A. Einstein |
Che
cos'è la vita, anzi la vita esiste? Esiste una definizione della vita?
Che differenza c'è tra un essere animato e inanimato? Sono domande che
interpellano la filosofia, la religione e la scienza. Su
scientificamerican.com del 2
dicembre 2013, nel blog del giovanissimo giornalista scientifico newyorkese Ferris Jabr, e non nella rivista come alcuni hanno scritto, è apparso un post
dal titolo"Why Life Does Not Really Exist" che cerca di rispondere a queste domande. Potete trovare la traduzione nella pagina web
"LeScienze.it", edizione italiana di "Scientific American" con
il titolo: “Perché
la vita, in realtà, non esiste”
Per approfondire si legga
anche:La vita esiste? Approfondimento di Leonetto su Critica Scientifica
Pennetta ha dedicato al post questo articolo su Critica Scientifica.
L’ultima trovata: la vita non esiste. Il mondo inondato di nichilismo e lo stupore per dio che si fa uomo, dal blog di Antonio Socci. Nella foto è riportato l'aforisma di A. Einstein: "A question that sometimes drives me hazy: am I or are the others crazy?” ( La domanda che a volte mi lascia confuso è: sono pazzo io o sono pazzi gli altri?). A Giovanni viene da rispondere: Se gli altri sono tanti, il dubbio che sia pazzo me lo debbo porre.
Malgrado secoli di discussioni, esperimenti, riflessioni e progressi scientifici, nessuna delle definizioni di "vita" proposte finora riesce a discriminare in modo netto e soddisfacente fra ciò che chiamiamo animato e ciò che consideriamo inanimato. Forse perché il vero elemento comune delle cose che definiamo vive non è una loro proprietà intrinseca, ma la nostra percezione di esse ( Ferris Jabr).
Le conclusioni del post di Ferris Jabr … Riconoscere che la vita è un concetto non deruba del suo splendore ciò che noi chiamiamo vita. Non è che non ci siano differenze sostanziali tra esseri viventi e oggetti inanimati; piuttosto, non troveremo mai una linea di demarcazione netta tra i due perché i concetti di vita e non-vita come categorie distinte sono proprio questo: concetti, non realtà. Penso che ciò che accomuna veramente le cose che definiamo vive non è una loro proprietà intrinseca, ma la nostra percezione di esse, il nostro amore per loro e, francamente, la nostra arroganza e il nostro narcisismo.
Prima abbiamo proclamato che tutto sulla Terra può essere suddiviso in due gruppi - gli animati e gli inanimati - e non è un segreto quale sia quello che riteniamo essere superiore. Poi abbiamo insistito a misurare tutte le altre forme di vita rispetto a noi stessi. Quanto più qualcosa è simile a noi - quanto più sembra muoversi, parlare, sentire, pensare – tanto più per noi è vivo. Anche se il particolare insieme di attributi che rende umano un essere umano non è chiaramente l'unico modo (e, in termini evolutivi, neppure il più efficace) per essere una “cosa vivente”.
Domande di Giovanni: Vuoi vedere che anche il mio cancer non esiste, è un concetto e non una realtà come dice Ferris Jabr? E' solo una mia percezione? Anche gli effetti collaterali della chemio sono una mera illusione? Devo cambiare prospettiva o devo andare da uno psichiatra?
Eureka, invece di andare dallo psichiatra mi affido a tre grandi pensatori: Cartesio, Kant e di nuovo Einstein.
Cartesio: « Dubium sapientiae initium » («Il dubbio è l'origine della saggezza ») e «Cogito ergo sum» (Penso dunque sono). Kant, nell'incipit alla "Critica della ragion pura", afferma: «Non c'è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con l'esperienza; da che infatti la nostra facoltà conoscitiva sarebbe altrimenti stimolata al suo esercizio, se ciò non avvenisse per mezzo degli oggetti che colpiscono i nostri sensi e, per un verso, danno origine da sé a rappresentazioni, per un altro, muovono l'attività del nostro intelletto a paragonare queste rappresentazioni, a riunirle o separarle, e ad elaborare per tal modo la materia greggia delle impressioni sensibili per giungere a quella conoscenza degli oggetti, che chiamasi esperienza? Nel tempo, dunque, nessuna conoscenza in noi precede all'esperienza, e ogni conoscenza comincia con questa.»
Einstein: Io distinguo da una parte la totalità delle esperienze sensibili, e dall'altra la totalità dei concetti e delle proposizioni che sono enunciati nei libri. I rapporti interni fra i diversi concetti e proposizioni sono di natura logica, e il compito del pensiero logico è strettamente limitato a stabilire tutte le connessioni interne fra concetti e proposizioni secondo regole ben definite, che sono appunto quelle della logica. I concetti e le proposizioni acquistano "significato", cioè "contenuto", solo attraverso la loro connessione con le esperienze sensibili. Questa connessione è puramente intuitiva, non è essa stessa di natura logica. Ciò che distingue la vuota fantasia dalla "verità" scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè questa associazione intuitiva, può essere compiuta, e null'altro.
Cartesio: « Dubium sapientiae initium » («Il dubbio è l'origine della saggezza ») e «Cogito ergo sum» (Penso dunque sono). Kant, nell'incipit alla "Critica della ragion pura", afferma: «Non c'è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con l'esperienza; da che infatti la nostra facoltà conoscitiva sarebbe altrimenti stimolata al suo esercizio, se ciò non avvenisse per mezzo degli oggetti che colpiscono i nostri sensi e, per un verso, danno origine da sé a rappresentazioni, per un altro, muovono l'attività del nostro intelletto a paragonare queste rappresentazioni, a riunirle o separarle, e ad elaborare per tal modo la materia greggia delle impressioni sensibili per giungere a quella conoscenza degli oggetti, che chiamasi esperienza? Nel tempo, dunque, nessuna conoscenza in noi precede all'esperienza, e ogni conoscenza comincia con questa.»
Einstein: Io distinguo da una parte la totalità delle esperienze sensibili, e dall'altra la totalità dei concetti e delle proposizioni che sono enunciati nei libri. I rapporti interni fra i diversi concetti e proposizioni sono di natura logica, e il compito del pensiero logico è strettamente limitato a stabilire tutte le connessioni interne fra concetti e proposizioni secondo regole ben definite, che sono appunto quelle della logica. I concetti e le proposizioni acquistano "significato", cioè "contenuto", solo attraverso la loro connessione con le esperienze sensibili. Questa connessione è puramente intuitiva, non è essa stessa di natura logica. Ciò che distingue la vuota fantasia dalla "verità" scientifica è il grado di certezza con cui questa connessione, cioè questa associazione intuitiva, può essere compiuta, e null'altro.
Mi scrive Clara: Ma tutto è animato , composto da atomi che sicuramente sono tutt'altro che inanimati , per tutto il resto ci vuole una robusta zappa e un buon pezzo di terra fertile da dissodare e lavorare per bene .
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