venerdì 13 dicembre 2013

Prof. Giuseppe Opocher: Tumori familiari, ereditari e sporadici



Una squadra di scienziati a caccia dei segreti del Dna. Giuseppe Opocher, professore ordinario di Endocrinologia, è il responsabile dell’Unità tumori ereditari dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV). In particolare con Francesca Schiavi, Stefania Zovato e Francesca Boaretto, dà vita alla task-force che lavora sui tumori endocrini ereditari.
Dice Paolo Pietro Bianchi, direttore dell'unità di Chirurgia mini invasiva all'Istituto Europeo di Oncologia di Milano: Bisogna fare attenzione ai termini che sembrano «sinonimi». Con il termine «familiarità» si intende, infatti, un maggior rischio, all'interno di un gruppo familiare, di sviluppare una malattia. Ma non si deve confondere questo «maggior rischio», con l’«ereditarietà». Le malattie ereditarie sono quelle geneticamente trasmesse: questo significa che vi sono alcune mutazioni a livello del Dna che vengono trasmesse da uno o da entrambi i genitori alla prole secondo le leggi della genetica.
Il cancro gastrico ereditario diffuso, ad esempio, è legato a una mutazione di un gene identificato come CDH1, si manifesta prima dei cinquant’ anni ed è decisamente molto raro. In generale, tutti i tumori hanno una «familiarità»: vuole dire che alcuni gruppi familiari hanno una percentuale maggiore di sviluppare tumori di diversa origine o dello stesso organo. Peraltro, il rischio legato alla familiarità è molto basso e aumenta in base al numero di familiari affetti dalla malattia. Chi si trova a vivere questa situazione deve semplicemente fare controlli più frequenti rispetto al resto della popolazione.

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Se prendiamo ad esempio il cancro alla mammella, abbiamo che il tumore ereditario varia tra il 5-10 % caratterizzato da mutazioni genetiche che si trasmettono a discendenti (BRCA1, BRCA2, BRCAX); tumore familiare varia tra il 15-20% descrizione di casi multipli nella stessa famiglia, senza che vi sia una evidente trasmissione della malattia da una generazione alla successiva o sia riconosciuto un gene responsabile; abbiamo alla fine il tumore sporadico (70-75%), correlato a fattori ambientali in individui che non presentano familiarità, né ereditarietà.
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Ora scopro che esiste la  Sindrome di Lynch (o cancro colorettale ereditario non poliposico, o carcinosi ereditaria del colon-retto su base non poliposica, Hereditary Non-Polyposis Colon Cancer - HNPCC) (dal sito dell'AIRC).
È una forma ereditaria di tumore al colon con trasmissione dominante, il che significa che ha una probabilità del 50% di manifestarsi nei figli di chi ne è affetto. Diversamente dalla poliposi adenomatosa familiare, la predisposizione allo sviluppo della malattia non si manifesta con la comparsa di polipi, ma direttamente con lo sviluppo del cancro al colon, in genere intorno ai 45 anni di età. È questa la manifestazione principale della sindrome di Lynch I, mentre quella di tipo II, oltre al tumore al colon, comprende altre possibili neoplasie a livello dell'endometrio, dell'ovaio, dello stomaco, del tratto urinario, dei dotti biliari.

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(Dal sito del Ministero della Salute) Non esiste solo la HNPCC, ma anche la FAP e la MAP.
Esistono diverse condizioni genetiche che predispongono allo sviluppo di tumori colorettali. Le principali sono la sindrome di Lynch o cancro colorettale ereditario non associato a poliposi (Hereditary Non-Polyposis Colorectal Cancer, HNPCC) e la poliposi adenomatosa familiare (Familial Adenomatous Polyposis, FAP). La prima è dovuta a mutazioni costitutive nei geni di riparazione degli errori di appaiamento del DNA (Mismatch Repair, MMR), la seconda a mutazioni nel gene APC. Entrambe queste forme ereditarie si trasmettono in maniera autosomica dominante. Recentemente, è stata identificata una particolare forma di poliposi intestinale a trasmissione recessiva, dovuta a mutazioni del gene MUTYH e denominata poliposi adenomatosa associata a MUTYH (MUTYH-Associated Adenomatous Polyposis, MAP).
Per approfondire, clicca qui e qui 

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