Ho già presentato in un precedente post lo studio di due
ricercatori, Bert Vogelstein (genetista) e Cristian Tomasetti (statistico), della Johns Hopkins School
of Medicine pubblicato su Science. Lo studio rivelava che chi è colpito da un
tumore, in molti casi sarebbe stato solamente «colpito da sfortuna». Due terzi
dei tumori secondo i ricercatori, sono imputabili a mutazioni genetiche (quindi
“al caso”) piuttosto che a stili di vita sbagliati, difetti genetici o
l’ambiente in cui si vive. Come
conseguenza si valorizzava poco la
prevenzione dando importanza alla diagnosi precoce. Ho scritto poi un post dal
titolo: Cancro
e sfortuna: «Science» fa marcia indietro. Tratto dal Corriere della
Sera/Sportello Cancro/Fondazione Veronesi del 6 febbraio 2015, a cura di Anna Meldolesi. In questo articolo si accenna al comunicato
stampa del 13 gennaio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Traduco da non professionista questo comunicato stampa (n.
231) dell' International Agency for Research on Cancer-IARC dal titolo: La maggior parte dei tipi di cancro non
sono dovuti alla "sfortuna". IARC risponde all'articolo scientifico
che sosteneva che i fattori ambientali e gli stili di vita sono responsabili di
meno di un terzo dei tumori
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) fa
parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization-WHO).
La sua missione è quella di coordinare e condurre la ricerca sulle cause del
cancro umano, sui meccanismi della carcinogenesi e per sviluppare strategie
scientifiche per il controllo del cancro. L'Agenzia è impegnata sia nella
ricerca epidemiologica e di laboratorio e diffonde informazioni scientifiche
attraverso pubblicazioni, convegni, corsi e borse di studio.
Lione, Francia, 13 gen 2015
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro
(International Agency for Research on Cancer-IARC), agenzia dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO)
specializzata in oncologia, ha espresso
con un comunicato del 13 gennaio 2015, il suo disaccordo con la conclusione
della relazione scientifica sulle cause del cancro umano pubblicata sulla
rivista Science, il 2 gennaio 2015, a firma del dott. Cristian Tomasetti e del
dott. Bert Vogelstein. Lo studio, che ha ricevuto una diffusione mediatica
capillare, confronta il numero di divisioni delle cellule staminali in una
vasta gamma di tessuti, con il rischio di cancro e suggerisce che le mutazioni casuali (o
"sfortuna") sono "le maggiori responsabili di molti tipi di
cancro, spesso più importanti dell'ereditarietà o dei fattori ambientali
esterni."
Per molti tipi di cancro, gli autori dello studio
hanno posto più attenzione alla diagnosi precoce della malattia piuttosto che
alla prevenzione della sua comparsa. Se male interpretata, questa posizione
potrebbe avere gravi conseguenze sia nella ricerca sul cancro e sia sulle
prospettive della salute pubblica. Gli esperti IARC sottolineano che nell'analisi
presentata nella relazione esiste una grave contraddizione con l'ampio corpo di
evidenze epidemiologiche, nonché un certo numero di limitazioni metodologiche e
pregiudizi. "Sapevamo già che per un individuo vi è un elemento di fortuna
nello sviluppare una certo tipo di cancro, ma questo ha poco a che fare con il
livello di rischio del cancro in una popolazione", spiega il Direttore dello IARC Dr Christopher
Wild." Concludere che la 'sfortuna' è la principale causa del cancro
sarebbe fuorviante e può sminuire gli sforzi sia per identificare le cause
della malattia, sia nel prevenirle efficacemente." Gli ultimi cinque
decenni di ricerca epidemiologica internazionale hanno dimostrato che la maggior
parte dei tumori che sono frequenti in una popolazione sono relativamente rari
in un altra e che questi modelli variano nel tempo (2). Ad esempio, il cancro
esofageo è comune tra gli uomini dell'Africa orientale, ma è raro in Africa
occidentale. Il cancro colorettale, una volta raro in Giappone, è aumentato di
4 volte in soli due decenni. Queste osservazioni sono caratteristici di molti
tumori comuni e sono coerenti con un importante esposizione ambientale e con
gli stili di vita, al contrario di variazione genetiche o possibilità
("sfortuna"). Inoltre, gli esperti IARC identificano diverse imprecisioni
nella relazione stessa. Queste includono l'enfasi sui tumori molto rari (ad es
osteosarcoma, medulloblastoma) che danno solo un piccolo contributo all'incidenza
totale del cancro. Il rapporto esclude
inoltre, a causa della mancanza di dati, cancri comuni per i quali l'incidenza
è sostanzialmente diversa tra le popolazioni e nel corso del tempo.
Quest'ultima categoria comprende alcuni dei tumori più frequenti in tutto il
mondo, per esempio quelli dello stomaco, della cervice e del seno, noti per
essere associati a infezioni o allo stile di vita e a fattori ambientali.
Inoltre, lo studio si concentra esclusivamente sulla popolazione degli Stati
Uniti come misura del rischio di vita. Il confronto con diverse popolazioni
avrebbe dato risultati diversi. Anche se è da tempo chiaro che il numero di
divisioni cellulari aumenta il rischio di mutazione e, quindi, di cancro, la
maggior parte dei tumori più comuni che si verificano in tutto il mondo sono
fortemente correlati alle esposizioni ambientali e agli stili di vita. In linea
di principio, quindi, questi tumori sono prevenibili; sulla base delle
conoscenze attuali, quasi la metà di tutti i casi di cancro in tutto il mondo
può essere prevenuta. Questo è supportato in pratica da rigorose evidenze
scientifiche che dimostrano una diminuzione nell'incidenza del cancro dopo
interventi preventivi. Tipici esempi sono la diminuzione del tasso ddel cancro
al polmone e di altri tumori legati al tabacco dopo la riduzione del fumo e il
calo dei tassi del carcinoma epatocellulare tra le persone vaccinate contro il
virus dell'epatite B. "Le lacune nella conoscenza eziologia dei rimanenti
tumori non devono essere attribuite semplicemente alla 'sfortuna'", spiega
Wild. "La ricerca delle cause deve continuare, come pure gli investimenti
in misure di prevenzione per i tumori la cui fattori di rischio sono noti. Ciò
è particolarmente importante nelle aree più svantaggiate del mondo, con aumento
del cancro ma con risorse del servizio sanitario limitate.
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