Gli argomenti sull'esistenza di Dio, sulla morte e sulla
sofferenza mi hanno sempre interessato. Ora che sono un 72enne acciaccato e
verso la fine della parabola della mia vita, questi temi affiorano nella mia mente con
più forza. Quando presiedevo i consigli di classe, ogni
tanto "provocavo" i professori su
queste questioni. Lo facevo soprattutto per smuovere alcuni docenti che conoscevo come
ferventi cristiani, ma anche gli ex sessantottini, perchè avessero
una maggiore disponibilità verso gli studenti considerati "lavativi"
o con problemi "personali" e "familiari".
Ma prima di parlare della fede degli altri è onesto che dichiari la mia.
Nella fanciullezza, nell'adolescenza sono stato un
fervente cattolico, chierichetto e membro delle Associazioni religiose nel mio paese Bagnoli di Sopra (PD). Frequentando
la Facoltà di Fisica a Padova negli anni caldi, lavoravo e studiavo, la mia fede ha cominciato a
vacillare. Fede e scienza sono, a mio avviso, difficilmente conciliabili, o per lo meno vanno visti in un'ottica nuova. La scienza ti porta ad essere, se non proprio ateo, come la compianta Margherita Hack, alquanto
agnostico.
Attualmente sulla verità, anche quella religiosa, ho la
posizione di Antonio Machado, poeta spagnolo credente: Tu verdad? No, la Verdad, y ven conmigo a
buscarla. La tuya, guàrdatela. [La tua verità? No, la Verità, e
vieni con me a cercarla. La tua, tienitela.]
Dopo questa premessa veniamo al titolo del post. L'ultimo post che il prof.
Umberto Veronesi ha inserito nel suo blog è intitolato: Credo nell’uomo, non
in dio.
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GLOBAL INDEX OF RELIGIOSITY AND ATHEISM - 2012
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Umberto Veronesi (Milano, 28 novembre 1925) è un chirurgo
e politico italiano. Ricopre attualmente il ruolo di direttore scientifico
dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO).
L'illustre oncologo ha preso spunto da una ricerca fatta
dal Corriere della Sera Salute nel lontano 1997 a cura di Alvise Mamprin. Sono
stati intervistati 80 medici protagonisti della medicina italiana.
Nel sopratitolo si legge: INCHIESTA. Qual e' il rapporto con la religione dei protagonisti della
medicina italiana? Come conciliano il rigore della scienza con i dogmi della
chiesa? Lo svela una nostra indagine: ottanta grandi specialisti si confessano.
E in maggioranza si professano credenti
Dottore,
lei crede in Dio? SI? NO era il titolo dell'indagine.
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Anche negli Stati Uniti nel 1996, si afferma
nell'articolo, è stata condotta un'inchiesta analoga. A mille medici e
scienziati (l'inchiesta è durata un anno) è stata rivolta una semplice domanda:
"Crede in Dio?". Obiettivo dell'inchiesta, condotta dallo storico
Edward Larson dell'Universita' della Georgia e da Larry William
dell'Universita' del Maryland, era vedere che cosa era cambiato nelle
convinzioni e negli slanci spirituali degli uomini di scienza dopo 80 anni. La ricerca ha infatti ripetuto un sondaggio svolto, ugualmente tra
mille medici e scienziati, nel l916. L'inchiesta Usa di ottant'anni dopo non ha
spostato di molto il responso: nel 1916 rispose di credere in Dio il 40 per
cento degli interpellati. Adesso, è ancora il 40 per cento, mentre il 45 per
cento si dichiara ateo e il 15 per cento e' agnostico.
La domanda che mi pongo io è la seguente: Qual è la
differenza tra ateo e agnostico?
Potete consultare, come ho fatto io, le pagine di
Wikipedia sull'agnosticismo
e sull'ateismo.
