domenica 10 giugno 2012

Meglio il cancro, la depressione o la sla?


Gustav Klimt






Trovo nei blog e nella vita quotidiana persone fortemente depresse o affette da altre patologie psichiatriche che mi dicono: "Chi ha un cancro, una SLA o simili patologie gravi, viene capito e compreso. Chi è depresso, chi ha un disturbo bipolare, chi è psicotico non è capito, non trova sostegno, è un incompreso, si isola e viene isolato". 
"Ah - penso tra me e me - non avevo pensato che fosse possibile fare una graduatoria di gravità tra le patologie che affliggono i mortali". Chi è incappato in una SLA o in un cancro è vero che viene percepito, aiutato e accettato di più di uno che è depresso?
Quindi la domanda "Meglio il Cancro, la Depressione o la SLA" che inizialmente mi sembrava irrilevante, priva di senso, merita un approfondimento e un tentativo di risposta.

Un signore in un blog scrive: "Ho una malattia mentale, più precisamente una psicosi. Mio padre ha una malattia fisica ... è cardiopatico. Lui dice sempre che la sua malattia è più grave della mia ma io preferirei avere problemi di cuore che essere psicopatico. A volte non capisco neanche dove mi trovo. In questo momento sono lucido ma spesso mi confondo e penso che gli altri mi vogliono uccidere, allora divento aggressivo e sono pericoloso. Mio padre non capisce quanto soffro e quanto sto male. Lui sminuisce il mio male".
Ecco una risposta di un altro signore: Il tuo è un padre egoista. Pensa che siccome la sua è una malattia fisica allora sia più grave della tua, ma non c'è malattia peggiore di quella che prende il cervello. E' vero lui deve prendere tante pastiglie (lo so perchè anche io sono cardiopatica), e rischia di avere un infarto, ma tu stai male dentro di te. Questa è la cosa peggiore che può capitare a una persona.
La stessa cosa si può dire tra un malato di cancro, che spesso soffre anche di disturbi psichiatrici, e un depresso?
Si può fare una graduatoria delle patologie in ordine di gravità?  Ricordo la celebre battuta di Paul Watzlawick sul DSM III (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders=Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) che aveva elimato l'omosessualità dai disturbi psichiatrici in seguito alle forti pressioni sociali e scientifiche dell'epoca: "Con un tratto di penna hanno  fatto sì che milioni di persone nel mondo fossero state curate". Con essa Watzlawick sottolineò l'inaffidabilità e la pericolosità di forme di etichettamento e classificazione, in special modo nell'ambito psichiatrico.
Teniamo presente anche un altro celebre l'aforisma di Watzlawick: "La credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni".
Quali conclusioni traggo? Nessuna graduatoria per carità, ma terapia di ascolto, di amore e di umanità e di comprensione per tutti, come afferma l'arteterapeuta Giuseppe De Luca:
"Così spesso avviene che persone sole, dichiarando una patologia e soffrendone, cercano in primo luogo un essere umano che le ascolti compiendo così il gesto salvifico, liberatorio: il bacio del principe che, per amore, risvegli l'anima dalla solitudine. Il malato cerca prima di tutto una terapia di ascolto, di amore, di umanità, di comprensione poiché sa, nel profondo del suo cuore, che solo chi procede sul sentiero della libertà e dell'amore può trovare una soluzione ai suoi problemi. Il suo cuore sa che l'amore vero non è cieco ma è, al contrario, veggente nell'anima e nello Spirito, e solo un uomo che sappia ascoltare e comprendere, amando l'unicità assoluta della sua patologia e biografia, potrà ricondurlo fuori dal silenzio della solitudine, potrà disincantare lui e tutto il suo castello, il microcosmo paralizzato che lo circonda e che gli sembra immutabile come un carcere".

Nessun commento:

Posta un commento