venerdì 25 aprile 2014

I chirurghi (2)



Seligmann, il chirurgo Billroth
Può la chirurgia affascinare? Sicuramente sì! Chi sceglie questa specializzazione  medica deve avere passione, professionalità e umanità. Scrive uno studente prossimo a diplomarsi: Mi piacerebbe fare il chirurgo ma ho paura di impressionarmi alla vista del sangue. Gli rispondo: Niente paura, ho conosciuto scalotori famosi che avevano paura del vuoto, sono riusciti a vincerla. Abbiamo bisogno di bravi chirurghi.  Vi invito a guardare questo filmato del Collegio Italiano dei Chirurghi. Dopo aver scritto un post sui chirurghi, ne scrivo un altro partendo da alcuni dipinti che mostrano alcuni interventi passati alla storia. Le fonti sono: wikipedia,

http://www.amber-ambre-inclusions.info/nuova%20chirurgia.htm e
http://litmed.med.nyu.edu/Annotation?action=view&annid=10332

Comincio con Christian Albert Theodor Billroth (Bergen auf Rügen, 26.8.1829 – Abbazia (Croazia), 6.2.1894), uno dei maggiori chirurghi tedeschi. Ritenuto un pioniere della chirurgia addominale, ha legato il proprio nome a un intervento di chirurgia gastrica praticato in tutto il mondo. Dopo una lunga sperimentazione sugli animali praticò l'asportazione di parte di uno stomaco affetto da un cancro in sede pilorica, ricostruendo il transito alimentare con l'abboccamento del moncone gastrico residuo al moncone duodenale. Questo intervento di resezione gastrica seguito da gastro-duodeno-stomia è conosciuto come tecnica Billroth I. Successivamente modificò questa tecnica abboccando il moncone gastrico alla prima ansa digiunale piuttosto che al duodeno. Questa tecnica è conosciuta come resezione gastrica con gastro-digiuno-stomia o Billroth II.

martedì 22 aprile 2014

Basi Scientifiche per la definizione di Linee Guida in ambito clinico per 19 patologie oncologiche

Home page del sito
Dopo il precedente post, mi è stato chiesto di approfondire la conoscenza dell'utilissimo sito, anche per noi pazienti, da dove ho tratto le informazioni per il carcinoma gastrico. Riporto gli obiettivi che gli autori, delle Basi Scientifiche per la definizione di Linee Guida in ambito clinico per le diverse patologie oncologiche, si sono proposti. WP 6: Studio ed attività di comunicazione sulle Basi Scientifiche per la definizione di Linee Guida in ambito clinico per le diverse patologie oncologiche

