Il Registro dei Tumori del Veneto
è nell'occhio del ciclone. Secondo i due articoli della giornalista Roberta
Polese del Corriere del Veneto: "Allo
stato dei fatti invece appare un’unica evidenza: dal 1999 a oggi il registro ha
coperto meno della metà della popolazione veneta, poche Usl stanno fornendo il
supporto informativo e tra quelle che mancano c’è Padova".
Così conclude l'articolo del
9.1.13 la giornalista: "Curare un
tumore costa molto, e se non se ne conosce l’incidenza e la diffusione
territoriale costa ancora di più".
Che
cos'è il Registro Tumori?
Chi desidera capire cos'è il Registro Tumori del
Veneto vada nel sito (clicchi qui).
Si legge nell'introduzione: La registrazione sistematica dei casi incidenti di neoplasia inizia in
Italia nel 1976 col Registro Tumori della Lombardia, riguardante la Provincia
di Varese. Secondo la più recente pubblicazione dell'Associazione Italiana dei Registri
Tumori (http://www.registri-tumori.it/) sono oggi operanti 30 Registri Tumori
generali e 5 Registri Tumori specializzati (per fasce di età o specifico
tumore). Pur essendo circa il 33% della popolazione coperta da un sistema di
registrazione dei tumori, tale percentuale è maggiore al Nord del Paese (49%)
rispetto al Centro (26%) e al Sud (25%).
Generalmente
la registrazione di un caso incidente, ovverosia una nuova diagnosi di tumore,
avviene attraverso la raccolta attiva da parte del personale del Registro delle
diagnosi di malattia neoplastica effettuate presso i servizi di Anatomia
Patologica e i reparti oncologici, e non, dei complessi ospedalieri. A questi
vanno aggiunti i certificati di morte riportanti una causa di morte per tumore
disponibili presso i Settori Responsabili delle Unità Locali dei Servizi Socio
Sanitari (ULSS).
Nel
dicembre 1989 la Regione Veneto ha affidato ad un gruppo di lavoro, costituito
da epidemiologi, il progetto di fattibilità di un Registro Tumori di
Popolazione.
L'ipotesi
di lavoro era che fosse possibile costituire un sistema di registrazione
utilizzando i dati codificati e informatizzati relativi alle dimissioni
ospedaliere, ai referti di anatomia patologica e ai certificati di morte e
applicando una procedura di decisione automatica delle diagnosi. Queste
informazioni vengono routinariamente raccolte dalle ULSS, che, in questa
regione, sono informatizzate dall'inizio degli anni '80 e gestiscono anche le
anagrafi sanitarie.
Tale
progetto diventato operativo nel 1990, si è concluso positivamente nel giugno
1995 con la pubblicazione dei dati di incidenza relativi al periodo 1987-89 per
9 ULSS.
I vari Registri dei Tumori in Italia sono associati nell'Associazione
italiana registri tumori (AIRTUM Onlus).
Sono
soci dell'AIRTUM i ricercatori e il personale tecnico operanti presso i
Registri tumori di popolazione (generali e specializzati) con sede in Italia e
i cittadini italiani e stranieri che hanno documentato interesse professionale
e scientifico alla Registrazione, all'epidemiologia dei tumori e ai sistemi
informativi sanitari.
Ma che cosa è successo al Registro Tumori del Veneto?
Perché è stato assegnata al Sistema Epidemiologico Regionale (SER) la tenuta
del Registro, togliendolo allo IOV?
Che
cos'è il SER? I rapidi mutamenti demografici, sociali,
culturali, scientifici e tecnologici che caratterizzano la società
contemporanea hanno forti ripercussioni sui bisogni in salute della
popolazione. Le politiche sanitarie, sempre più demandate al livello regionale,
richiedono pertanto un adeguato supporto informativo sulle principali dinamiche
epidemiologiche ed assistenziali regionali, al fine di favorire un'appropriata
definizione e una efficace implementazione sia degli interventi di promozione
della salute e prevenzione sanitaria, che delle attività di cura e
riabilitazione.
In
tale contesto la Regione del Veneto ha attivato il Coordinamento del Sistema
Epidemiologico Regionale (SER) allo scopo di garantire continuità,
sistematicità e validità alla produzione e diffusione di informazioni sui
determinanti e sullo stato di salute della popolazione del Veneto,
sull'utilizzo dei servizi sanitari e sulla qualità dell'assistenza sanitaria e
degli interventi di sanità pubblica a supporto della programmazione
socio-sanitaria regionale (dal sito del SER).
Sia il Registro dei tumori che il Sistema Epidemiologico Regionale si trovano in Passaggio
Gaudenzio, 1 - 35131 Padova (PD)
Quello che è successo, cerca di spiegarcelo Roberta
Polese che sul "Il Corriere del Veneto" ha scritto due articoli sul Registro Tumori del Veneto: il primo il 09
gennaio 2013, il secondo l'11.01.2013.
