martedì 23 ottobre 2012

The Economist: Easing death - Assisted suicide


Ode to a Nightingale by John Keats
Sulla rassegna stampa dell'Azienda Ospedaliera di Padova è stato riportato l'articolo apparso sul settimanale inglese "The Economist" del 20 ottobre 2012, dal titolo "Easing death (Facilitare la morte)", pretitolo "Assisted suicide (Il suicidio assistito )".
Nel sottotitolo si afferma: "Terminally ill people should have the right to a gentle death, but that right should not be extended to others (I malati terminali dovrebbero avere il diritto ad una morte dolce, ma tale diritto non dovrebbe essere esteso ad altri)".
E' un tema di scottante attualità in molti paesi occidentali. A mio avviso va affrontato con serenità, senza battaglie ideologiche e religiose, sempre nel rispetto della dignità delle persone.
Con l'aiuto di Wikipedia trovo le seguenti definizioni di suicidio assistito e di eutanasia. Con suicidio assistito si intende l'aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio. L'eutanasia - letteralmente buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ-, bene e θάνατος, morte) - è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica.
Il suicidio assistito differisce dall'eutanasia per il fatto che l'atto finale di togliersi la vita - somministrandosi le sostanze in modo autonomo e volontario - è compiuto interamente dal soggetto stesso e non da soggetti terzi, che si occupano di assistere la persona per gli altri aspetti: ricovero, preparazione delle sostanze e gestione tecnica/legale post mortem. 
Mi sono permesso di inserire nell'articolo alcuni link per comprenderlo meglio. 
Inoltre, scoprendo che il titolo dell'ultimo paragrafo dell'articolo "Take into the air my quiet breath" (Perché nell’aria recasse con sé il mio lieve respiro) dell'Ode to a nightingale (Ode ad un usignolo), del poeta inglese  John Keats, riporto, anche per sdrammatizzare il tema, il video caricato da Fabio Palmieri con le musiche di Yiruma (Time Forgets) e con la voce di Fabio Palmieri che recita la poesia.
Consiglio di leggere anche i seguenti articoli correlati, in particolare "Il dilemma del poliziotto":
TOPIC: Death and Dying »

Ecco la mia imperfetta traduzione dell'articolo.

"Dal 1999, quando un tribunale americano ha condannato Jack Kevorkian ad una lunga carcerazione (29 anni) dopo aver ammesso di aver aiutato 130 pazienti a morire, le cose sono cambiate. Gli elettori del Massachusetts il prossimo mese decideranno se un malato terminale, con meno di sei mesi di vita, potrà chiedere aiuto ad un medico per un suicidio assistito. Se, come previsto, il voto sarà a favore della proposta, lo stato del Massachusetts diventerà il terzo in America ad introdurre la legge. Il suicidio assistito è già consentito in sette paesi e stati, ed è attualmente in discussione in Nuova Zelanda, Quebec, Australia e la Gran Bretagna (vedi l'articolo ). E' da sperare che l'attuale ondata di liberalizzazione continui per coloro che soffrono, è stato troppo a lungo negato il diritto ad una morte tranquilla alla fine della loro vita.
La liberalizzazione è dovuta ad uno spostamento nell'opinione pubblica. Una crescente convinzione del diritto delle persone all'autodeterminazione sulla loro vita e sulla morte, la combinazione della secolarizzazione e il clamore suscitato dai madia su alcuni malati gravi, ha fatto spostare l'opinione pubblica a favore del suicidio assistito. Sondaggi effettuati in tutto il mondo occidentale mostrano un forte sostegno pubblico per questo. Eppure, per alcuni gruppi di persone, la resistenza è ancora forte. Istituzioni religiose tendono a sostenere che solo Dio, che ha dato la vita, ha il diritto di toglierla. Anche se molti medici sono a favore della liberalizzazione, le loro associazioni di categoria in linea di massima vi si oppongono, per il fatto che il loro codice deontologico impone di "non nuocere". E c'è il timore che se si consente il suicidio assistito ai pazienti terminali si corre il rischio di assistere a suicidi assistiti di massa. Ci sono risposte a queste obiezioni. I punti di vista di particolari gruppi religiosi non dovrebbero limitare la libertà di coloro che non condividono la loro fede. La definizione di "danno" è discutibile; e comunque ai nostri giorni il giuramento di Ippocrate non è universalmente adottato. L'umanità ha affrontato temi scottanto, come l'aborto, senza arrivare a statistiche importanti. Dove il suicidio assistito è consentito, non c'è stata una epidemia: in Svizzera, dove è stato permesso dal 1942, riguarda circa 300 morti ogni anno, pari a circa lo 0,5% di tutti i decessi nel paese. E contro tali deboli obiezioni c'è il grande vantaggio di permettere alle persone molto sofferenti di aiutarli nel porre fine al dolore e alla miseria, quando non sono abbastanza forti, o non hanno le risorse per farlo autonomamente.
La maggior parte delle giurisdizioni che consentono il suicidio assistito lo rendono disponibile solo per i malati terminali. Solo in Svizzera, Belgio e Paesi Bassi lo concedono ad altre persone, quelle con grande dolore psicologico, per esempio, o con la sindrome "locked-in". Come giornale liberale, condividiamo questo approccio. La gente dovrebbe essere libera di determinare il corso della loro vita, e la morte è parte di questo. Ma c'è un pericolo nel rendere il suicidio più facile di quanto non lo è già per coloro che non sono malati terminali. L' angoscia mentale può rendere la vita insopportabile ai depressi, per esempio, ma la depressione può essere curata, e molti ex-depressi sono contenti che il suicidio non fosse facilmente disponibile quando erano ammalati. Gli anziani potrebbero cedere alle pressioni di parenti impazienti che ritengono che i soldi sprecati per l'assistenza agli anziani sarebbero meglio spesi per l'istruzione dei nipoti. E per coloro che sono meno desiderosi di vedere i loro parenti trasmettere, il suicidio è devastante per gli amici, figli, coniugi e genitori. La libertà individuale conta moltissimo: ma il welfare degli altri conta troppo.
Take into the air my quiet breath (Perché nell’aria recasse con sé il mio lieve respiro)
Per le famiglie dei malati terminali, al contrario, così come per le vittime stesse, il suicidio assistito può notevolmente ridurre la sofferenza. I governi in tutto il mondo dovrebbero quindi essere inclini a liberalizzare le loro leggi. Per coloro che verso la fine della loro vita naturale, sapendo che possono cessare verso mezzanotte senza dolore, è una grande benedizione.

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