Asco 2014 |
L'ASCO Annual Meeting con oltre 30.000 partecipanti è uno
dei più grandi eventi didattici e scientifici per la comunità oncologica. L'evento articolato in cinque giorni è l'occasione, per
medici e scienziati, per presentare i risultati della ricerca a un pubblico
globale di professionisti dell'oncologia. I risultati degli studi clinici e gli
aggiornamenti presentati al Meeting annuale ASCO danno la misura dei progressi
compiuti ogni anno nella lotta contro il cancro . Il Meeting, che dura 5 giorni,
fornisce l'occasione per medici e scienziati per
presentare i risultati della ricerca a un pubblico mondiale di professionisti
dell'oncologia. I risultati degli studi clinici e gli aggiornamenti presentati
al Meeting annuale ASCO, descrivono i progressi compiuti ogni anno nella lotta
contro il cancro. Il 50° ASCO Meeting si è svolto a Chicago
(Illinois) dal 30 maggio-al 3 giugno, 2014. Copio e incollo dalla rubrica Medicina
e Scienza del Sole24Ore del 2 giugno l'articolo dal titolo: "Oncologia:
50° Congresso Asco su ricerca e sostenibilità".
In Europa il cancro costa 126 miliardi di euro, in Italia
a circa 16: basterebbero campagne di prevenzione oncologica mirata per riuscire
a risparmiare in 5 anni 50 miliardi, di cui 5 solo nel nostro Paese: il dato è
emerso nel corso del 50° Congresso dell'American
Society of Clinical Oncology (Asco), il più importante appuntamento mondiale di
oncologia in corso a Chicago fino al 3 giugno, con oltre 30mila specialisti.dott.ssa Stefania Gori |
Sotto la lente degli esperti il problema della
sostenibilità dei sistemi sanitari che coinvolge tutti i Paesi: nel 2012, le
nuove diagnosi nel Vecchio Continente sono state 3 milioni 450mila, con
1milione 750mila decessi, pari a 3 al minuto; il tumore più costoso è quello al
polmone, costa 18.8 miliardi l'anno, seguito dal tumore al seno (15 miliardi),
del colon-retto (13.1 miliardi) e della prostata (8.43 miliardi). E' a partire
da questi dati che 'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha
lanciato un appello al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché i sei
mesi di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea diventino il
"semestre della prevenzione contro il cancro" basato su iniziative
concrete.
Aiom: serve un patto sull'appropriatezza. «Lo
scenario è chiaro - dice Stefano Cascinu, presidente Aiom - Nei prossimi anni
il carico dell'assistenza sanitaria e sociale in campo oncologico diventerà più
pesante: nel 2013 i pazienti con storia di cancro erano 2 milioni 800 mila, nel
2020 saranno circa 4 milioni 500 mila. Per rispondere alle loro richieste di
salute, serve un patto sull'appropriatezza prescrittiva che riunisca tutti gli
attori coinvolti: l'accademia, i clinici, gli enti regolatori, l'industria
farmaceutica e i pazienti». «L'approvazione di una nuova molecola e la
definizione del prezzo devono avvenire in funzione del risultato ottenuto -
prosegue Cascinu - oggi l'Ema valuta solo il beneficio clinico della terapia,
cioè la esamina in termini di efficacia mentre sono gli enti regolatori
nazionali a fissarne il prezzo e la rimborsabilità. In realtà, solo un'Autorità
centrale unica dovrebbe definire sia il beneficio che il prezzo. Sappiamo che i
sistemi sanitari dei diversi Paesi Ue sono diversi, ma serve più omogeneità: se
vogliamo diventare una vera Unione dobbiamo condividere principi comuni, anche
nella sanità».
Tra le criticità segnalate dall'Aiom anche quella delle
reti oncologiche regionali, previste dal Piano oncologico nazionale e realizzate
per ora solo in Lombardia, Piemonte/Valle d'Aosta, Toscana e Provincia autonoma
di Trento: «Sono fondamentali, perché garantiscono equità di accesso ai farmaci
e garanzia di ricevere le cure migliori indipendentemente dalla propria
residenza - dice Cascinu - ma è necessario definire requisiti minimi che
garantiscano network omogenei sul territorio nazionale: ogni struttura della
rete dovrebbe essere in grado di garantire standard assistenziali adeguati alla
gestione della maggioranza dei casi. Solo i pazienti con particolari
complessità vanno indirizzati all'ospedale di riferimento regionale per
patologia».
