martedì 4 giugno 2013

"Non so perché meritassi il cancro, ma non so nemmeno perché abbia meritato di guarire"




Siddhartha Mukherjee
«Non so perché meritassi la malattia, ma non so nemmeno perché abbia meritato di guarire». E' una frase che compare nel libro di Siddhartha Mukherjee: "The Emperor of All Maladies: A Biography of Cancer."
E' una domanda alla quale, chi ha conosciuto il 'cancer' ed è  sopravvissuto, ha spesso cercato di dare una risposta. I più però non sanno rispondere, altri invece si sentono predestinati all'eternità, diversi pensano ad un miracolo, alcuni che sia dovuto al loro desiderio di vivere, rari alle terapie alternative. Nessuno merita una malattia del genere ma qualcuno ha fatto di tutto per contrarla (fumo, alcol, alimentazione sbagliata, inquinamento…). Ma perché alcuni soccombono, a parità di patologia, di stading e grading e altri no? E' un mistero. Nessun merito, nessun miracolo, ma solo bravi medici e capacità di reagire, non ancora note, da parte dell'organismo."Il cancro è embedded [incorporato] nei nostri corpi, cucito nel genoma. Una macchina antichissima costruita per sopravvivere. Questo è un fatto. La grande ironia è che sono gli stessi geni che ci permettono di far crescere gli embrioni, le mani, le facce, se li muti e li attivi in modo inappropriato - e qui entra in gioco il fattore ambientale, a cominciare dal tabacco - a creare anche il cancro".
Dopo il post sulla copertina di Time, sono andato a rileggermi le recensioni del libro di Mukherjee Siddhartha dal titolo "L' imperatore del male. Una biografia del cancro" Editore, Neri Pozza, 2011. Siddhartha Mukherjee è medico e ricercatore oncologo. Oggi è professore di medicina alla Columbia University, dopo aver studiato a Stanford, a Oxford, a Harvard. Ha pubblicato articoli sulle maggiori riviste scientifiche americane e mondiali. Vive a New York con la moglie e le figlie. Con L'imperatore del male ha vinto il Premio Pulitzer 2011. [Leggi la Scheda del libro sul sito della casa editrice Neri Pozza]
La prima recensione è tratta da "D" di Repubblica a cura di Mara Accettura, e ha per titolo: "Il cancro? E' una storia da Pulitzer" La seconda è copiata da il "Venerdì" di Repubblica, a cura di Giuliano Aluffi e dal titolo: Cancro-biografia del grande nemico che ci assedia da 4500 anni. Il sottotitolo: Parla l'oncologo Siddhartha Mukherjee, premio Pulitzer 2011 per il saggio L'imperatore del male, storia della malattia descritta già nel 2500 a.C., ritenuta incurabile almeno fino alla fine del '700, attaccata con la chemioterapia dal 1947. Da allora la ricerca ha ottenuto risultati straordinari, anche grazie a chi ha scelto di non usare eufemismi.
La terza è una intervista tratta da"Elle", a cura di Silvia Locatelli, dal titolo: La Grande Guerra. (Elle è una rivista francese diffusa in tutto il mondo, che parla di moda, bellezza, salute e intrattenimento femminile). Sottotitolo: Ha scritto la prima biografia del cancro per rispondere alle domande piu' frequenti dei suoi pazienti. Un libro straordinario sul nemico che uccide piu' persone di qualsiasi conflitto. Siddhartha Mukherjee ha vinto il premio Pulitzer e, ora, la sua opera monumentale e' arrivata anche in Italia.
Ho aggiunto anche l'articolo del Corriere della Sera di Marco Rossari, 10 ottobre 2011 dal titolo: Come il cancro è diventato «l'imperatore del male» - Sottotitolo: Un ricercatore indiano vince il premio Pulitzer raccontando la battaglia degli uomini contro i tumori.

Fumetto di Oliviero
Nella conclusione di questo articolo ho trovato la frase che ha dato titolo al post; afferma Mukherjee: "Forse per questo, quando l’autore del libro va a trovare - in mezzo a un paesaggio mozzafiato di laghi cristallini e betulle a perdita d’occhio, in un angolo remoto del Maine - una dei pochi pazienti sopravvissuti molti anni prima a una terapia sperimentale, lei riesce solo ad ammettere il senso di colpa: «Non so perché meritassi la malattia, ma non so nemmeno perché abbia meritato di guarire». Quella donna forse non conosceva il significato di una parola che ha unito la propria storia a quella del cancro: onkos, che in greco voleva dire "massa" o "carico". Quel peso, passato di mano in mano come una terribile fiaccola, è il protagonista di un racconto che riguarda la sopravvivenza di tutti. La nostra, come quella della regina Atossa, migliaia d'anni fa". Chi desidera approfondire la storia del 'cancer' della regina Atossa, clicchi qui.

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