martedì 17 marzo 2015

Che cosa dicono i medici ai 'terapeuti alternativi' quando un paziente muore? Niente. Non ne parliamo




Jessica Ainscough, 30enne australiana: ha rifiutato
 il trattamento convenzionale per curare il suo sarcoma,
è recentemente scomparsa: seguiva la terapia Gerson

Trovo su Oncoinfo del 3 marzo 2015 un post dal titolo Ancora su Oncologia e medicina alternativa. Si dice: Forse che un oncologo e un terapeuta “alternativo” dovrebbero parlarsi, quando un paziente di entrambi muore? Ha più senso difendere la nostra opinione, oppure deve prevalere il criterio di rispettare sopra ogni altra cosa l’autonomia individuale del paziente? Se lo chiede un articolo di “The Guardian”. Anche se oncologi e terapeuti  di medicina alternativa si muovono in ambiti diversi, è evidente che finiscono spesso col prendersi cura degli stessi pazienti. Ed è frequente la frustrazione avvertita dall’oncologo nello scoprire (di solito tardivamente) che un proprio paziente si è sobbarcato una terapia non basata su evidenze, spesso anche costosa, sommando così disillusione a disillusione. (Luciano De Fiore).
[Nel sito di Wikipedia le terapie alternative per i cancro vengono classificate sostanzialmente in tre gruppi:
1.      i trattamenti alternativi offerti come un sostituto per il trattamento medico standard, ma esclusi e ritenuti inutili (e talvolta dannosi e pericolosi): sono il metodo Di Bella, il metodo Kousmine, il metodo Gerson, l'Essiac, il metodo Simoncini, le cure anticancro della medicina ortomolecolare, della fitoterapia, dell'omeopatia e del reiki, la Nuova Medicina Germanica, la terapia 714-X e la dieta Budwig;
2.      trattamenti alternativi come aggiunta al trattamento standard: le varie diete anticancro o l'Escoazul e la stessa fitoterapia;
3.      trattamenti proposti in passato ma ritenuti ormai obsoleti anche nello stesso ambiente della medicina alternativa, che tuttavia godono ancora di alcuni sostenitori: ad esempio il Siero Bonifacio o le gocce di Vieri.
Le terapie alternative e quelle obsolete vengono rifiutate dalla medicina, mentre quelle integrative, come le diete vegetariane, vengono talvolta accettate dall'oncologia, benché solo come prevenzione e come supporto alla terapia del cancro con i metodi scientificamente riconosciuti.]
Traduco da non professionista l'articolo dal quotidiano britannico "The Guardian" dal titolo: What do doctors say to 'alternative therapists' when a patient dies? Nothing. We never talk (Che cosa dicono i medici ai 'terapeuti alternativi' quando un paziente muore?  Niente.  Non ne parliamo).

L'autrice dell'articolo è Ranjana Srivastava, oncologa e scrittrice, con sede a Melbourne (Australia). Per vedere il suo sito clicca qui.