I progressi della ricerca. A confermare che la
ricerca ha fatto enormi progressi e che la prevenzione è in grado di
valorizzare ulteriormente sfruttandone al massimo le potenzialità è il segretario
Aiom, Stefania Gori: «Grazie alle
conoscenze biologiche acquisite nel corso degli anni e ai nuovi trattamenti, la
storia naturale di alcune patologie oncologiche è radicalmente cambiata -
spiega. - Basti pensare a due neoplasie a forte incidenza come quelle del colon
retto e del seno: non solo riusciamo a individuarle con lo screening in fase
precoce e a guarirle grazie a terapie innovative, ma anche la sopravvivenza
nella fase metastatica è migliorata in modo significativo per effetto di
trattamenti sempre più efficaci. Nel colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9
mesi agli attuali 30-36 e, nel tumore al seno, l'effetto combinato di screening
e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%».
Tumore gastrico. Sotto la lente all'Asco anche i
progressi mondiali sul fronte dei trattamenti. Tra le novità di maggior
rilievo, i risultati clinici degli studi su ramucirumab che hanno portato la
Food and Drug Administration, lo scorso 21 aprile, ad approvare con procedura
prioritaria ramucirumab (Lilly) per la monoterapia del tumore gastrico avanzato
in progressione dopo chemioterapia iniziale, dopo anni in cui non sono state
registrate significative novità per questa forma di malattia. Il tumore
gastrico è il quarto tumore in termini di incidenza e il secondo per mortalità
a livello mondiale: origina nel rivestimento interno dello stomaco, ha uno
sviluppo lento, di solito nell'arco di diversi anni, e spesso non viene
scoperto subito. Ramucirumab è il primo anti tumorale antiangiogenico approvato
specificatamente per la terapia di seconda linea del tumore gastrico e si
differenzia dagli altri farmaci della sua classe perché agisce con un nuovo
meccanismo d'azione: è un farmaco intelligente", che inibisce in maniera
diretta l'angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni che
apportano sangue alle cellule tumorali, interagendo in maniera specifica con il
il recettore di tipo 2 del fattore di crescita dell'endotelio vascolare (Vegf)
e inibendo la segnalazione a valle coinvolta nella formazione e nel
mantenimento del sistema vascolare che alimenta il tumore. L'approvazione FDA
di ramucirumab è stata ottenuta con procedura prioritaria grazie ai risultati
dello studio di Fase III Regard che ha randomizzato un totale di 355 pazienti
in 29 Paesi.
Carcinoma mammario. Tra le patologie oncologiche sotto la lente al Congresso Asco anche il carcinoma mammario, con la presentazione dello studio "tnAcity" di fase II/III, che coinvolge centri
europei e americani è
che valuterà i profili di efficacia e sicurezza di due regimi di combinazione
di nab-paclitaxel (con gemcitabina o carboplatino) come trattamento di prima
linea per il carcinoma mammario metastatico triplo-negativo, utilizzando
gemcitabina e carboplatino come controllo. Centro coordinatore per l'Italia
l'Oncologia Medica dell'Istituto Oncologico Veneto (Iov) di Padova, diretta da
Pierfranco Conte: «L'obiettivo - spiega - Questo studio ha l'obiettivo di
valutare lefficacia del trattamento, in prima linea, in una delle forme più
difficili da trattare, quella ‘triplo-negativa'". Nella fase II dello
studio, i ricercatori statunitensi ed europei valuteranno 240 pazienti.
Obiettivo primario della fase II è identificare il braccio di combinazione con
nab-paclitaxel che dovrà essere valutato nella fase III, in cui saranno
randomizzate 550 pazienti. Endpoint primario dello studio tnAcity è la
sopravvivenza libera da progressione, mentre endpoint secondari sono il tasso
di risposta obiettiva, la sopravvivenza globale, il tasso di controllo della
malattia, la durata della risposta e la sicurezza. Saranno inoltre condotte
analisi dei biomarcatori e delle cellule tumorali circolanti».
