sabato 11 ottobre 2014

Aumentano i casi di decessi legati all'uso di analgesici e ansiolitici (BMJ)

Trovo su italiasalute.it
Aumentano i casi di decessi legati all'uso di analgesici e ansiolitici
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Morire per overdose non è un rischio solo per chi si droga, ma anche per chi semplicemente assume un farmaco analgesico. Le stime diffuse dai Centers for Disease Control americani segnalano l'impennata di morti dovute proprio all'utilizzo di farmaci analgesici come hydrocodone, morfina e ossicodone.
Questi medicinali avrebbero causato circa 3mila morti non intenzionali nel 1999, ma addirittura 12mila nel 2011. Il trend è costantemente in crescita se si eccettua il 2006, segno evidente che aumenta anche la tendenza alla prescrizione facile da parte dei medici.
Il rapporto presentato dall'agenzia statunitense parla di un tasso di mortalità per overdose di antidolorifici aumentato di circa il 18 per cento negli ultimi anni.
Ma il problema è comune anche ad altri farmaci, come i sedativi a base di benzodiazepine, prescritti di solito per combattere ansia, insonnia e convulsioni. Questa classe di medicinali ha causato il 31 per cento dei decessi attribuibili a overdose di farmaci, con un aumento medio del 14 per cento ogni anno.
Per arginare il fenomeno è necessario che i medici prescrivano i farmaci con maggior cautela. Mentre vengono utilizzati con molta facilità per controllare dolori passeggeri, i farmaci in questione dovrebbero essere usati con parsimonia e soprattutto nei giorni successivi a un intervento chirurgico o per le cure palliative in caso di cancro.
Uno studio condotto da Daniel Kripke, Robert Langer e Lawrence Kline pubblicato sul BMJ Open (British Medical Journal) stima che circa il 6%-10% degli adulti negli USA con problemi di insonnia abbia assunto almeno un farmaco ipnotico in un arco temporale di un anno. Uno studio di tipo longitudinale ha vagliato cartelle cliniche elettroniche suddivise per coorti.
Sono stati scelti 10 529 soggetti di età media 54 di anni pazienti che hanno ricevuto prescrizioni di ipnotici e 23 676 controlli appaiati senza prescrizioni di ipnotici, seguiti per una media di 2,5 anni.
I dati sono stati aggiustati per età, sesso, fumo, indice di massa corporea, etnia, stato civile e uso di alcol. L'Hazard Ratio (HR), ossia il calcolo del Rischio Relativo di morte, è stato calcolato con i modelli proporzionali di Cox controllato per i fattori di rischio utilizzando fino a 116 strati, e 12 classi di comorbidità.
In accordo con quanto previsto dai ricercatori i pazienti con prescrizioni mediche di sonniferi presentavano percentuali di rischio più elevate rispetto ai soggetti senza alcuna prescrizione di ipnoinducenti, dimostrando anche un’associazione dose-risposta.
L’HR è risultata elevata nell’analisi separata per diversi ipnotici comuni, tra cui zolpidem, temazepam, eszopiclone, zaleplon, altre benzodiazepine, barbiturici e antistaminici sedativi. I risultati hanno mostrato una certa coerenza anche all'interno dei gruppi che presentavano la copresenza di altre malattie, indicando che i rischi di morte associati ai farmaci ipnotici non erano attribuibili alla pre-esistente malattia.
Lo studio in questione conclude affermando che nei soggetti che hanno assunto farmaci ipnoinducenti si è riscontrato un rischio relativo di morte di almeno tre volte rispetto ai controlli, anche con una quantità minima di dosi prescritte in un anno. Questo tipo di associazione riscontrata è stata ottenuta facendo analisi separate per i diversi ipnotici più comunemente utilizzati.
19/09/2014 Andrea Sperelli

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