Avevo citato in un precedente post una ricerca shock pubblicata su Science dal titolo "Due tumori su tre dipendono dalla sfortuna e non dallo stile di vita o dai geni".
Trovo ora sul Corriere della Sera/Sportello Cancro/Fondazione Veronesi del 6 febbraio 2015 un articolo di Anna Meldolesi dal titolo: Cancro e sfortuna: «Science» fa marcia indietro
Ben sei articoli nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica per «fare ammenda» e ammettere che divulgare la scienza in modo corretto non è sempre facile.
Ai fatalisti non piacerà, a fumatori e altri amanti dei vizi nemmeno, ma il dietrofront ormai è cosa fatta. Non è vero che i due terzi dei tumori sono causati dalla sfortuna, anziché dai cattivi geni che abbiamo ereditato o da stili di vita sbagliati. All’inizio dell’anno la notizia era arrivata sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, a seguito della pubblicazione su Science di uno studio firmato da Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein, uno statistico e un genetista della Johns Hopkins.
I passi indietro di «Science»
Oggi la stessa rivista pubblica una raffica di sei lettere critiche, scritte da ricercatori sparsi tra l’America e l’Europa, dal Mit allo Iarc, che invitano alla cautela nell’interpretazione dei dati. Se la mossa di Science non è una sconfessione ufficiale dello studio, allora ci va molto vicino. Il 13 gennaio era già intervenuta l’Organizzazione mondiale della sanità per rimarcare la propria contrarietà a quelle conclusioni, ribadendo l’importanza della prevenzione in campo oncologico. Persino la reporter di Science che aveva curato l’articolo divulgativo di presentazione, di fronte alle polemiche, si era sentita in obbligo di condividere online qualche amara riflessione sulla difficoltà di comunicare la complessità della scienza.
Cosa sostiene la ricerca
Ma ripartiamo dall’inizio e proviamo a riordinare le idee. Ogni volta che il Dna si replica è come un lancio di dadi, c’è sempre il rischio che si verifichi qualche mutazione casuale. Più numerose sono le replicazioni, maggiore è la probabilità che le cellule ne accumulino di pericolose. Secondo la metafora automobilistica proposta da Tomasetti, più è lungo il viaggio che dobbiamo fare, maggiore sarà il rischio di un incidente. Poi, certo, a peggiorare le cose ci si può mettere il brutto tempo (cause ambientali) o i difetti della vettura (fattori ereditari). Ma molto dipende dal caso e da quante volte viene sfidato. Per quantificare il peso di quella che gli autori hanno definito senza mezzi termini “sfortuna”, è stato analizzato il tasso di divisione cellulare per 31 tipi di cancro. I tessuti dove la replicazione è più frequente dovrebbero essere i più vulnerabili al cancro, hanno ipotizzato. Quindi Tomasetti e Vogelstein hanno confrontato questi dati con le statistiche sull’incidenza dei vari tipi di tumori e hanno concluso che la teoria era corretta.
I punti deboli dello studio
Ma c’è un ma, anzi ce ne sono almeno tre. Il primo grave
appunto mosso dai critici è che nella lista dei tumori analizzati ne compaiono
di rari mentre mancano alcuni tra i più comuni, come i tumori del seno e della
prostata. La seconda obiezione è che gli autori non sono stati abbastanza
attenti a evitare che i dati fossero sovra-interpretati nei resoconti di
stampa. Se persino la reporter di Science ammette di aver capito solo
tardivamente l’essenza dello studio, pur avendone parlato per ore con i due
ricercatori, diventa difficile scaricare tutta la responsabilità dei
fraintendimenti sul “cattivo giornalismo”. In realtà i numeri non dimostrano
che due terzi di tutti i tumori sono dovuti alla lotteria delle divisioni
cellulari, e neppure che i 31 tipi di tumori studiati sono dovuti alla sfortuna
per i due terzi. Quello che si può sostenere è solo che alcuni tessuti sono
colpiti da processi tumorali più spesso di altri e che questa variabilità tra i
tessuti sarebbe dovuta per due terzi alle mutazioni casuali accumulate dalle
cellule staminali in replicazione. La stessa analisi eseguita su una
popolazione diversa da quella americana avrebbe dato risultati differenti. Se
suona complicato è perché lo è davvero.
Quasi la metà dei tumori può essere scongiurata
attraverso la prevenzioneSecondo l’Oms quasi la metà di tutti i casi di cancro può essere scongiurata attraverso la prevenzione e non è corretto addebitare alla “sfortuna” la parte della cancerogenesi che non abbiamo ancora capito. L’idea che il caso sia il primo responsabile delle malattie che ci affliggono può sembrare liberatoria oppure può farci sentire spiazzati, in balia degli eventi. La verità è che la fortuna è importante, ma lo è anche prendere in mano il proprio destino. È difficile dire quanta parte dei tumori sia effettivamente ascrivibile al caso, ma sappiamo per certo di poter fare almeno quattro cose: essere informati sulla storia medica della nostra famiglia, tenerci in forma, mangiare bene, smettere di fumare.
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