lunedì 20 ottobre 2014

Profilo etico-deontologico di un chirurgo oncologo toracico



Trovo nel sito del dott. Filippo de Marinis questo impegnativo profilo che contiene importanti affermazioni di principi e valori. Andrebbe però aggiornato a partire da novembre 2013, data dalla quale il dott. de Marinis è diventato  Direttore dell'Unità di Oncologia Toracica deI prestigioso Istituto Europeo di Oncologia (IEO).
Ricordo che lo IEO è una Società a Responsabilità Limitata con importanti azionisti.
Indirizzo: Istituto Europeo di Oncologia - IEO, Via Ripamonti 435, 20141, Milano
Telefono: +39 02 5748 9440; Fax: +39 02 9437 9235
E-mail: demarinis.filippo@virgilio.it; filippo.demarinis@ieo.it
Data di nascita: 24/04/1952
Mi sono permesso di sottilineare le parti del profilo che ritengo più significative.

Vi sono alcuni punti cardine del mio essere medico ed oncologo polmonare che mi piace riassumere ritenendo che qualifichino la mia “mission” professionale per chi mi voglia conoscere anche come persona.
Ho iniziato il mio tirocinio pre-laurea nell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini nel 1977 (allora si chiamava Ente Ospedaliero Monteverde e comprendeva anche l’Ospedale Spallanzani) dove nel 1980 sono stato assunto come Assistente pneumologo e dove ancora oggi esercito come Primario di una unità di Pneumologia Oncologica. Non ho quindi mai cambiato Ospedale da oltre 30 anni e ritengo che questo non solo sia un segno di “appartenenza” ma anche di “soddisfazione”.
La mia formazione è stata esclusivamente rivolta allo studio ed alla conoscenza delle malattie tumorali respiratorie e per questo ho conseguito una duplice Specializzazione (Malattie Polmonari ed Oncologia Medica) ritenendo questo un “plus” non solo per me ma anche per i miei malati. Presto da sempre la mia attività professionale in esclusiva per il “mio” Ospedale perché sono un profondo sostenitore del SSN almeno fino a quando questo esisterà. Non lavoro quindi in case di cura private il pomeriggio, favorendo in questo modo un soggetto competitore per il “mio” Ospedale. Lavoro in questo modo per la organizzazione ed il funzionamento ottimale del mio reparto in assenza di altri interessi disturbanti, pur nelle disposizioni impostemi dalla realtà Regionale ed Aziendale.Ritengo che in Oncologia, specie quella polmonare, fare Ricerca clinica sia fondamentale non solo per il livello di aggiornamento mio e dei miei collaboratori, ma soprattutto per i miei pazienti che hanno la possibilità di sfruttare subito le opportunità concesse dal Progresso medico anche se condizionati dalle regole imposte dalla Ricerca stessa. Ricerca clinica non significa “usare” i malati ma offrire delle possibilità aggiuntive di tipo terapeutico, negate nei reparti e negli ospedali che utilizzano solo farmaci in commercio. Fare Ricerca clinica significa maggiore garanzie, attenzioni, controlli, maggiore dialogo ed etica per il malato indipendentemente dal successo delle terapie. La Ricerca clinica, lo studio clinico, il protocollo a cui si partecipa, viene “controllata” numerose volte e da numerosi soggetti ed Istituzioni con maggiore sicurezza per il malato ed i suoi familiari rispetto alle terapie “standard” molto meno affidabili non nei loro risultati naturalmente ma nella loro applicazione clinica da parte dell’oncologo.
Nel rapporto con il malato credo nella parola, nel dialogo, nel rapporto umano, nel pensiero libero, nella “relazione” umana fra due “persone” a differente ruolo e specificità ma assolutamente paritario. Detesto l’onnipotenza del medico che si poggia per lo più sul bisogno, sul dubbio, sulla paura, sulla ignoranza, sulla angoscia del suo interlocutore e che di tutto ciò si alimenta negativamente. Cerco di offrire ai malati la possibilità, in ogni momento, di potere sperare e credere nel domani, ma fuori dai miti e dalle illusioni, a persone che pur deboli, fragili, impaurite, non devono perdere la loro dignità ed il loro pensiero di uomini. Non ho mai detto “..non si preoccupi..” ad alcun mio malato ritenendola una affermazione falsa e mistificante oltre che lesiva per la sua intelligenza. Non ho mai detto “….non c’è più niente da fare….” ad alcun mio malato e credo fortemente che la speranza per il domani si basi su decisioni concrete che riguardano l’oggi e che si possono e si devono sempre mettere in atto. Non credo tanto in Oncologia nella “cura” ma nella “presa in carico globale”: il paziente ed il suo familiare hanno necessità di un riferimento unico che si possa veramente occupare di tutto invece che inseguire e cercare persone, macchinari, consulenze… Una struttura ospedaliera basata sulla gestione specialistica, sulla quella della Emergenza, sulla possibilità del posto-letto, sul Day-Hospital, l’ambulatorio, la organizzazione della presa in carico domiciliare, e soprattutto sulla unicità del rapporto con il medico (ogni paziente ha come referente sempre lo stesso medico), rappresenta nell’attuale panorama regionale un valore aggiunto rispetto alla cosiddetta “erogazione di prestazioni”…Questa è la struttura ospedaliera nella quale lavoro.
Ritengo i familiari non un disturbo nel rapporto con il malato ma una parte integrante del sostegno globale al loro congiunto, purchè siano condivise con il medico conoscenze, volontà, obiettivi e speranze. Le “negazioni” o le “illusioni” dei familiari, non “proteggono” il malato ma ne offendono ulteriormente la dignità di persona. Al tempo stesso, ritenendo che tutti abbiano i loro tempi e le loro modalità di reagire ad eventi drammatici come può essere una diagnosi di tumore polmonare, cerco di lavorare per una comprensione degli eventi che stimolino nei familiari delle reazioni di reale aiuto per il loro congiunto in difficoltà.

