venerdì 23 agosto 2013

Umberto Veronesi: Credo nell'uomo, non in Dio



Gli argomenti sull'esistenza di Dio, sulla morte e sulla sofferenza mi hanno sempre interessato. Ora che sono un 72enne acciaccato e verso la fine della parabola della mia vita, questi temi affiorano nella mia mente con più forza. Quando presiedevo i consigli di classe, ogni tanto "provocavo" i professori su queste questioni. Lo facevo soprattutto per smuovere alcuni docenti che conoscevo come ferventi cristiani, ma anche gli ex sessantottini, perchè avessero una maggiore disponibilità verso gli studenti considerati "lavativi" o con problemi "personali" e "familiari".
Ma prima di parlare della fede degli altri è onesto che dichiari la mia.
Nella fanciullezza, nell'adolescenza sono stato un fervente cattolico, chierichetto e membro delle Associazioni religiose nel mio paese Bagnoli di Sopra (PD). Frequentando la Facoltà di Fisica a Padova negli anni caldi, lavoravo e studiavo, la mia fede ha cominciato a vacillare. Fede e scienza sono, a mio avviso, difficilmente conciliabili, o per lo meno vanno visti in un'ottica nuova. La scienza ti porta ad essere, se non proprio ateo, come la compianta Margherita Hack, alquanto agnostico.
Attualmente sulla verità, anche quella religiosa, ho la posizione di Antonio Machado, poeta spagnolo credente: Tu verdad? No, la Verdad, y ven conmigo a buscarla. La tuya, guàrdatela. [La tua verità? No, la Verità, e vieni con me a cercarla. La tua, tienitela.]
Dopo questa premessa veniamo al titolo del post. L'ultimo post che il prof. Umberto Veronesi ha inserito nel suo blog è intitolato: Credo nell’uomo, non in dio.



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GLOBAL INDEX OF RELIGIOSITY AND ATHEISM - 2012
Umberto Veronesi (Milano, 28 novembre 1925) è un chirurgo e politico italiano. Ricopre attualmente il ruolo di direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO).
L'illustre oncologo ha preso spunto da una ricerca fatta dal Corriere della Sera Salute nel lontano 1997 a cura di Alvise Mamprin. Sono stati intervistati 80 medici protagonisti della medicina italiana.
Nel sopratitolo si legge: INCHIESTA. Qual e' il rapporto con la religione dei protagonisti della medicina italiana? Come conciliano il rigore della scienza con i dogmi della chiesa? Lo svela una nostra indagine: ottanta grandi specialisti si confessano. E in maggioranza si professano credenti
Dottore, lei crede in Dio? SI? NO era il titolo dell'indagine.

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Anche negli Stati Uniti nel 1996, si afferma nell'articolo, è stata condotta un'inchiesta analoga. A mille medici e scienziati (l'inchiesta è durata un anno) è stata rivolta una semplice domanda: "Crede in Dio?". Obiettivo dell'inchiesta, condotta dallo storico Edward Larson dell'Universita' della Georgia e da Larry William dell'Universita' del Maryland, era vedere che cosa era cambiato nelle convinzioni e negli slanci spirituali degli uomini di scienza dopo 80 anni.  La ricerca ha infatti ripetuto un sondaggio svolto, ugualmente tra mille medici e scienziati, nel l916. L'inchiesta Usa di ottant'anni dopo non ha spostato di molto il responso: nel 1916 rispose di credere in Dio il 40 per cento degli interpellati. Adesso, è ancora il 40 per cento, mentre il 45 per cento si dichiara ateo e il 15 per cento e' agnostico.
La domanda che mi pongo io è la seguente: Qual è la differenza tra ateo e agnostico?
Potete consultare, come ho fatto io, le pagine di Wikipedia sull'agnosticismo e sull'ateismo.
Si legge a proposito di agnostico: In generale il termine agnostico (dal greco antico ἀ- (a-), "senza", e γνῶσις (gnōsis), "sapere", "conoscenza") indica un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha, o non se ne può avere, sufficiente conoscenza. In senso stretto è l'astensione sul problema del divino.
Si legge a proposito dell'ateismo: L'ateismo deriva (dal greco άθεος, àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio) è, in modo non univoco, una posizione filosofica opposta al teismo e al panteismo in generale, al politeismo e al monoteismo in particolare. (…)
L'ateismo si differenzia dall'agnosticismo, che raggruppa tutti coloro che si astengono dall'esprimersi su una materia quale l'esistenza o meno di una divinità, considerandola a priori inconoscibile. Ateismo e agnosticismo tuttavia non sono posizioni contrapposte. Un ateo può essere considerato agnostico nel momento in cui, pur non credendo nell'esistenza del divino, ammette di non poterne avere la certezza assoluta. Prendendo in prestito una terminologia in uso nel mondo anglosassone, all'ateo agnostico si contrappone l'ateo gnostico, cioè colui che ritiene di poter affermare con certezza la non esistenza del divino[8].
Ma ritorniamo al post del famoso oncologo Umberto Veronesi: "Io non sono credente, e rispetto al problema di Dio mi considero agnostico. Sono però profondamente convinto che esista una morale laica altrettanto valida della fede in Dio. E’ un’etica della responsabilità, che ogni uomo può e deve costruire dentro di sé, e che gli deve servire da timone per dirigere le sue azioni."
Si chiede Veronesi a proposito dell'indagine del Corriere della Sera e del perché i pazienti preferiscono un medico credente o non credente. Scrive: Ci ho pensato sopra, e mi sono interrogato: come si spiega il fatto che i pazienti si sentano, per così dire, più “garantiti” da un medico credente? Penso che vada messo in campo il discorso dei “valori” che abitualmente vengono collegati a una posizione religiosa, alla fede in Dio. E quali sono questi valori? A mio avviso credo che siano l’altruismo, la comprensione, l’onestà intellettuale, la partecipazione umana alle sofferenze e ai problemi del malato, la dedizione a un lavoro che è diverso da ogni altro. Sono qualità ed atteggiamenti che devono aggiungersi alla competenza professionale, altrimenti la figura del medico appare incompleta, e non riesce a trasmettere al malato quella fiducia che di per sé non cura, ma che aiuta la cura in modo potente.
Anch'io, che frequento per necessità e per volontariato molti medici, in particolare ultimamente oncologi e geriatri, mi aspetto, dai credenti quei valori di cui parla Veronesi. Ma non è facile, quando si esce dalla visita, capire se sono credenti o non e se posseggono dei valori!
Conclude il post Veronesi: Non credo in Dio, ma penso che il rapporto con Dio non c’entra col senso etico, e che riguarda soprattutto la relazione con gli altri uomini. Non sono un anticlericale, la trovo una posizione arretrata e limitata. Ancora mi addolora la morte precoce del mio più caro amico, don Giovanni, che era il pievano della contrada di campagna appena fuori Milano dove ho vissuto per vent’anni. Era stato una presenza gioiosa nella mia infanzia e adolescenza, poi le nostre strade si erano divise. Passarono anni, fino al giorno in cui me lo vidi davanti in ambulatorio. Aveva un tumore al colon, purtroppo molto voluminoso, e volle che fossi io a operarlo. Dopo l’intervento mi fece promettere di andarlo a trovare. Ci andai ogni mese, e furono incontri intensi, con profonde conversazioni sui temi più disparati. Mi confidò che la scoperta della malattia lo aveva posto davanti al senso della vita e al mistero della morte.
Così cominciò un lungo, appassionato colloquio tra due anime, la sua illuminata e illuminante e la mia non più credente. Ma Giovanni aveva capito. Aveva capito che se non credo in Dio, credo nell’uomo.

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