Questo post, che inizia con la bellissima poesia di Angela Pasqualotto, è dedicato a chi desidera
essere informato, a chi vuole conoscere lo stadio e il grado del suo cancro, a
chi vuole conoscere a quale terapia lo stanno sottoponendo.
Il blog ha pretese solo informative,
quindi è sempre necessario ricorrere al medico specialista per curarsi. Io sono
un paziente oncologico che desidera essere informato, che preferisce sapere che
cosa gli sta accadendo, anch'io spesso, però, metto come lo struzzo la testa sotto
la sabbia per non sentire e non vedere.
Vanno, però, rispettati i pazienti che
non vogliono conoscere lo stadio della loro neoplasia.
E i familiari? Penso che i familiari preferiscano una informazione corretta e precisa, a loro si può parlare apertamente di diagnosi e prognosi. I pazienti e il
familiari informati sono sempre preferibili a quelli disinformati? L'oncologo
preferisce un paziente informato o uno "ignorante, nel senso di non
informato? Sono domande difficili, alle quali personalmente ho dato sempre una
risposta affermativa.
1) di tumore si puo' guarire ( e si guarisce molto piu' di quanto si
pensi);
2) si deve essere informati sin dall'inizio delle conseguenze anche a
lungo termine delle scelte terapeutiche, valutandone l'impatto sulla vita
personale di ciascun malato di tumore;
3) per chi non puo' guarire si sta cercando con terapie innovative di
cronicizzare la malattia, imparando a convivere con essa;
4) per chi non può bloccare l' evoluzione della malattia in senso favorevole,
si dovrà fare in modo di preservare il più possibile la dignità e le possibilità
fisiche e sociali della vita di prima.
Sono
d'accordo anche con Angela Pasqualotto,
presidente dell'Associazione Angolo sezione
di Padova. Ricordo ancora la sua commovente relazione presentata il 9 giugno 2012, il pubblico l'ha ascoltata in
silenzio e con viva partecipazione, al Convegno dal titolo Mass
media, oncologia ed etica, organizzato dal Comitato Etico dell’Istituto
Oncologico Veneto (IOV-IRCCS), presieduto da Renzo Pegoraro.
Quando leggo o sento l’aggettivo
incurabile riferito al cancro, io rabbrividisco… rabbrividisco perché
quella parola potrà essere letta o ascoltata da chi il cancro lo sta vivendo..
e sta affrontando la chemioterapia, la radioterapia.. l’intervento
chirurgico…una parola può sollevarti e darti speranza ..o ucciderti… è
vero che il cancro può essere incurabile, ma è anche vero il contrario…
Quando parliamo dobbiamo sempre
ricordarci che ciò che per noi può essere innocuo, per altri potrebbe essere
una lancia che trafigge….
Ho ripresentato nelle slide in alto anche la bellissima
poesia dal titolo: Tu sei il mio medico.
Ecco un verso che mi piace: Non togliermi mai la speranza di potercela
fare, anche se sei convinto del contrario:
la speranza può fare miracoli
proprio dove voi medici l’avete perduta.
Ogni medico, in particolare
l'oncologo, dovrebbe affiggerla nel proprio studio in modo da averla sempre
presente, chiediamo troppo?