martedì 10 giugno 2014

Un Medico di Medicina Generale "veggente"



De Chirico, "Il Veggente"1914, olio su tela
New York, MoMA
Ho scoperto che il mio Medico di Medicina Generale (MMG) è un "veggente". Dopo l'intervento di gastrectomia per un ADK allo stomaco, avvenuto il 3 dicembre 2010, mi sono recato nel suo studio per chiedere la prescrizione per effettuare degli esami del sangue. Da molti anni mi curavo per il colesterolo, trigliceridi e pressione oltre la norma. Non prendevo le statine perché mi innalzavano le transaminasi ma un'altra molecola. Guardo gli esami che mi ha prescritto e non vedo colesterolo e trigliceridi. Chiedo: perchè non li faccio più?  Mi guarda e con un sorriso, mi risponde: Giovanni!! Ho interpretato quel sorriso e quell'esclamazione come segue: Giovanni, lascia stare colesterolo e trigliceridi, pensa all'ADK!! Avrai un anno di vita, che differenza fa morire con il colesterolo alto o basso?
Ora, a distanza di tre anni e mezzo dall'intervento e con una recidiva epatica in cura con chemio sperimentale,  trovo su Oncoinfo, il sito di Pensiero Scientifico Editore, un interessante articolo dal titolo ASCO 2014: statine e fine vita, datato 5 giugno 2014. Ho pensato: Il mio MMG ha anticipato di tre anni lo studio presentato all'ASCO. Mannaggia, è una "maga"!!!

Oncoinfo è un sito per scambiarsi informazioni rilevanti in ambito oncologico in forma multimediale, richiamando l'attenzione sulle tematiche che più stanno a cuore alla comunità medica in generale e oncologica in particolare. Ecco l'articolo: Nell’ultimo anno di vita, il numero di farmaci assunti da un paziente terminale all’incirca raddoppia. Il che comporta per un malato assumere più di dieci diverse pillole al giorno: un grosso onere per pazienti che spesso hanno difficoltà di deglutizione e scarso appetito. Un ulteriore problema è che gli effetti collaterali di ogni farmaco si accumulano, e nuovi effetti collaterali possono comparire quando più farmaci vengono assunti insieme. Inoltre, le interazioni tra farmaci possono ridurre l’efficacia dei singoli trattamenti.  I dati di uno studio randomizzato, finanziato dal Governo federale statunitense e presentato a Chicago, consigliano di interrompere la terapia con statine nei pazienti con una aspettativa di vita di meno di un anno. L’interruzione del trattamento con statine non accorcia la sopravvivenza, e offre una serie di importanti vantaggi, tra cui la riduzione del numero di pillole ingerite pro die, migliorando la qualità complessiva della vita. «Molti medici sanno empiricamente che, in prossimità della fine della vita, non è necessario continuare i farmaci per le malattie croniche. Ma fino a oggi non avevamo indicazioni su quali farmaci e quando farlo», sostiene l’autore dello studio, Amy P. Abernethy (oncologo e palliativista presso il Duke University Medical Center a Durham, Carolina del Nord). «Il nostro studio fornisce la prima prova che l’interruzione di statine non mette a repentaglio la sicurezza e migliora la qualità della vita dei pazienti».
Lo studio ha incluso 381 pazienti con malattie terminali (il 49 per cento dei pazienti soffriva per un tumore) e una speranza di vita da un mese ad un anno e che stava assumendo una statina da almeno tre mesi. Gli effetti indesiderati più comuni delle statine sono mal di testa, disturbi del sonno, dolori muscolari, sonnolenza e vertigini. I pazienti sono stati randomizzati a continuare o interrompere la terapia con statine.  Si è constatato che interrompere le statine era sicuro. Pochi pazienti in entrambi i gruppi sono andati incontro a complicanze cardiovascolari (13 nel gruppo che ha interrotto vs 11 nel gruppo che continuava) . Il tasso di morte a 60 giorni non era significativamente differente tra i due gruppi (20,3 per cento contro 23,8 per cento) e il gruppo che aveva cessato le statine presentava una mediana di sopravvivenza migliore (229 giorni vs 190 giorni ).  I pazienti che hanno interrotto le statine hanno dimostrato una qualità complessiva della vita sostanzialmente migliore (un miglioramento del 10 per cento circa su una scala standard) e tendevano ad avere meno sintomi. Nel complesso, hanno anche assunto meno farmaci rispetto al braccio di controllo (10.1 vs 10.8).
Non è certo l’aspetto più rilevante della questione, tuttavia i ricercatori stimano un risparmio di circa 603 milioni di dollari nei soli Stati Uniti, se tutte le persone con una speranza di vita di un anno o meno, simile al gruppo coinvolto in questo studio, interrompessero le statine. Resta il fatto che l’interruzione non è appropriata per ogni paziente, e la decisione va comunque presa su base individuale, paziente per paziente. (Fonte: ASCO 2014, abs #LBA9514)

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