Si legge a proposito di agnostico: In generale il termine agnostico (dal greco antico ἀ- (a-),
"senza", e γνῶσις (gnōsis), "sapere", "conoscenza")
indica un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a
un problema, poiché non se ne ha, o non se ne può avere, sufficiente
conoscenza. In senso stretto è l'astensione sul problema del divino.
Si legge a proposito dell'ateismo: L'ateismo deriva (dal greco άθεος, àtheos, composto da α- privativo,
senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio) è, in modo non univoco, una
posizione filosofica opposta al teismo e al panteismo in generale, al
politeismo e al monoteismo in particolare. (…)
L'ateismo si
differenzia dall'agnosticismo, che raggruppa tutti coloro che si astengono
dall'esprimersi su una materia quale l'esistenza o meno di una divinità,
considerandola a priori inconoscibile. Ateismo e agnosticismo tuttavia non sono
posizioni contrapposte. Un ateo può essere considerato agnostico nel momento in
cui, pur non credendo nell'esistenza del divino, ammette di non poterne avere
la certezza assoluta. Prendendo in prestito una terminologia in uso nel mondo
anglosassone, all'ateo agnostico si contrappone l'ateo gnostico, cioè colui che
ritiene di poter affermare con certezza la non esistenza del divino[8].
Ma ritorniamo al post del famoso oncologo Umberto
Veronesi: "Io non sono credente, e
rispetto al problema di Dio mi considero agnostico. Sono però profondamente
convinto che esista una morale laica altrettanto valida della fede in Dio. E’
un’etica della responsabilità, che ogni uomo può e deve costruire dentro di sé,
e che gli deve servire da timone per dirigere le sue azioni."
Si chiede Veronesi a proposito dell'indagine del Corriere
della Sera e del perché i pazienti preferiscono un medico credente o non
credente. Scrive: Ci ho pensato sopra, e
mi sono interrogato: come si spiega il fatto che i pazienti si sentano, per
così dire, più “garantiti” da un medico credente? Penso che vada messo in campo
il discorso dei “valori” che abitualmente vengono collegati a una posizione
religiosa, alla fede in Dio. E quali sono questi valori? A mio avviso credo che
siano l’altruismo, la comprensione, l’onestà intellettuale, la partecipazione
umana alle sofferenze e ai problemi del malato, la dedizione a un lavoro che è
diverso da ogni altro. Sono qualità ed atteggiamenti che devono aggiungersi
alla competenza professionale, altrimenti la figura del medico appare
incompleta, e non riesce a trasmettere al malato quella fiducia che di per sé
non cura, ma che aiuta la cura in modo potente.
Anch'io, che frequento per necessità e per volontariato molti
medici, in particolare ultimamente oncologi e geriatri, mi aspetto, dai credenti quei valori di cui parla Veronesi. Ma non è facile, quando si esce
dalla visita, capire se sono credenti o non e se posseggono dei valori!
Conclude il post Veronesi: Non credo in Dio, ma penso che il rapporto con Dio non c’entra col
senso etico, e che riguarda soprattutto la relazione con gli altri uomini. Non
sono un anticlericale, la trovo una posizione arretrata e limitata. Ancora mi
addolora la morte precoce del mio più caro amico, don Giovanni, che era il
pievano della contrada di campagna appena fuori Milano dove ho vissuto per
vent’anni. Era stato una presenza gioiosa nella mia infanzia e adolescenza, poi
le nostre strade si erano divise. Passarono anni, fino al giorno in cui me lo
vidi davanti in ambulatorio. Aveva un tumore al colon, purtroppo molto
voluminoso, e volle che fossi io a operarlo. Dopo l’intervento mi fece
promettere di andarlo a trovare. Ci andai ogni mese, e furono incontri intensi,
con profonde conversazioni sui temi più disparati. Mi confidò che la scoperta
della malattia lo aveva posto davanti al senso della vita e al mistero della
morte.
Così cominciò un
lungo, appassionato colloquio tra due anime, la sua illuminata e illuminante e
la mia non più credente. Ma Giovanni aveva capito. Aveva capito che se non
credo in Dio, credo nell’uomo.
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