Ho trovato
in internet un libricino dal titolo: Mamma voglio che tu stia bene. E' stato
scritto da Beatrice Chiodini, psicologa (Humanitas) che ha
superato con grinta l’esperienza personale di un cancro al seno.
“Mamma voglio che tu stia bene” è un libro illustrato pensato per i bambini. Descrive, attraverso gli occhi di Filippo, sette anni, la malattia della sua mamma, raccontando i cambiamenti che avvengono nella sua vita e la capacità di adattarsi alla nuova situazione, superando le paure. I bambini hanno bisogno di sapere cosa sta succedendo e a cosa andranno incontro: non è sempre facile ricordarsi di questa esigenza in un momento emotivamente difficile come quello che segue la diagnosi. Questo libro offre consigli su come affrontare con serenità
Anche quando un
bambino cade e si fa un graffio, il dolore dipende da come l’adulto lo
incoraggia ad affrontarlo. Talvolta basta soffiare sulla bua per far sparire il
dolore. “Mamma voglio che tu stia bene” è un libro illustrato pensato per i bambini. Descrive, attraverso gli occhi di Filippo, sette anni, la malattia della sua mamma, raccontando i cambiamenti che avvengono nella sua vita e la capacità di adattarsi alla nuova situazione, superando le paure. I bambini hanno bisogno di sapere cosa sta succedendo e a cosa andranno incontro: non è sempre facile ricordarsi di questa esigenza in un momento emotivamente difficile come quello che segue la diagnosi. Questo libro offre consigli su come affrontare con serenità
il momento della
comunicazione con i propri figli.
Si legge
nell'introduzione: La non-spiegazione
lascia il bambino nell’incertezza e nello spavento, che porteranno
inevitabilmente ad una condizione di angoscia e confusione, rendendo l’evento
più traumatico di quello che già è di per sé. Persino una verità infelice sarà
migliore dell’insicurezza di non sapere. Non potrete impedire ai vostri bambini
di sentirsi tristi, ma condividendo i vostri sentimenti e dando loro
informazioni, potrete sostenerli nella loro tristezza.
“Questo perché al dolore del graffio non si aggiunge la sofferenza della rappresentazione del graffio, ma la trasformazione della sofferenza in un evento piacevole di scambio con la figura protettiva” (Cyrulnik, 2002).

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