Sul lavoro credo nei giovani e nella delega condivisa. Nel mio reparto, da quando nel 2000 sono diventato Primario, lavorano molti giovani specialisti (purtroppo ancora “precari” ) perché credo che i loro obbiettivi ed il loro modo di fare siano di stimolo a tutta la attività del reparto e che questo favorisca l’abbattimento della “soggezione” fra il malato ed il medico a tutto vantaggio per il primo. La delega permette a chi lavora con me di ricevere soddisfazione dalla sua autonomia che è il frutto però di discussione e condivisione decisionale continua che evita la cosiddetta verifica. Ogni giorno infatti abbiamo meeting di reparto per concordare e decidere sugli iter diagnostici e terapeutici sia per i pazienti degenti che in trattamento di day-hospital o ambulatoriale. Per concludere ritengo di mettere impegno nel mio lavoro ma soprattutto passione e questo si riflette nel mio essere percepito. Ho faticosamente appreso che non si può piacere a tutti perché le diversità nella vita sono tante, fin troppe, ma è anche vero che non apprezzando il monopolio ed i monopolisti sono un assertore della libera scelta soprattutto quando questa possa essere veramente libera...

Socio fondatore nel 2007 e primo Presidente per 5 anni  di AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Toracica). Nel mio mandato la Associazione ha conquistato un posto di rilevanza nella comunità scientifica oncologica italiana, europea e Internazionale riguardo a una patologia che non trovava adeguata visibilità  nel contesto oncologico generalista.  A livello italiano, 300 iscritti, un sito web, un centinaio di corsi di aggiornamento, una Scuola di Oncologia Toracica con una sede permanente e decine di corsi residenziali, aggiornamento e FAD online, report congressuali, un gruppo giovani, Linee guida on line e in cartaceo e tante altre attività costituiscono il risultato del primo quinquennio. A livello europeo, l’accordo con Elsevier perché  Lung Cancer diventasse la rivista di AIOT, e l’ingresso nel board of directors  per fondare ETOP (European Thoracic Oncology Platform), hanno caratterizzato la attività di AIOT. A livello internazionale l’organizzazione   di CIOT la Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica con una faculty internazionale, in lingua inglese,  con un meeting biennale ha rappresentato per l’Italia la novità che non c’era. AIOT ha innovato la comunicazione e l’aggiornamento scientifico e risulta ora un punto di riferimento imprescindibile nella comunità scientifica italiana.

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