Carcinoma mammario. Tra le patologie oncologiche sotto la lente al Congresso Asco anche il carcinoma mammario, con la presentazione dello studio "tnAcity" di fase II/III, che coinvolge centri
Pierfranco Conte (IOV) |
Melanoma. Presentati anche da Bristol Myers Squibb
I risultati di uno studio di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, che
dimostrano che ipilimumab alla dose di 10 mg/kg (475 pazienti) ha
significativamente migliorato la sopravvivenza libera da recidiva (RFS, durata dell'intervallo
di tempo prima della recidiva o della morte) rispetto al placebo (476 pazienti)
in pazienti con melanoma in stadio 3 ad alto rischio di recidiva dopo resezione
chirurgica completa, come terapia adiuvante. Lo stadio 3 contraddistingue il
melanoma che ha raggiunto i linfonodi regionali ma non si è ancora diffuso ai
linfonodi distanti o ad altre parti del corpo (metastasi) e richiede resezione
chirurgica del tumore primario e dei linfonodi coinvolti. Alcuni pazienti
possono anche essere trattati con terapia adiuvante, sebbene le opzioni di
trattamento adiuvante siano molto limitate. Malgrado l'intervento chirurgico e
il possibile trattamento adiuvante, la maggior parte dei pazienti manifesta
recidiva e progredisce alla malattia metastatica. Entro cinque anni, la
maggioranza dei pazienti in stadio 3B e 3C (rispettivamente il 68 e 89%) e un
terzo di quelli in stadio 3A (37%) manifestano recidiva della malattia. A tre
anni, il 46.5% dei pazienti trattati con ipilimumab era libero da recidiva
rispetto al 34.8% dei pazienti con placebo. «Lo standard di cura per questo
tipo di pazienti è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi 20 anni» - ha
spiegato Eggermont, direttore generale del Cancer Institute Gustave Roussy di
Villejuif (Francia), primo autore dello studio- «Questi risultati sono
significativi non solo perché ipilimumab è il primo inibitore di ‘checkpoint'
immunitario a dimostrare un miglioramento nella sopravvivenza libera da
recidiva in questo stadio più precoce di trattamento, ma anche perché si è
osservato questo beneficio in tutti i sottogruppi di pazienti, inclusi quelli
ad alto rischio di recidiva».
Mesotelioma. Ricerca italiana in primo piano a Chicago,
infine, con i risultati di uno studio clinico sul mesotelioma, unico al mondo,
effettuato a Siena, dall'Immunoterapia Oncologica dell'Aou Senese, diretta dal
dottor Michele Maio. Si tratta del secondo studio condotto su questa patologia
causata dall'esposizione all'amianto e che ha colpito e continua a interessare
molti lavoratori. Con un particolare agente terapeutico, il tremelimumab,
somministrato a uno specifico gruppo di pazienti con dosi differenti rispetto
al primo studio clinico, già pubblicato dal gruppo del dottor Maio su Lancet
Oncology nel 2013. «I risultati sono più che positivi – spiega Maio – perchè il
controllo e la stabilità della malattia sono passati dal 30% del primo studio,
che abbiamo condotto tra il 2009 e il 2011, a circa il 50% dello studio
effettuato tra il 2012 e il 2013». Anche in questo secondo studio i pazienti su
cui è stata condotta la sperimentazione sono 29 e tutti con mesotelioma già
trattato, con fallimento della chemioterapia. «L'arruolamento dei pazienti –
aggiunge l'oncologa Luana Calabrò che ha coordinato lo studio – si è concluso a
luglio del 2013 e, grazie agli ottimi risultati ottenuti, si è già aperto un
terzo studio, di tipo registrativo ed internazionale». Lo studio è stato
condotto a Siena su pazienti provenienti da tutta Italia ed è stato reso
possibile anche grazie al supporto dell'Arc – Associazione Italiana Ricerca sul
Cancro e dell'Itt – Istituto Toscano Tumori della Regione Toscana. «Grazie ai
risultati ottenuti a Siena – conclude Maio – l'azienda proprietaria di questo
nuovo agente terapeutico ha investito ingenti risorse per sperimentare il nuovo
farmaco su 580 pazienti che saranno trattati in circa 180 centri in tutto il
mondo.
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