La tac senza mdc di Vivian Bearing |
Vivian Bearing (Emma Thomson) in Wit |
Il film comincia con questa drastica diagnosi dell'oncologo Kelekian nei confronti di Vivian Bearing: Signorina Bearing, lei ha un cancro metastatico alle ovaie in stadio avanzato.
Continua il dialogo tra la paziente e l'oncologo:
Dr K.: Certo.
Dr K: Allora, lei presenta una malattia che non è stata diagnosticata né al primo, né al secondo, né al terzo stadio.Ora è un insidioso adenocarcinoma...
V. B.: Insidioso?
Dr K.:“Insidioso” significa non rilevabile ad uno stadio iniziale …
V. B.:“Insidioso” significa subdolo.
Dr K.: Vuole che continui?
V. B.: Si, naturalmente.
Dr K.: Bene.
Non è un bell'esempio di medicina narrativa. Come dev'essere allora la medicina narrativa? Come si deve comunicare al paziente la sua patologia, in particolare lo stadio e il grado? Come affrontare il tema della sopravvivenza globale (in inglese Overall survival, OS) e della sopravvivenza libera da progressione di malattia (in inglese Progressione-free Survival e in sigla PFS)? Utilizziamo anche i calcolatori per calcolare la sopravvivenza? Perchè narrare la propria patologia oncologica può far bene sia al paziente che al medico?
"Perchè lo
studio delle narrazioni? Nell'incontro diagnostico, la descrizione è la forma
fenomenica in cui il paziente sperimenta la salute; incoraggia l'empatia e
promuove la comprensione tra il medico e il paziente; permette la costruzione
degli indizi e delle categorie analitiche utili al processo terapeutico;
suggerisce l'uso di un metodo olistico. Nella ricerca, la medicina narrativa
aiuta a mettere a punto un'agenda centrata sui pazienti e a generare nuove
ipotesi " [T. Greenhalgh, B.Hurwitz ].
Questa
citazione si trova nell'articolo di Domenica Taruscio, dell'Istituto
Superiore di Sanità, dal titolo: Cos’è la Medicina Narrativa.
Mentre andavo alla ricerca di file sulla medicina narrativa, mi sono
imbattuto nell'interessante sito della Società Italiana di Medicina Narrativa.
Ho trovato due articoli interessanti sul film "WIT", tradotto in italiano con
"La forza della mente", un
film americano per la TV (HBO) del 2001 diretto dal regista Mike Nichols (premio
Oscar) e interpretato dalla brava attrice Emma Thompson (premio Oscar). Il film è basato sulla piece teatrale,
con lo stesso titolo, di Margaret Edson, premio Pulitzer 1999. Il
film di Nichols racconta la storia della professoressa Vivian Bearing che, dopo
una diagnosi di carcinoma ovarico in stadio avanzato, accetta di sottoporsi ad
un regime chemioterapico altamente aggressivo, dimostratosi alla fine inutile ai fini
della guarigione.
Ecco una breve presentazione della trama del film, un più approfondito
e commentato resoconto si trova nei due
articoli su citati.Why study narrative? |
Vivian Bearing, interpretato da Emma Thompson, è un professoressa di
letteratura inglese esperta della poesia metafisica,
soprattutto degli "Holy Sonnets" (Santi Sonetti) di John Donne. Donne
è stato un poeta, religioso e saggista inglese, nonché avvocato e chierico
della Chiesa d'Inghilterra. Celebre il suo sermone Nessun uomo è un'isola
(meditazione XVII) citato da Ernest Hemingway in epigrafe a Per chi suona la campana,
e da cui trae ispirazione un omonimo libro di Thomas Merton. La vita di Vivian cambia improvvisamente quando le viene diagnosticato un
cancro ovarico metastatico di stadio IV
(adenocarcinoma). L'oncologo Harvey Kelekian le prescrive 8 cicli chemioterapici
per curare la sua malattia, che le provocano vari effetti collaterali (come
febbre, brividi, vomito e dolore addominale). Il racconto della sua cura e della sua malattia si intreccia con il
racconto della sua storia e della sua vita mentre il pensiero della
morte diventa sempre più familiare. Si alternano momenti di ironia e a
tratti di sarcasmo, ma anche di tenerezza, debolezza, tristezza e
dolore. Nonostante Vivian accetti di sottoporsi ad ulteriori test e trattamenti
sperimentali, la malattia progredisce. Si rende conto che i medici curanti, tra
cui l'ex studente Jason Posner, la trattano non come una persona da salvare ma come una
cavia per i loro esperimenti. L'unica persona che sembra prendersi cura di lei
come una persona è Susie Monahan (Audra McDonald ), una delle infermiere. L'unico visitatore che Vivian riceve in ospedale è la sua professoressa e
mentore, Evelyn Ashford (Eileen Atkins), che le legge brani
tratti da The Runaway Bunny (Il Coniglietto
fuggiasco) della scrittrice di libri per bambini Margaret Wise
Brown. Mentre si
avvicina alla fine della sua vita, Vivian si rammarica per la sua insensibilità
e si rende conto che avrebbe dovuto essere più gentile con le persone che ha incontrato nella sua vita. Vivian
negli ultimi istanti comprende che la compassione umana è
più importante dell'intelettuale Wit.
Il film si conclude con la morte di Vivian, mentre la sua voce fuori campo recita
il Sonetto 10 di John Donne: Death be not proud (Morte non essere orgogliosa).
Morte, non essere
troppo orgogliosa, se anche
qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché
quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da Te,
con cui proprio i nostri migliori se ne vanno,
per primi, tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima.
Schiava del caso e del destino, di re e disperati,
Tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità,
l’oppio e l’incanto ci fanno dormire ugualmente,
e molto meglio del colpo che ci sferri.
Perché tanta superbia?
Perché tanta superbia? Trascorso un breve sonno,
eternamente, resteremo svegli, e la morte
non sarà più, sarai Tu a morire.
I due articoli che vi invito a leggere s'intitolano: La forza della mente e I limiti del modello anglosassone: la comunicazione della diagnosi in “La Forza della Mente”.
qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché
quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da Te,
con cui proprio i nostri migliori se ne vanno,
per primi, tu che riposi le loro ossa e ne liberi l’anima.
Schiava del caso e del destino, di re e disperati,
Tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità,
l’oppio e l’incanto ci fanno dormire ugualmente,
e molto meglio del colpo che ci sferri.
Perché tanta superbia?
Perché tanta superbia? Trascorso un breve sonno,
eternamente, resteremo svegli, e la morte
non sarà più, sarai Tu a morire.
I due articoli che vi invito a leggere s'intitolano: La forza della mente e I limiti del modello anglosassone: la comunicazione della diagnosi in “La Forza della Mente”.
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