lunedì 16 febbraio 2015

International Agency for Research on Cancer: La maggior parte dei tipi di cancro non sono dovuti alla "sfortuna"



Ho già presentato in un precedente post lo studio di due ricercatori, Bert Vogelstein (genetista) e Cristian Tomasetti (statistico), della Johns Hopkins School of Medicine pubblicato su Science. Lo studio rivelava che chi è colpito da un tumore, in molti casi sarebbe stato solamente «colpito da sfortuna». Due terzi dei tumori secondo i ricercatori, sono imputabili a mutazioni genetiche (quindi “al caso”) piuttosto che a stili di vita sbagliati, difetti genetici o l’ambiente in cui si vive.  Come conseguenza si valorizzava poco  la prevenzione dando importanza alla diagnosi precoce. Ho scritto poi un post dal titolo: Cancro e sfortuna: «Science» fa marcia indietro. Tratto dal Corriere della Sera/Sportello Cancro/Fondazione Veronesi  del 6 febbraio 2015, a cura di Anna Meldolesi. In questo articolo si accenna al comunicato stampa del 13 gennaio  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Traduco da non professionista questo comunicato stampa (n. 231) dell' International Agency for Research on Cancer-IARC dal titolo: La maggior parte dei tipi di cancro non sono dovuti alla "sfortuna". IARC risponde all'articolo scientifico che sosteneva che i fattori ambientali e gli stili di vita sono responsabili di meno di un terzo dei tumori
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) fa parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization-WHO). La sua missione è quella di coordinare e condurre la ricerca sulle cause del cancro umano, sui meccanismi della carcinogenesi e per sviluppare strategie scientifiche per il controllo del cancro. L'Agenzia è impegnata sia nella ricerca epidemiologica e di laboratorio e diffonde informazioni scientifiche attraverso pubblicazioni, convegni, corsi e borse di studio.

Lione, Francia, 13 gen 2015
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (International Agency for Research on Cancer-IARC), agenzia  dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) specializzata in oncologia,  ha espresso con un comunicato del 13 gennaio 2015, il suo disaccordo con la conclusione della relazione scientifica sulle cause del cancro umano pubblicata sulla rivista Science, il 2 gennaio 2015, a firma del dott. Cristian Tomasetti e del dott. Bert Vogelstein. Lo studio, che ha ricevuto una diffusione mediatica capillare, confronta il numero di divisioni delle cellule staminali in una vasta gamma di tessuti, con il rischio di cancro  e suggerisce che le mutazioni casuali (o "sfortuna") sono "le maggiori responsabili di molti tipi di cancro, spesso più importanti dell'ereditarietà o dei fattori ambientali esterni."
Per molti tipi di cancro, gli autori dello studio hanno posto più attenzione alla diagnosi precoce della malattia piuttosto che alla prevenzione della sua comparsa. Se male interpretata, questa posizione potrebbe avere gravi conseguenze sia nella ricerca sul cancro e sia sulle prospettive della salute pubblica. Gli esperti IARC sottolineano che nell'analisi presentata nella relazione esiste una grave contraddizione con l'ampio corpo di evidenze epidemiologiche, nonché un certo numero di limitazioni metodologiche e pregiudizi. "Sapevamo già che per un individuo vi è un elemento di fortuna nello sviluppare una certo tipo di cancro, ma questo ha poco a che fare con il livello di rischio del cancro in una popolazione", spiega  il Direttore dello IARC Dr Christopher Wild." Concludere che la 'sfortuna' è la principale causa del cancro sarebbe fuorviante e può sminuire gli sforzi sia per identificare le cause della malattia, sia nel prevenirle efficacemente." Gli ultimi cinque decenni di ricerca epidemiologica internazionale hanno dimostrato che la maggior parte dei tumori che sono frequenti in una popolazione sono relativamente rari in un altra e che questi modelli variano nel tempo (2). Ad esempio, il cancro esofageo è comune tra gli uomini dell'Africa orientale, ma è raro in Africa occidentale. Il cancro colorettale, una volta raro in Giappone, è aumentato di 4 volte in soli due decenni. Queste osservazioni sono caratteristici di molti tumori comuni e sono coerenti con un importante esposizione ambientale e con gli stili di vita, al contrario di variazione genetiche o possibilità ("sfortuna"). Inoltre, gli esperti IARC identificano diverse imprecisioni nella relazione stessa. Queste includono l'enfasi sui tumori molto rari (ad es osteosarcoma, medulloblastoma) che danno solo un piccolo contributo all'incidenza  totale del cancro. Il rapporto esclude inoltre, a causa della mancanza di dati, cancri comuni per i quali l'incidenza è sostanzialmente diversa tra le popolazioni e nel corso del tempo. Quest'ultima categoria comprende alcuni dei tumori più frequenti in tutto il mondo, per esempio quelli dello stomaco, della cervice e del seno, noti per essere associati a infezioni o allo stile di vita e a fattori ambientali. Inoltre, lo studio si concentra esclusivamente sulla popolazione degli Stati Uniti come misura del rischio di vita. Il confronto con diverse popolazioni avrebbe dato risultati diversi. Anche se è da tempo chiaro che il numero di divisioni cellulari aumenta il rischio di mutazione e, quindi, di cancro, la maggior parte dei tumori più comuni che si verificano in tutto il mondo sono fortemente correlati alle esposizioni ambientali e agli stili di vita. In linea di principio, quindi, questi tumori sono prevenibili; sulla base delle conoscenze attuali, quasi la metà di tutti i casi di cancro in tutto il mondo può essere prevenuta. Questo è supportato in pratica da rigorose evidenze scientifiche che dimostrano una diminuzione nell'incidenza del cancro dopo interventi preventivi. Tipici esempi sono la diminuzione del tasso ddel cancro al polmone e di altri tumori legati al tabacco dopo la riduzione del fumo e il calo dei tassi del carcinoma epatocellulare tra le persone vaccinate contro il virus dell'epatite B. "Le lacune nella conoscenza eziologia dei rimanenti tumori non devono essere attribuite semplicemente alla 'sfortuna'", spiega Wild. "La ricerca delle cause deve continuare, come pure gli investimenti in misure di prevenzione per i tumori la cui fattori di rischio sono noti. Ciò è particolarmente importante nelle aree più svantaggiate del mondo, con aumento del cancro ma con risorse del servizio sanitario limitate.

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