Ricordo che lo IEO è una Società a Responsabilità Limitata con importanti azionisti.
Indirizzo: Istituto Europeo di Oncologia - IEO, Via Ripamonti 435, 20141, Milano
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Data di nascita: 24/04/1952
Mi sono permesso di sottilineare le parti del profilo che ritengo più significative.
Vi sono alcuni punti
cardine del mio essere medico ed oncologo polmonare che mi piace riassumere
ritenendo che qualifichino la mia “mission” professionale per chi mi voglia
conoscere anche come persona.
Ho iniziato il mio tirocinio pre-laurea nell’Azienda
Ospedaliera San Camillo-Forlanini nel 1977 (allora si chiamava Ente Ospedaliero
Monteverde e comprendeva anche l’Ospedale Spallanzani) dove nel 1980 sono stato
assunto come Assistente pneumologo e dove ancora oggi esercito come Primario di
una unità di Pneumologia Oncologica. Non ho quindi mai cambiato Ospedale da
oltre 30 anni e ritengo che questo non solo sia un segno di “appartenenza” ma
anche di “soddisfazione”. La mia formazione è stata esclusivamente rivolta allo studio ed alla conoscenza delle malattie tumorali respiratorie e per questo ho conseguito una duplice Specializzazione (Malattie Polmonari ed Oncologia Medica) ritenendo questo un “plus” non solo per me ma anche per i miei malati. Presto da sempre la mia attività professionale in esclusiva per il “mio” Ospedale perché sono un profondo sostenitore del SSN almeno fino a quando questo esisterà. Non lavoro quindi in case di cura private il pomeriggio, favorendo in questo modo un soggetto competitore per il “mio” Ospedale. Lavoro in questo modo per la organizzazione ed il funzionamento ottimale del mio reparto in assenza di altri interessi disturbanti, pur nelle disposizioni impostemi dalla realtà Regionale ed Aziendale.Ritengo che in Oncologia, specie quella polmonare, fare Ricerca clinica sia fondamentale non solo per il livello di aggiornamento mio e dei miei collaboratori, ma soprattutto per i miei pazienti che hanno la possibilità di sfruttare subito le opportunità concesse dal Progresso medico anche se condizionati dalle regole imposte dalla Ricerca stessa. Ricerca clinica non significa “usare” i malati ma offrire delle possibilità aggiuntive di tipo terapeutico, negate nei reparti e negli ospedali che utilizzano solo farmaci in commercio. Fare Ricerca clinica significa maggiore garanzie, attenzioni, controlli, maggiore dialogo ed etica per il malato indipendentemente dal successo delle terapie. La Ricerca clinica, lo studio clinico, il protocollo a cui si partecipa, viene “controllata” numerose volte e da numerosi soggetti ed Istituzioni con maggiore sicurezza per il malato ed i suoi familiari rispetto alle terapie “standard” molto meno affidabili non nei loro risultati naturalmente ma nella loro applicazione clinica da parte dell’oncologo.
Nel rapporto con il malato credo nella parola, nel dialogo, nel rapporto umano, nel pensiero libero, nella “relazione” umana fra due “persone” a differente ruolo e specificità ma assolutamente paritario. Detesto l’onnipotenza del medico che si poggia per lo più sul bisogno, sul dubbio, sulla paura, sulla ignoranza, sulla angoscia del suo interlocutore e che di tutto ciò si alimenta negativamente. Cerco di offrire ai malati la possibilità, in ogni momento, di potere sperare e credere nel domani, ma fuori dai miti e dalle illusioni, a persone che pur deboli, fragili, impaurite, non devono perdere la loro dignità ed il loro pensiero di uomini. Non ho mai detto “..non si preoccupi..” ad alcun mio malato ritenendola una affermazione falsa e mistificante oltre che lesiva per la sua intelligenza. Non ho mai detto “….non c’è più niente da fare….” ad alcun mio malato e credo fortemente che la speranza per il domani si basi su decisioni concrete che riguardano l’oggi e che si possono e si devono sempre mettere in atto. Non credo tanto in Oncologia nella “cura” ma nella “presa in carico globale”: il paziente ed il suo familiare hanno necessità di un riferimento unico che si possa veramente occupare di tutto invece che inseguire e cercare persone, macchinari, consulenze… Una struttura ospedaliera basata sulla gestione specialistica, sulla quella della Emergenza, sulla possibilità del posto-letto, sul Day-Hospital, l’ambulatorio, la organizzazione della presa in carico domiciliare, e soprattutto sulla unicità del rapporto con il medico (ogni paziente ha come referente sempre lo stesso medico), rappresenta nell’attuale panorama regionale un valore aggiunto rispetto alla cosiddetta “erogazione di prestazioni”…Questa è la struttura ospedaliera nella quale lavoro.