Ecco la traduzione dell'articolo: La consultazione è finita e accompagno la paziente verso l'uscita. Attraverso la porta aperta, noto la fila dei pazienti in attesa che fissano noiosamente la televisione.
«Ma io non ho ancora finito," mi dice la paziente lamentandosi. "Ho ancora delle domande da porle."
Ha già prorogato a 30 minuti la consultazione  e ho fretta. Dalla sua borsa, la paziente estrae una lunga lista. Con i suoi diversi colori, frecce e bandiere sembra una complicata mappa della metropolitana.
"Devo prendere le mie vitamine per via endovenosa il giorno della chemio o dopo?"
Non faccio in tempo a risponderle che lei continua: "Può spostare l'appuntamento per la chemio perché devo fare la pulizia del colon? Sono molto occupati, lo sa. Ho prenotato con settimane di anticipo la sua colonscopia. "
Mi sento leggermente irritata per il suo modo di porsi nei miei confronti.
"Una mia amica sta facendo magnetoterapia," continua. "Lei è quasi guarita anche se i medici tradizionali avevano rinunciato." Devo interromperla: "Possiamo parlarne un'altra volta? Mi dispiace ci sono molti pazienti in attesa. "
Lei impassibile. "Ho bisogno di sentirmi ascoltata, lo sa. Voglio sapere della terapia juicing. "
Chiudo la porta con il piede, e mi siedo. "Ho perso dei pazienti per questi trattamenti," le dico tranquillamente. "Se vuole veramente la mia opinione, direi di evitarli tutti. La sua chemioterapia sta andando bene. "
"Sapevo che l'avrebbe detto," risponde lei. La mia irritazione cresce. Sono consapevole del fatto che i malati di cancro a volte dicono che i loro oncologi non hanno il tempo di occuparsi delle terapie alternative. Mi trattengo.
« Mi dica perché queste questioni l'attirano", le chiedo. "Perché sono naturali. Guariscono il corpo dall'interno e garantiscono risultati", risponde lei, stancamente, come se parlasse a un bambino che si comporta male.
Studi dimostrano che quasi il 70% dei malati di cancro e un sbalorditivo 90% dei pazienti coinvolti in studi clinici di fase iniziale fa uso di terapie alternative. Ora sappiamo che molte di queste terapie non sono solo inutili, ma sono addirittura pericolose. Erbe e integratori possono interagire con la chemioterapia e ridurre la sua efficacia, un chiaro problema quando la terapia viene data con intento curativo.
Ricercatori canadesi hanno scoperto che delle 44 bottiglie di erbe che hanno testato, un buon terzo non contenevano la pianta pubblicizzata sulla bottiglia. L'analisi rivela che molti integratori spesso usati sono pieni di farina di riso ed erbacce. L'Organizzazione Mondiale della sanità definisce tutto ciò una minaccia per la sicurezza dei consumatori.
L'efficacia di terapie con luce od onde elettromagnetiche sono state smentite da influenti organizzazioni che si occupano di cancro, tra cui l'American Cancer Society e il Cancer Council Australia.
La terapia Gerson viene presentata come "il trattamento naturale che attiva straordinarie capacità del corpo per guarire se stesso". Il sito del Cancer Research UK, spiega che la terapia richiede ad un individuo di consumare nove (sì, nove) chili di frutta e verdura e di effettuare tre o quattro clisteri di caffè al giorno. Qualcuno afferma che "in certe situazioni la terapia Gerson potrebbe essere molto dannosa per la salute".
In 10 anni di attività oncologica ho assistito ad alcune devastanti conseguenze quando alcuni terapeuti hanno raccomandano terapie "alternative".
Ad una paziente emaciata per un cancro al seno fu detto di presentarsi al pronto soccorso perché il suo terapeuta alternativo non poteva fare più nulla per aiutarla a camminare. Neanche noi. La paziente morì di compressione del midollo spinale dopo una manipolazione vigorosa alla schiena.
Ricordo l'uomo le cui finanze e il cancro alla prostata rimasero entrambi fuori controllo dopo aver sborsato 50.000 dollari per infusioni di vitamine. Si pentì di aver rinunciato ai benefici provati della chemioterapia.
La moglie di un paziente oncologico che scoprì  l'entità del suo debito per una terapia naturale solo dopo la morte del marito e fu costretta a vendere la casa.
I loro figli hanno dovuto smettere di studiare per contribuire a pagare le spese per le erbe esotiche importate del padre. Questi non sono casi isolati - ogni oncologo può raccontare le gravi conseguenze finanziarie e psicologiche, vissute dalla famiglia per molto tempo dopo la morte del congiunto.
Molte persone sostengono che il trattamento chemioterapico non è meno scoraggiante, distruttivo e a volte anche mortale. Sono d'accordo. La differenza, credo, è che per la chemio è apertamente disponibile letteratura da fonti attendibili che ve lo chiarisce. Siamo in grado di analizzare le sfumature del consenso informato e di una comunicazione chiara, ma la verità è che i destinatari di chemioterapia stanno ricevendo sempre più informazione e istruzione, per non parlare di monitoraggio tossicologico.
L'abbandono da parte dell'oncologo alla fine della vita sembra un rimpianto comune, - ma oserei dire che impallidisce in confronto alla totale mancanza di senso del dovere dei terapeuti alternativi quando un paziente oncologico diventa terminale. Se non mi credete, chiedete ad un medico di famiglia o ad un medico del pronto soccorso, le altre due specializzazioni a cui viene chiesto di recuperare queste situazioni disperate.
Di cosa parlano un oncologo e un terapista alternativo quando una paziente come la Ainscough muore? (Jessica Ainscough, che ha rifiutato il trattamento convenzionale per curare il suo sarcoma, è recentemente scomparsa, seguiva la terapia Gerson.)  Ognuno difende la sua professione, pondera l'etica medica o mette l'autonomia individuale al di sopra di tutto? Ho fatto questa domanda a diversi medici e la risposta è stata inequivocabile. "Non parliamo." Nel senso che non parliamo mai tra di noi.
Oncologi e terapeuti di medicina alternativa si muovono in ambiti diversi anche se risulta che spesso ci prendiamo cura degli stessi pazienti. Quando scopro (di solito in ritardo) che un mio paziente si è sottoposto alle vane promesse di una cura non provata, mi sento avvilita. Quanto più costoso, estremo o esotico è il trattamento, più complicata sembra essere la fine.
Ho poca speranza che qualcuno che vende false speranze a un paziente vulnerabile voglia spiegarmi perché lo faccia. Una volta ho incontrato un medico che ha curato un malato di cancro facendogli spendere 500 dollari in vitamine. Quando l'abbiamo scoperto l'imbarazzo è stato grande. Gli chiesi "Perché?" La sua risposta è stata "Perché i pazienti lo vogliono." Non c'era motivo per continuare la conversazione.

