De Chirico, "Il Veggente"1914, olio su tela
New York, MoMA
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Ora, a distanza di tre anni e mezzo dall'intervento e con una recidiva epatica in cura con chemio sperimentale, trovo su Oncoinfo, il sito di Pensiero Scientifico Editore, un interessante articolo dal titolo ASCO 2014: statine e fine vita, datato 5 giugno 2014. Ho pensato: Il mio MMG ha anticipato di tre anni lo studio presentato all'ASCO. Mannaggia, è una "maga"!!!
Oncoinfo è un sito per scambiarsi informazioni rilevanti
in ambito oncologico in forma multimediale, richiamando l'attenzione sulle
tematiche che più stanno a cuore alla comunità medica in generale e oncologica
in particolare. Ecco l'articolo: Nell’ultimo anno di vita, il numero di
farmaci assunti da un paziente terminale all’incirca raddoppia. Il che comporta
per un malato assumere più di dieci diverse pillole al giorno: un grosso onere
per pazienti che spesso hanno difficoltà di deglutizione e scarso appetito. Un
ulteriore problema è che gli effetti collaterali di ogni farmaco si accumulano,
e nuovi effetti collaterali possono comparire quando più farmaci vengono
assunti insieme. Inoltre, le interazioni tra farmaci possono ridurre
l’efficacia dei singoli trattamenti. I dati di uno studio randomizzato,
finanziato dal Governo federale statunitense e presentato a Chicago,
consigliano di interrompere la terapia con statine nei pazienti con una
aspettativa di vita di meno di un anno. L’interruzione del trattamento con
statine non accorcia la sopravvivenza, e offre una serie di importanti
vantaggi, tra cui la riduzione del numero di pillole ingerite pro die,
migliorando la qualità complessiva della vita. «Molti medici sanno
empiricamente che, in prossimità della fine della vita, non è necessario
continuare i farmaci per le malattie croniche. Ma fino a oggi non avevamo
indicazioni su quali farmaci e quando farlo», sostiene l’autore dello
studio, Amy P. Abernethy (oncologo e palliativista presso il Duke University
Medical Center a Durham, Carolina del Nord). «Il nostro studio fornisce la prima prova che l’interruzione di statine
non mette a repentaglio la sicurezza e migliora la qualità della vita dei
pazienti».
Lo studio ha incluso 381 pazienti con malattie terminali
(il 49 per cento dei pazienti soffriva per un tumore) e una speranza di vita da
un mese ad un anno e che stava assumendo una statina da almeno tre mesi. Gli
effetti indesiderati più comuni delle statine sono mal di testa, disturbi del
sonno, dolori muscolari, sonnolenza e vertigini. I pazienti sono stati
randomizzati a continuare o interrompere la terapia con statine. Si è
constatato che interrompere le statine era sicuro. Pochi pazienti in entrambi i
gruppi sono andati incontro a complicanze cardiovascolari (13 nel gruppo che ha
interrotto vs 11 nel gruppo che continuava) . Il tasso di morte a 60 giorni non
era significativamente differente tra i due gruppi (20,3 per cento contro 23,8
per cento) e il gruppo che aveva cessato le statine presentava una mediana di
sopravvivenza migliore (229 giorni vs 190 giorni ). I pazienti che hanno
interrotto le statine hanno dimostrato una qualità complessiva della vita
sostanzialmente migliore (un miglioramento del 10 per cento circa su una scala
standard) e tendevano ad avere meno sintomi. Nel complesso, hanno anche assunto
meno farmaci rispetto al braccio di controllo (10.1 vs 10.8).Non è certo l’aspetto più rilevante della questione, tuttavia i ricercatori stimano un risparmio di circa 603 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, se tutte le persone con una speranza di vita di un anno o meno, simile al gruppo coinvolto in questo studio, interrompessero le statine. Resta il fatto che l’interruzione non è appropriata per ogni paziente, e la decisione va comunque presa su base individuale, paziente per paziente. (Fonte: ASCO 2014, abs #LBA9514)
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