lunedì 21 aprile 2014

Il ruolo del MMG per il paziente gastrectomizzato




Theodor Billroth opera nella Clinica
 Chirurgica di Vienna – A.Seligmann 1890
Analizzo, partendo dalle "Basi Scientifiche per Linee Guida in ambito clinico per le diverse patologie oncologiche" del Ministero della Salute a cura della prof.ssa Rosella Silvestrini, Coordinatore Scientifico Organizzativo, all'interno del documento riguardante il carcinoma gastrico, l'ultimo capitolo inerente il  " RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE".
Il capitolo riguardante il ruolo del Medico di Medicina Generale (16.0) affronta tre aspetti molto interessanti:
16.1 Problemi nutrizionali e dieta nel gastrectomizzato totale
16.2
Helicobacter pylori e cancro gastrico
16.3 Percorso diagnostico-terapeutico del paziente con carcinoma gastrico
Quale aiuto può dare al gastrectomizzato il Medico di Base o Medico di Famiglia o come viene chiamato ora  il Medico di Medicina Generale (MMG)? Mi auguro che i MMG facciano tesoro di questo documento e ci aiutino a migliorare la qualità di vita di noi "poveri" gastrectomizzati. Sono sempre convinto che il paziente informato sia un paziente mezzo curato e salvato, anche se a volte la conoscenza può creare ansia e depressione.
In queste Basi scientifiche, ad esempio, scopro una cosa nuova che mi ha creato un po' d'agitazione. Si afferma in maniera categorica e alla fine del paragrafo: Infine, per quanto riguarda l’importante e dibattuta relazione tra gastrectomia ed insorgenza di TBC (tubercolosi), almeno in Giappone tale associazione è stata accertata oltre ogni dubbio (17).
Tutti coloro che hanno impattato con un cancer hanno compreso appieno quanto si afferma nelle basi scientifiche per linee guida: Il trattamento della patologia oncologica è ormai così complesso da dover essere affrontato contemporaneamente da professionisti con competenze diverse. Questo fatto rende spesso accidentato il cammino del paziente, che si trova a fare da intermediario fra persone che non comunicano direttamente fra loro, quando invece dovrebbero accompagnarlo, facendolo sentire realmente al centro dell’interesse di un sistema che lavora in modo interdisciplinare e interprofessionale e che si prende in carico la sua situazione sanitaria globale.
Diventa quindi cruciale la comunicazione fra le varie componenti dell’organizzazione sanitaria tra loro ed il paziente, con una chiara esplicitazione dei vari passi che vengono intrapresi. E’ quindi necessario un percorso diagnostico-terapeutico condiviso, che faccia da traccia comune e che eviti incomprensioni e contrasti, che spesso sono alla base del trattamento non adeguato del paziente.
Condivido anche quanto si asserisce nel paragrafo dedicato a Diagnosi, staging e terapia, anche se il team delle cure primarie raramente esiste nel territorio: Una volta eseguito l’esame endoscopico e fatta quindi la diagnosi, il paziente deve essere avviato al percorso diagnostico e di staging e successivamente alla terapia più opportuna: tutto questo è ovviamente compito del gruppo interdisciplinare specialistico, di cui però è opportuno faccia parte integrante anche il team delle cure primarie. Si sta infatti sempre più affermando, anche in Italia, l’idea di un’organizzazione delle cure primarie, in cui il MMG venga affiancato da altri professionisti, soprattutto per seguire i pazienti con le patologie più impegnative: prima di tutto l’infermiere, ma, per problemi specifici, il dietista, il fisioterapista, ecc. Il team così costituito deve essere in costante contatto con la struttura specialistica ed ospedaliera, con la quale deve condividere i percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali.
Nel caso del paziente con patologia oncologica e, in particolare, con neoplasia gastrica, il team delle cure primarie deve partecipare alle varie fasi del cammino del paziente in ambiente ospedaliero, accompagnandolo ed affrontando, insieme ai colleghi specialisti, le difficoltà, i fraintendimenti e le ansie che inevitabilmente si presenteranno. In particolare, i "curanti" dovrebbero far sentire il paziente al centro della loro attenzione, offrendogli la sicurezza di un percorso condiviso, piuttosto che consigli e considerazioni diversi, che spesso provocano incertezza e sconcerto, dando il via a pericolosi e spiacevoli "viaggi della speranza".
D’altra parte, la partecipazione del team territoriale al percorso di cura è fondamentale anche in considerazione dei sempre più brevi periodi di ricovero ospedaliero: molto spesso, il paziente viene seguito dall’équipe specialistica in day hospital o mediante appuntamenti ambulatoriali, rimanendo quindi per gran parte del tempo della fase diagnostica e terapeutica al proprio domicilio ed avendo quindi come referente immediato il MMG.

sabato 19 aprile 2014

Protocollo gastrectomia totale o parziale



Immagine tratta da American Journal of Gastroenterology
Molti familiari dei pazienti che dovranno subire una gastrectomia parziale o totale per un cancer allo stomaco, chiedono spesso di conoscere quale sia il protocollo chirurgico al quale verranno sottoposti i loro cari. Nel mio caso, dopo la gastroscopia e l'esame istologico che confermava trattarsi di un cancer, adenocarcinoma gastrico, ho fatto gli esami pre-intervento prima del ricovero. Sono stato ricoverato giovedì 2 dicembre 2010 e operato il 3 dicembre.  Ero completamente all'oscuro di quello che mi avrebbero fatto, non per mia volontà ma per scelta dei medici. Penso anche che alcune decisioni chirurgiche vengano decise al momento in cui ti aprono e vedono la situazione.
Ritengo opportuno che chi desiderasse conoscere  il protocollo dell'intervento lo possa sapere, in particolare i familiari. E' opportuno che il diretto interessato conosca i particolari dell'operazione chirurgica? Sicuramente è importante rassicurarlo, facendolo sentire preso in carico dall'ospedale, indagare i suoi bisogni emozionali (paura, ansia…),  fornirgli le informazioni necessarie a placare lo stress per l’intervento.
Nell'immagine, tratta dall'American Journal of Gastroenterology, si vedono le tecniche di ricostruzione Roux-en-Y utilizzate nelle gastrectomie totali: (a) senza sacca, (b) con sacca (pouch).
Riporto, quindi,  alcuni documenti informativi trovati in internet:

mercoledì 16 aprile 2014

I chirurghi (1)



