lunedì 30 dicembre 2013

Pensieri di un paziente oncologico dedicati a chi assiste




“Assistenza ai malati in un ospedale”
(Chiesa di San Giuliano a Savigliano)
Un amico virtuale del Forum “Vivere dopo il cancro allo stomaco si può” ha postato questa riflessione. L'ho trovata molto bella, umana, ricca di sentimenti e di emozioni; gli ho chiesto di poterla condividere anche nel mio blog, ha acconsentito.
“Sono seduto sul divano; la borsa dell’acqua calda sullo ex stomaco. La coperta di lana mi avvolge. CHE scena deprimente.
TU giri nella stanza per sgombrarla dalla grande colazione, ogni tanto mi guardi e sorridi. Fino a tre mesi fa lo facevamo insieme ed era bello prenderci in giro o cercare di fare il lavoro dell’altro. Ora, specie dopo il ciclo di chemio non posso toccare nulla che sia freddo ed il mio intestino pretende che stia al caldo, dopo mangiato.
COME stai amore, ed io a volte mentendo: BENE. Ma tu lo sai prima ancora di chiedermelo, osservi ogni mia smorfia, ogni mio sorriso.
Passano dieci minuti ed ancora: COME stai amore. In quei dieci minuti prego perché quel dolore passi e possa alzarmi per abbracciarti, senza dire nulla. Le parole non servono. Anzi sminuiscono il gesto d’amore.
Amore di marito, di compagno, di figlio, di madre, di padre, di colui che ti assiste, cambiano le figure ma non la grandezza del gesto verso di noi..
Per noi la malattia diventa una routine, si alternano momenti di tristezza e di serenità. Noi ci possiamo permettere di piangere, imprecare, piangere della nostra situazione, noi siamo gli attori di questa vicenda.
Ma chi ci assiste è uno spettatore attento ad ogni nostro mutar d’umore.
Spettatore che si trasforma in un turbine di attenzioni al minimo accenno: Hai la febbre chiamiamo subito in reparto. Ora ti preparo una camomilla. Non alzarti faccio io. Ora esco ma torno subito. Quante volte abbiamo udito queste frasi. E noi cosa facciamo per loro? Li ascoltiamo, capiamo le loro esigenze? Non è un atto di accusa è solo una riflessione, ognuno di noi saprà rispondersi al meglio.
Lavorano tutto il giorno e la sera avrebbero bisogno di riposarsi, tornano a casa con l’angoscia di sapere come stiamo, ed allora, soprattutto quando stiamo male, la sera prima che arrivi, vestiamoci, profumiamoci, sistemiamo il divano, pronti ad accoglierla. Non importa se si accorge che non stiamo bene, il messaggio è: Ben tornata, so quanto può essere pesante assistere una persona malata, sappi che sto facendo di tutto per rendere meno gravosa questa situazione.
A queste persone dedico questo pensiero.
BUON NATALE e BUON ANNO amici ed amiche, e se qualche volta avrete bisogno di piangere o sfogarvi fatelo sulla nostra spalla ci farete sentire meno inutili e capaci anche noi di poter essere d’aiuto”.

Nessun commento:

Posta un commento