venerdì 14 dicembre 2012

Oncologia, la chance delle terapie integrate


Suite del St. Luke di Houston: chi può e chi non può
Sia nella rassegna stampa dell'Azienda Ospedaliera di Padova che in quella dello IOV trovo questo interessante articolo di Lucilla Vazza pubblicato nel SOLE 24 ORE SANITA di giovedì 13 dicembre 2012, a pag. 14.
Mi sono permesso di linkare alcuni acronimi e lemmi per renderlo più comprensibile ai lettori, chiedo venia a Lucilla Vazza e al Sole24Ore. Inoltre ho postato la foto di una delle 9 suite dell'Ospedale St. Luke di Houston. A chi non piacerebbe essere curato in un ospedale come questo? Ho cercato di capire quanto costa farsi curare lì; vi consiglio di leggere l'articolo su  RepubblicaD "Una città per guarire" sul Texas Medical Center di Houston, il centro ospedaliero più grande del mondo. Dove si curano, tra gli altri, politici europei, rockstar americane e sceicchi arabi. (Mi sembra che manchino metalmeccanici, professori, presidi...)
Ma torniamo al nostro articolo.
Sopratitolo dell'articolo: AL CONGRESSO ARTOI IL PUNTO SULLE BEST PRACTICE INTERNAZIONALI
Titolo dell'articolo: Oncologia, la chance delle terapie integrate        
«L'essenziale è invisibile agli occhi», con questa citazione del "Piccolo Principe", Philip A. Salem, direttore del programma di ricerca sul cancro dell'Ospedale St. Luke di Houston e tra i massimi esperti mondiali di terapia integrata in oncologia, spiega l'approccio alla diagnosi di tumore.

