di 300 euro.
Qualche mese dopo la donna ha ricontattato G.B., ma nel frattempo, navigando in internet, aveva letto di numerose persone che si lamentavano del fatto che il farmaco non aveva sortito alcun effetto.
Così, aveva approfondito la sua ricerca personale, maturando l’idea che, probabilmente, se non era caduta in una vera e propria una truffa, stava comunque acquistando un prodotto che non serviva nulla ad un prezzo come minimo 500 volte più alto rispetto a quello dichiarato dalla casa farmaceutica cubana.
Così, a fine settembre, la donna si è recata in questura chiedendo aiuto alla squadra Mobile che ha raccolto la sua querela che ha dato impulso all’indagine. Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Paola De Franceschi, sono così arrivati al venditore bresciano, che concludeva affari con uno pseudonimo. G.B., di fatto senza fissa dimora (in questo periodo alloggiava in un bed and breakfast di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova), è stato così contattato nuovamente dalla donna che gli ha dato appuntamento al casello di Padova Ovest. Appena G.B. ha tirato fuori dal bagagliaio della sua auto i flaconi gli agenti fermi nel parcheggio sono usciti allo scoperto bloccandolo. In totale la polizia ha sequestrato 47 flaconi da 5 ml, che rivenduto avrebbero fruttato circa 1.500 euro La Mobile, oltre ai flaconi, ha sequestrato anche la Fiat Brava blu e il cellulare dell’uomo, nella memoria del quale ci sarebbero decine di messaggi , inviati da persone ammalate che da tutta Italia lo contattavano per poter acquistare il Vidatox.
Stando a quanto riferito dalla questura patavina, si tratterebbe del primo sequestro nazionale del farmaco omeopatico anti cancro. L’uomo è stato denunciato e ora rischia una multa da 2.000 a 10 mila euro, ma anche di finire dietro le sbarre. “Non ho fatto nulla di male” , avrebbe detto il rappresentante illegale di farmaci, sostenendo che la sua attività era a fin di bene.
Il Vidatox è da mesi al centro di polemiche, anche perché il commercio in Italia non è stato minimamente preso in considerazione dal ministero della Sanità. Tuttavia, il passaparola fra ammalati di tumore avrebbe creato un mercato parallelo, con numerose persone che fanno la spola fra Cuba e l’Italia acquistando flaconi a pochi euro per immetterli nel mercato nero italiano.
La Finanza pugliese, nei mesi scorsi ha svolto anche un’indagine nei confronti di un imprenditore albanese che aveva aperto in albania una fabbrica per la produzione di un farmaco con lo stesso principio attivo, ma la cui attività è stata bloccata sul nascere. Nel frattempo la Mobile padovana, contatterà tutti i clienti dell’indagato.

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