lunedì 13 febbraio 2012

Tumore: partita per la vita che non ammette pareggio

Trovo nel sito del Corriere della Sera.it la notizia della morte di Matteo Mastromauro, giornalista del TG5. Se in Italia si stima che in media muoiano ogni giorno circa 570 pazienti per tumore, perchè ricordiamo Matteo? Perchè persona televisiva? Perchè giovane (42 anni)? Soprattutto per il filmato che consiglio di vedere e per l'impegno lavorativo che lo ha occupato fino alla fine. Per chi lotta contro questa malattia consiglio oltre alle cure, se possibile anche l'impegno nel lavoro e nel volontariato. 
Arrivederci Matteo e un abbraccio alla moglie Barbara.
 
Morto Mastromauro, giornalista Tg5
In un video web la sua lotta al cancro
Caporedattore, aveva 42 anni. In un filmato postato su YouTube aveva parlato del suo tumore ai polmoni

MILANO - È morto sabato a Milano, dopo una lunga malattia, il giornalista del Tg5 Matteo Mastromauro. Ne dà notizia Mediaset. Dalla sede Tg5 nel capoluogo lombardo, Mastromauro si è occupato di politica, seguendo la Lega Nord e l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e di cronaca. Lascia la moglie Barbara. Prima di morire, il giornalista ha realizzato un video struggente, caricato su YouTube, in cui racconta la sua malattia, un cancro ai polmoni scoperto nel 2008 e che non gli ha impedito di lavorare fino all'ultimo, malgrado la fatica delle cure. «Quella oncologica è una partita per la vita, una delle poche partite che non ammette pareggio: o si vince o si perde», spiegava nel video il cronista.
LA CARRIERA E IL RICORDO DI MIMUM - Quarantadue anni, milanese, Mastromauro, era diventato giornalista a Il Foglio, successivamente aveva fatto parte della redazione di Libero. A Mediaset era arrivato più di dieci anni fa, iniziando a lavorare al Tg4. Laureato in scienze politiche, Mastromauro era caporedattore al Tg5 e si occupava di politica e cronaca. Aveva anche una grande passione e competenze per le tecnologie. La notizia ha provocato dolore e sgomento nella redazione del telegiornale di Canale 5. Il direttore della testata, Clemente Mimun, ricorda il collega scomparso «per le grandi qualità umane e professionali che ha sempre dimostrato ma soprattutto per il coraggio e la forza con cui ha combattuto fino alla fine il male che ce lo ha portato via».
Redazione Online 11 febbraio 2012 | 16:04

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