Il medico cerchi l'invisibile. Dopo 45 anni di esperienza, Salem spiega, infatti, che: «Quando il tumore è visibile è già esteso. La malattia che vediamo non è "tutta" la malattia che è presente nell'organismo. Ciò che non si vede, ma che c'è, porterà i veri problemi» e prosegue, puntualizzando che: «L'invisibile è ciò che uccide: il tumore va rimosso, ma quella rimozione è quasi più un terapia per il medico, perché ormai il cancro è lì e l'impegno deve andare nella direzione di una diagnosi completa, definitiva. Il primo attacco alla malattia dev'essere il più aggressivo e per questo bisogna fare terapia sistemica su tutto l'organismo».
Si è discusso di questo e di molti altri aspetti della medicina integrata nel quarto congresso internazionale dell'associazione Artoi, in prima linea sulla ricerca e terapia oncologica integrata, che si è svolto nei giorni scorsi a Roma.
«Ogni anno portiamo a congresso l'avanguardia mondiale nelle cure integrate: il paziente merita tutta la nostra serietà, la medicina integrata rappresenta il futuro delle terapie oncologiche, perché il paziente è una persona da valutare nella sua unicità e a cui offrire le migliori chance di cura» spiega il presidente Artoi Massimo Bonucci. «In ambito oncologico, le terapie tradizionali sono fortemente invasive, ma sono necessarie. Noi cerchiamo di mitigare gli effetti di questa aggressione all'organismo con un mix di cure che potenziano gli esiti antitumorali, riducendo lo stress psicofisico. Nel nostro congresso, sono state portate case histories importanti da tutto il mondo. Qualcosa si inizia a fare anche in Italia, ma i pregiudizi (e l'ignoranza) sulle nuove terapie restano forti», incalza Bonucci. «Ignorando - continua - che ridurre gli effetti collaterali di radio e chemioterapia contrasta l'abuso di farmaci antinausea e antidolorifici, migliorando l'appropriatezza prescrittiva, e non solo, perché i pazienti integrati non devono ricorrere a ricoveri ospedalieri per gli effetti dei trattamenti antiblastici, con un notevole risparmio per il nostro Ssn. Per questo l'integrazione dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini, in tutte le Regioni», conclude il presidente Bonucci. Cercare la giusta combinazione terapeutica evita anche il pericoloso fenomeno del "fai da te" e del ricorso a terapie fantasiose e pericolose rimediate sul web. «Nei centri che praticano le terapie integrate, per esempio all'Istituto Tumori di Milano, ma anche nei centri associati Artoi, lo staff di medici, esperti sia in terapie classiche che in terapie naturali e nutraceutiche, consiglia le associazioni terapeutiche migliori sulla base dei bisogni del paziente e delle evidenze scientifiche esistenti, tenendoli lontani da chi lucra sui drammi dei pazienti», puntualizza Bonucci. L'obiettivo è fornire un percorso di cura completo che include nutrizione, gestione dello stress e degli aspetti emotivi, in associazione con integratori utili a rafforzare l'organismo.
Più pepe alla vita. Tra le molte novità, la presentazione dello studio sulle spezie di Bharat B. Aggarwal, Capo dipartimento del M.D. Anderson Center, Università di Houston, in cui si spiegano le incredibili capacità antitumorali della molecola della curcuma, che ha poteri antiossidanti multi-target, contro vari tipi di infiammazioni e quindi patologie, ed è 50 volte più potente della vitamina C e della vitamina E.
Infine, Artoi ha elaborato un importante documento di consenso sulla nutrizione del paziente oncologico. Perché i cibi interagiscono con le cure e hanno un ruolo attivo nel percorso di guarigione individuale.
Le raccomandazioni per un ottimo stato nutrizionale
1ª Raccomandazione: nelle terapie oncologiche un'alimentazione guidata è importante quanto una chemioterapia ben modulata. L'alimentazione in Oncologia non può e non deve essere semplice proscrizione come spesso accade (il classico consiglio del medico: no al latte e alla carne rossa), ma è una selezione ragionata e personalizzata degli alimenti attraverso una consulenza specialistica utilizzando le informazioni provenienti da strumenti diagnostici avanzati come Test genetici, Bia, Lipidomica e altri.
2ª Raccomandazione: nel cancro è fondamentale attivare l'autofagia. Praticare la restrizione calorica pre-chemioterapia di 48 ore. Uno studio recente, pubblicato su Science Translational Medicine, ha dato un nuovo e importante impulso alle già note conoscenze sulla restrizione calorica/digiuno; coordinato dal genovese Valter Longo, direttore dell'Istituto di Longevità alla University of Southern California di Los Angeles, e realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Oncologia dell'istituto Gaslini di Genova, diretto da Vito Pistoia, ha dimostrato che un breve digiuno (48 ore prima della chemioterapia) in un modello animale di neurobiastoma protegge le cellule sane, che riposano come in uno stato di ibernazione in attesa di nuovo nutrimento, e rende più vulnerabili le cellule malate, riduce gli effetti indesiderati della chemio e protegge anche dalla metastasi. Il digiuno destabilizza le cellule ammalate, che cercano, invano, altre vie per rigenerarsi di fatto indebolendosi perché solo le cellule sane possono sopravvivere al digiuno. Tale protocollo è già in uso al Norris Cancer Center di Los Angeles.
3ª Raccomandazione: manipolazione nutrizionale della cellula neoplastica per aumentare l'efficacia della chemioterapia. Il gruppo di lavoro ed esperti, in una visione multidisciplinare, hanno coordinato le linee guida in Oncologia secondo Artoi che rappresentano le fondamenta dell'alimentazione nel malato oncologico.

Cosa sono le terapie oncologiche integrate?
Dal sito dell’Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate (A.R.T.O.I.), trovo la definizione di terapie integrate
[ARTOI è un'Associazione no-profit, organizzazione professionale multidisciplinare, dedicata allo studio, ricerca ed applicazione di trattamenti oncologici attraverso l’uso integrato di più opzioni terapeutiche.]
Per terapie oncologiche integrate si intende l’applicazione combinata di una serie di metodiche siano esse interventistiche (chirurgia, radioterapia, ipertermia) che farmacologiche (chemioterapia, immunoterapia, supporto complementare) che dietetiche e psicologiche atte a migliorare lo stato psicofisico e la qualità della vita del paziente e la maggior probabilità di risposte positive. Si definiscono “integrate” perché fanno parte del complesso e definitivo trattamento della neoplasia, e che oggi nel mondo sono considerate necessarie nella gestione del paziente neoplastico.
 
Perchè andare al St. Luke´s?
Si legge nel sito del St. Luke's questa bellissima, ma sicuramente costosa mission.
Esperienza con un’assistenza ricca di amore e fede. Sarà Vero?
Il St. Luke´s Episcopal Hospital è un centro di riferimento terziario, senza fini di lucro, per cure specialistiche situato nel Centro Medico del Texas che offre i suoi servizi alla grande area metropolitana di Houston e che per più di cinquanta anni ha attirato pazienti da tutto il mondo. Insieme al nostro personale medico siamo impegnati per offrire la migliore e compassionevole cura possibile della persona nella sua integrità, mente, corpo e anima.

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