L'equipe della Chirurgia oncologica dello IOV
Dal codice di Hammurabi (XIX-XVII secolo a.C.): « Se un medico con il bisturi causa una grave ferita allo schiavo di un uomo libero e lo uccide, il medico deve sostituire lo schiavo con un altro. Se cura un uomo libero e gli causa una ferita mortale, o se ha aperto un ascesso e l'uomo libero resta cieco, gli si taglieranno le mani » Tra le specializzazioni mediche quella del chirurgo è sicuramente, a mio avviso, la più complessa e rischiosa, anche se non gli tagliano  le mani.
Per poter diventare un chirurgo generale è necessario laurearsi in Medicina e Chirurgia (6 anni in Italia, 4 negli USA dopo un corso di base), e poi ottenere la specializzazione in Chirurgia Generale (corso di 6 anni in Italia, 7 negli USA e 5 in altri paesi).
Dedico questo post ai medici chirurghi e in particolare ai chirurghi oncologi.
Devo essere grato al chirurgo geriatrico dott. Bruno Martella che mi ha "tolto" lo stomaco con professionalità. Come socio e blogger dell'Associazione "(Chiama) Informazione come cura" ho conosciuto l'equipe dell'Unità Operativa di Chirurgia Oncologica dell'Istituto Oncologico Veneto (IOV). Nella foto, il primo da sinistra è il dott. Carlo Castoro, responsabile del reparto, il primo da destra è il collaboratore dott. Matteo Cagol. Fanno parte dello staff medico anche la dott.ssa Rita Alfieri, il dott. Marco Scarpa e la dott.ssa specializzanda Alessandra Fasolo.

lunedì 14 aprile 2014

Video: "Learning from Error" (Imparare dall'errore)



Nel sito dell'Unità di Gestione del rischio dell'ASL 3 Genovese ho trovato questo interessante video dal titolo "Learning from Error" (Imparare dall'errore).
E' stato realizzato dalla National Patient Safety Agency (NPSA) - Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Servizio Sanitario Nazionale inglese) che rende disponibile a livello internazionale, attraverso l'OMS, un'analisi approfondita di un grave incidente che ha causato la morte di una paziente. Nel corso di un ciclo di chemioterapia un farmaco utilizzabile esclusivamente per via endovenosa è stato somministrato per errore per via intratecale (via di somministrazione di farmaci all'interno del liquido che circonda il midollo spinale). Questo video è stato utilizzato anche a scopo didattico per apprendere l’utilizzo dello strumento Root Cause Analysis (analisi delle cause profonde). I sottotitoli in italiano del filmato sono a cura di A. Corbella.
Guarda il video 
Il video originale è disponibile su www.who.int

giovedì 10 aprile 2014

Due patologie da curare: Il cancer e la paura della paura


 
Trovo sul sito Medicitalia.it, il primo portale di consulti online con oltre 6.548 specialisti, 326.263 utenti e 839.162 risposte (è il canale salute scelto da La Stampa.it), un quesito di una signora sul suo tumore al seno dal titolo Tumore seno her2 (3) , dubbi su terapia adiuvante (29 dicembre 2013). In particolare la signora chiede chiarimenti su due differenti trattamenti terapeutici che le sono stati proposti da due oncologi di due ospedali diversi. La pronta risposta del dott. Salvo Catania merita un attento esame perché sostiene punti di vista che si adattano ad ogni sito del genere. Sostiene il dott. Catania:
1) Complimenti per l'accuratezza e la precisione nel formulare la sua richiesta , ma purtroppo la deluderò sulla domanda principale (^___^)
a) perché non è consentito dalle linee guida esprimere valutazioni su una terapia così impegnativa a distanza; b) perché è sempre consigliabile concordare una terapia attraverso una alleanza terapeutica reale, cioè guardandosi negli occhi, e non virtuale.
2) “sbaglio io a considerare il primo troppo pesante” No. non sbaglia, ma per non prenderla in giro credo che anche l'altra non la si possa considerare certo leggerissima (^___^).
3) L'approccio tra le due terapie non è così diverso come Lei ha scritto
http://www.senosalvo.com/terapia_medica_intro.htm
Purtroppo più pareri si sentono più cresce la confusione a seconda delle diverse scuole di pensiero
.
Nella quarta raccomandazione afferma (per me, Giovanni, è una novità che i pareri debbano essere dispari, ma anche tre pareri possono essere diversi e allora siamo daccapo): All'atto pratico se fosse una mia familiare sentirei nell'ambito dell'oncologia medica un ultimo parere (sempre dispari i pareri devono essere per ovvie ragioni) e poi però con fiducia non si dovrebbe più avere dubbi o ripensamenti o sensi di colpa per non avere saputo scegliere il "meglio".
Per Lei non sarà difficile in considerazione che non vive a...Lampedusa.