Ritengo i familiari non un disturbo nel rapporto con il malato ma una parte integrante del sostegno globale al loro congiunto, purchè siano condivise con il medico conoscenze, volontà, obiettivi e speranze. Le “negazioni” o le “illusioni” dei familiari, non “proteggono” il malato ma ne offendono ulteriormente la dignità di persona. Al tempo stesso, ritenendo che tutti abbiano i loro tempi e le loro modalità di reagire ad eventi drammatici come può essere una diagnosi di tumore polmonare, cerco di lavorare per una comprensione degli eventi che stimolino nei familiari delle reazioni di reale aiuto per il loro congiunto in difficoltà.
Sul lavoro credo nei giovani e nella delega condivisa.
Nel mio reparto, da quando nel 2000 sono diventato Primario, lavorano molti
giovani specialisti (purtroppo ancora “precari” ) perché credo che i loro
obbiettivi ed il loro modo di fare siano di stimolo a tutta la attività del
reparto e che questo favorisca l’abbattimento della “soggezione” fra il malato
ed il medico a tutto vantaggio per il primo. La delega permette a chi lavora
con me di ricevere soddisfazione dalla sua autonomia che è il frutto però di
discussione e condivisione decisionale continua che evita la cosiddetta
verifica. Ogni giorno infatti abbiamo meeting di reparto per concordare e
decidere sugli iter diagnostici e terapeutici sia per i pazienti degenti che in
trattamento di day-hospital o ambulatoriale. Per concludere ritengo di mettere
impegno nel mio lavoro ma soprattutto passione e questo si riflette nel mio
essere percepito. Ho faticosamente appreso che non si può piacere a tutti
perché le diversità nella vita sono tante, fin troppe, ma è anche vero che non
apprezzando il monopolio ed i monopolisti sono un assertore della libera scelta
soprattutto quando questa possa essere veramente libera...
Socio fondatore nel 2007 e primo Presidente per 5 anni
di AIOT (Associazione Italiana di Oncologia Toracica). Nel mio mandato la
Associazione ha conquistato un posto di rilevanza nella comunità scientifica
oncologica italiana, europea e Internazionale riguardo a una patologia che non
trovava adeguata visibilità nel contesto oncologico generalista. A
livello italiano, 300 iscritti, un sito web, un centinaio di corsi di
aggiornamento, una Scuola di Oncologia Toracica con una sede permanente e
decine di corsi residenziali, aggiornamento e FAD online, report congressuali,
un gruppo giovani, Linee guida on line e in cartaceo e tante altre attività
costituiscono il risultato del primo quinquennio. A livello europeo, l’accordo
con Elsevier perché Lung Cancer diventasse la rivista di AIOT, e
l’ingresso nel board of directors per fondare ETOP (European Thoracic
Oncology Platform), hanno caratterizzato la attività di AIOT. A livello
internazionale l’organizzazione di CIOT la Conferenza
Internazionale di Oncologia Toracica con una faculty internazionale, in lingua
inglese, con un meeting biennale ha rappresentato per l’Italia la novità
che non c’era. AIOT ha innovato la comunicazione e l’aggiornamento scientifico
e risulta ora un punto di riferimento imprescindibile nella comunità scientifica
italiana.
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