Il terapeuta naturale è disponibile a discutere della cura con un oncologo? In base alla mia esperienza, no. Non c’è mai una lettera né una telefonata, nemmeno quando un paziente è gravemente malato e potrebbe essere utile sapere se qualche trattamento non convenzionale può essere tossico. D'altra parte, io ogni tanto ricevo richieste per analisi mediche che il terapeuta naturale non può prescrivere. L'ultima è stata: "Ho bisogno di una TAC per vedere quale terapia naturale riuscirà a penetrare meglio nel tumore." Ho gentilmente rifiutato.

I professionisti che si consultano più spesso con gli oncologi sono i fisioterapisti, gli infermieri di cure palliative e i medici di medicina generale. Non paiono avere problemi a condividere dubbi, chiedere consigli e trovare compromessi.
Ma lo scopo di molte terapie alternative sembra essere il loro segreto potere di guarigione. So che si dice spesso, ma sinceramente non ritengo l’arroganza una buona spiegazione del motivo per cui gli oncologi e gli operatori alternativi non parlano: vorrei, piuttosto, dire che siano lo sgomento e la sfiducia, così come il fatto problematico che un medico può essere disciplinato per  un errore involontario, mentre a un terapeuta di medicina alternativa possono lasciar passare anche un danno intenzionale.
Questo non è un motivo per giustificare la medicina ufficiale, ma per regolare quella alternativa. Forse questo renderebbe più facile seguire il consiglio ai medici di familiarizzarsi con le varie forme di medicina complementari e alternative. È concepibile che alcune pratiche valide siano ancora macchiate dal cattivo nome di quelle fraudolente: l’alfabetizzazione sanitaria si muove ad un ritmo molto lento. L'industria della salute alternativa invece, del valore di molti miliardi di dollari, marcia a passo svelto e attrarrà sempre quei pazienti indifesi che si aggrappano alla minima promessa di recupero senza danno associato. Ogni volta che c’è in gioco del denaro e la promessa sembra troppo bella per essere vera, è ancora valido il motto: Caveat emptor ("stia in guardia il compratore!").

Nessun commento:

Posta un commento