Nella settima raccomandazione le consiglia: Non affronti da sola questo momento molto delicato. Oltre al cancro, che non dovrebbe esserci più, c'è una seconda malattia, la più grave, cioè LA PAURA DELLA PAURA.

mercoledì 9 aprile 2014

Meglio un tumore al colon che allo stomaco



Scrive Rosie, vicepresidente dell'Associazione "Vivere senza stomaco si può - L'esperienza e l'aiuto di chi l'ha vissuto": Su Tv Parma hanno messo in streaming il servizio sui tumori dell'apparato digerente. Cliccando nel link sotto riportato si può vedere il servizio trasmesso nella rubrica "Salute e Benessere" riguardante i "TUMORI ALL'APPARATO DIGERENTE".
http://www.tvparma.it/Video/check-up-salute-e-benessere-1/tumori-all-apparato-digerenteCheck-Up
Sono andato a visionarlo è l'ho trovato molto interessante, la durata è di 57 minuti .
Nella foto i partecipanti al dibattito, a partire da sinistra:
prof. Luigi Roncoroni, chirurgo dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, direttore della Clinica chirurgica e terapia chirurgica;
dott.  Vincenzo De Lisi Responsabile Registro tumori di Parma dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, spec. in Oncologia della Casa di cura Città di Parma;
prof. Gian Luigi de' Angelis, direttore della Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma;
dott. ssa Giulia Camozzi, psicologa.

giovedì 3 aprile 2014

Cancro: 100 malattie diverse, 10 proprietà comuni



Un interessante Peer Review sul cancro, scritta dagli scienziati Douglas Hanahan e Robert Weinberg, è apparsa nel 2000 sulla rivista Cell, dal titolo: “Hallmarks of Cancer”.
Hallmark significa “caratteristica” o meglio ancora “marchio”, quindi gli Hallmarks del cancro sono delle capacità biologiche che le cellule tumorali acquisiscono durante lo sviluppo “progressivo” che porta alla nascita del tumore. Questo lavoro conteneva 6 Hallmarks. Nel 2011 gli stessi autori in un altro articolo, nella stessa rivista, ne aggiunsero altri 2.
Una descrizione non di 8 ma di 10 hallmarks la troviamo nel bellissimo sito dell'AIRC in un interessante articolo dal titolo: Cancro: 100 malattie diverse, 10 proprietà comuni
Sottotitolo: Tutte le forme di cancro hanno almeno 10 caratteristiche comuni, i cosiddetti hallmarks (caratteristiche) del cancro: è su queste proprietà che i nostri ricercatori stanno lavorando per trovare nuove opportunità di cura.
Spiegazione della figura: Per ogni proprietà del tumore (il settore esterno dell'immagine) la ricerca risponde con una strategia terapeutica (il settore interno dell'immagine). Clicca sull'immagine (nell'articolo di AIRC) e accedi alla pagina relativa a ciascuna proprietà su cui i nostri ricercatori stanno lavorando per trovare nuove opportunità di cura.
Per le spiegazioni sulle 10 proprietà comuni clicca sui link.. Mi colpisce la proprietà dell'immortalità, cioè le cellule cancerogene che provocano il cancro e quindi anche la morte, tenderebbero a non morire a causa di un enzima la telomerasi.

mercoledì 2 aprile 2014

Veronesi: Cannabis senza pregiudizio


Raccolta della canapa nell'Ottocento
in un quadro di un pittore austriaco


Cannabis senza pregiudizio (dal blog di Umberto Veronesi)
Una sostanza naturale e poco costosa, che è giusto mettere gratuitamente a disposizione di chi ne ha bisogno per curarsi
Uso terapeutico della Cannabis, su ricetta del medico di famiglia, e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale. Il Consiglio dei ministri non ha impugnato la legge che la Regione Abruzzo ha approvato in gennaio (contrariamente allo stop dato in precedenza ad analoghe leggi delle Regioni Liguria e Veneto), e quindi adesso ci si potrà curare anche con questo rimedio, conosciuto nell’antichità da Cina e India, e di cui parla favorevolmente anche Plinio il Vecchio nella sua «Naturalis Historia».
Lo considero un grande passo avanti sul piano medico e giuridico, e anche se so che con questa affermazione mi attirerò una volta di più l’accusa di essere favorevole alle droghe, sono assolutamente tranquillo: non è ragionevole escludere un principio attivo solo perché figura nell’elenco delle sostanze da abuso. A scanso di fantasiose polemiche, è anche bene spiegare subito che non ci si curerà fumando spinelli, ma che il Thc (tetraidrocannabinolo) e il Cbd (cannabidiolo)  sono contenuti in inalatori spray e in compresse, veri e propri farmaci. Da poco prodotti anche in Italia, evitando così una costosa e complicata procedura d’importazione. (…)