sabato 18 gennaio 2014

La mia sperimentazione con ipilimumab



Ho già scritto in un altro post sulle 10 scoperte scientifiche più importanti del 2013 secondo la prestigiosa rivista americana Science. L'immunoterapia oncologica, che Science mette al primo post tra le dieci, è un tema che mi tocca personalmente perché anch'io sto sperimentando un farmaco (anticorpo  monoclonale) l'ipilimumab sulla mia recidiva epatica. Funzionerà?, ai posteri l'ardua sentenza. Sicuramente il sottoscritto e i bravi oncologi che mi seguono allo IOV ci stiamo impegnando a fondo per la riuscita. Credo che la filosofia di vita adatta ai pazienti oncologici sia riassunta nella seguente frase propostami dall'amico virtuale Fernando: Hope for the best and prepare to the worst (Spera per il meglio e sii preparato per il peggio).

Cellula tumorale e linfociti
Sul tema dell'immuterapia oncologia trovo nel sito della Fondazione Veronesi un interessante articolo di Donatella Barus dal titolo (Pubblicato il 23/12/13): L’immunoterapia contro i tumori è la svolta dell’anno

Tra i dieci maggiori progressi scientifici del 2013 al primo posto le scoperte su come il corpo umano può difendersi dal cancro. Il parere di Alberto Mantovani, immunologo di fama mondiale


Promossa anche da uno dei pilastri dell’editoria scientifica mondiale, Science, l’immunoterapia oncologica sale in cima al podio dei temi caldi del 2013.
Come ogni vigilia di Natale, infatti, la prestigiosa rivista americana stila una top ten dei progressi scientifici che vale la pena ricordare e, fra tutti, designa il breakthrough of the year, la svolta dell’anno (guarda il video). Quello che sta per chiudersi è l’anno delle scoperte su come il corpo umano può imparare a difendersi dai tumori.SISTEMA IMMUNITARIO E CANCRO - «Quello che stiamo vivendo negli ultimi 15 anni è l’avverarsi di un sogno». Parte da lontano Alberto Mantovani, immunologo appassionato e uno fra gli scienziati italiani più quotati al mondo, nonchè direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi) e professore di Patologia dell’università di Milano. «Un sogno cominciato con i padri fondatori dell’immunologia, a partire da Paul Ehrlich che agli inizi del secolo scorso aveva immaginato di usare le armi del sistema immunitario contro il cancro. Un sogno non realizzato per quasi un secolo». Non a caso, l’anno in cui Ehrlich venne insignito del premio Nobel per la medicina, il 1908, viene considerato la data di nascita dell’immunologia stessa. Alberto Mantovani spiega come questa rivoluzione sia il frutto di un lungo cammino, compiuto attraverso strade diverse, che possiamo in breve ripercorrere così:
1/GLI ANTICORPI - «Si è cominciato a utilizzare anticorpi contro il cancro negli anni ’90 del secolo scorso, grazie alle tecnologie degli anticorpi monoclonali – spiega Mantovani -. Oggi per diverse forme di tumore, comprese alcune delle più comuni, come quelli di mammella, colon-retto, leucemi e linfomi sono ormai terapie consolidate».
2/I VACCINI - «Il vaccino per l’epatite B, che oggi sappiamo poter prevenire una parte dei tumori del fegato, e quello contro il papillomavirus umano (Hpv), fondamentale, poichè è la prima volta che abbiamo un vaccino che si fa carico di una patologia in larga parte di genere, in un pianeta dove – non dimentichiamolo – le donne portano i 4/5 del carico di sofferenza e di malattia, in particolare nei paesi più poveri».
3/LE PAROLE DELL’IMMUNITA’ - «Possiamo dire che il sistema immunitario funziona come un sistema di comunicazione, in cui le parole sono le citochine. Abbiamo imparato a usarle in modi diversi, ad esempio per rimediare ai danni della chemioterapia con i fattori di crescita del midollo osseo; altre citochine, come l’interferone o l’interleuchina 2, occupano un certo spazio nella terapia del melanoma».
4/TOGLIERE I FRENI - «Quando un tumore cresce vuol dire che ha superato le difese dell’organismo; semplificando possiamo dire che o le addormenta o le inganna, deviando la risposta del sistema immunitario, addirittura sfruttandone alcune componenti a proprio vantaggio». E qui la storia si fa recentissima. «Negli ultimi due anni c’è stata un’accelerazione che ha portato al letto del paziente alcune scoperte fondamentali. Si sapeva da alcuni anni che determinati antigeni hanno la funzione di frenare il sistema immunitario. Uno di questi è il CTLA-4, un altro è il PD-1. Entrambi impediscono che le cellule T scatenino le difese dell'organismo contro la neoplasia». Ci sono voluti anni di scarsa convinzione e diffidenza del mondo medico e delle case farmaceutiche. Oggi CTLA-4 è il bersaglio dell’unico trattamento che ha mostrato di influire sulla sopravvivenza dei malati con un melanoma metastatico da 30 anni a questa parte, l'ipilimumab. Nel 2013 sono stati resi noti dati mai visti prima: su 1.800 pazienti trattati con ipilimumab il 22% erano vivi dopo 3 anni. Le terapie anti PD-1 sono ancora allo studio, ma si guarda con un certo ottimismo anche alla combinazione dei due farmaci. «E’ un cambiamento epocale» commenta Alberto Mantovani.
5/L’ANTICORRUZIONE - «Ci sono cellule del sistema immunitario che non solo non contrastano il cancro, ma lo aiutano. Sono i macrofagi, veri “poliziotti corrotti” presenti in grande quantità nei tessuti tumorali». Un lavoro apparso su Cancer Cell e condotto in collaborazione fra tre prestigiosi istituti milanesi di ricerca e cura, Humanitas, Mario Negri e Istituto Tumori, ha provato l’utilità della trabectedina, un farmaco che elimina i macrofagi, nella cura dei tumori dell’ovaio e dei sarcomi.
6/LE TERAPIE CELLULARI - «Il sistema immunitario è fatto di cellule – ricorda Mantovani -  e oggi possiamo contare grandi progressi nella capacità di “rieducare” o ingegnerizzare cellule contro il cancro. Fra i progetti più promettenti c’è un progetto di ricerca sui linfociti NK (cellule natural killers) contro le leucemie e i linfomi, che vede la collaborazione di alcuni fra i maggiori centri pediatrici italiani».
La scommessa, alla fine, l’hanno vinta quei pionieri di inizio ‘900. Le ricerche vanno avanti con sforzi immensi, e i risultati arrivano. Ma come non pensare al lavoro silenzioso di decine di ricercatori, si domanda Mantovani, di fronte a casi eclatanti di «pseudoterapie cellulari» come Stamina? «Le risorse dedicate alla verifica di un protocollo privo di base scientifica verrebbero sottratte a ricerche che possono migliorare davvero la vita dei malati. Significa togliere ai pazienti, anche quelli con un tumore, una speranza vera».

Donatella Barus @donatellabarus

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