Articolo
dell'11.01.2013
Titolo: Registro tumori via dallo Iov - Padrin: «Se
ne occuperà il Ser è un'emergenza che va risolta»
Sottotitolo: Sanità Buona parte
dei dati raccolti non viene utilizzata
PADOVA — Registro tumori: rivoluzione in
arrivo. «Ho ricevuto solo oggi (ieri per chi legge ndr) il nuovo regolamento
che dovrà essere applicato al Registro - spiega Leonardo Padrin, a capo della
commissione salute della Regione, che ieri ha discusso della
"paralisi" in cui versa lo strumento epidemiologico regionale -
questo nuovo regolamento è stato predisposto dalla giunta all'inizio di
dicembre: ciò che cambia, nella sostanza, è che verrà tolto allo Iov il compito
di coordinare il flusso dei dati provenienti dalle Asl, questo compito verrà
affidato al Ser, il servizio epidemiologico regionale che fisicamente si trova
nella Usl di Thiene». Il motivo? «E' una questione di privacy legata al
trattamento dei dati - spiega Padrin, rimarcando ciò che l'assessore Luca
Coletto aveva sollevato alle interrogazioni di Pd e Idv - le informazioni
devono rimanere all'interno delle Asl». E il lavoro fatto finora? «Per il
momento guardiamo avanti e cerchiamo di far partire la macchina senza intoppi -
spiega Padrin - la settimana prossima voteremo il regolamento in commissione e
poi lo porteremo in Consiglio, ci sono tempi che vanno rispettati, quando tutto
sarà a norma di legge cercheremo di capire che cosa è successo fino ad oggi, al
momento non prevedo nessuna ispezione al Registro, prendo atto, com'è stato
scritto sui giornali, che ci sono stati dei problemi personali che avrebbero
rallentato la trasmissione dei dati, ma c'è un'emergenza che va risolta e
cerchiamo di trovare una soluzione». L'accenno riguarda le acredini tra la
struttura che fornisce i dati, ovvero le due anatomie patologiche di Padova
guidate dal professor Massimo Rugge, e l'epidemiologa Paola Zambon, che fino al
primo dicembre 2012 è stata a capo del registro (che si trova a Padova in
passaggio Gaudenzio - vicino alla stazione), e che ora è andata in pensione. La
nuova nomina verrà fatta direttamente dal direttore generale della sanità
regionale Domenico Mantoan. Ciò che è certo è che la struttura non verrà smantellata:
le 16 persone (incluso il direttore) che stanno ancora lavorando alla raccolta
e rielaborazione dei dati, continueranno a svolgere il loro lavoro. Solo che
non sarà più lo Iov a pagarli, chiedendo poi il rimborso alla Regione, ma
direttamente l'assessorato alla sanità. Un modo per rendere più snello il
meccanismo, anche se, nelle intenzioni primarie era stato rintracciato nello
Iov, (Istituto oncologico veneto, un Irccs) il centro più opportuno in virtù
della sua stessa natura, ovvero lo studio e la ricerca sui tumori. Ma qualcosa,
in questo meccanismo, non ha funzionato. Molte Usl (Belluno, Feltre, Bassano,
la Veneziana, Mirano, Rovigo, Adria, Vicenza, Treviso,
Castelfranco-Montebelluna e Verona) hanno regolarmente fornito i dati sui
tumori allo Iov. La «bolla» sul caso privacy è stata fatta scoppiare solo per
Padova, unica provincia che non ha fornito rilevamenti in nessuna delle sue
strutture ospedaliere. Il motivo dell'impasse, confermato dagli stessi
ricercatori, è la tensione tra il professor Massimo Rugge, e il direttore del
registro, la professoressa Zambon dello Iov. Il primo dice di aver fornito il
materiale, la seconda dice che è tutto bloccato. Ora la questione della privacy
mette tutto in discussione e consente una rielaborazione della struttura che di
fatto toglie allo Iov qualsiasi «paternità» al registro. Eliminato uno dei due
contendenti resta quindi da vedere quando la macchina si rimetterà in moto.
Solo allora i cittadini potranno avere la mappa dei tumori nelle loro città, e
la politica potrà fare scelte di sviluppo consapevoli.
Articolo
del 09 gennaio 2013: Tumori, registro fantasma -
Mezzo Veneto senza dati.
Sottotitolo: E Padova ora è «scomparsa» dal
sistema. Lo strumento copre soltanto la metà della popolazione
PADOVA — Tutto tace. Del
polverone di polemiche alzato due anni fa sul registro dei tumori del Veneto,
di fatto fermo al 1999, non è rimasta che altra polvere, stesa come un velo su
centinaia di migliaia di dati e informazioni che non arrivano a destinazione o,
quando arrivano, non vengono utilizzati. Lo strumento, voluto dalla Regione e
finanziato sette anni fa con due milioni di euro, dovrebbe avere il duplice
obiettivo di fornire supporto alla ricerca scientifica e consentire ai vari
apparati della Regione di fare scelte consapevoli di programmazione sanitaria e
sviluppo economico. Allo stato dei fatti invece appare un’unica evidenza: dal
1999 a oggi il registro ha coperto meno della metà della popolazione veneta,
poche Usl stanno fornendo il supporto informativo e tra quelle che mancano c’è
Padova.
L’ospedale punto di riferimento
per le malattie oncologiche, bacino di speranze per migliaia di malati di
tumore che ogni anno si mettono nelle mani dei medici, ebbene proprio
quest’ospedale ancora non partecipa con i propri dati alla elaborazione che ne
dovrebbe fare lo Iov, (Istituto oncologico veneto) che ha il ruolo di
coordinamento, lettura ed elaborazione delle informazioni per conto della
Regione Veneto. E se sul sito del registro dei tumori due anni fa compariva la
comunicazione che anatomia patologica non forniva i dati, e per questo la
registrazione dell’ospedale padovano al registro era sospesa, ora qualcosa
appare decisamente più chiaro: l'ospedale di Padova non compare nemmeno più
nella lista delle Usl che collaborano, non compare nella piantina dei territori
monitorati. Insomma: Padova, per il registro dei tumori, non esiste. «E' tutto
a fermo a quanto avevate raccontato due anni fa», conferma la coordinatrice del
registro, l’epidemiologa Paola Zambon, riferendosi alla denuncia che partì
dalle pagine del Corriere del Veneto nell’estate 2010. «La copertura al momento
è di 2 milioni e 300 mila persone (su quasi 5 milioni di veneti, ndr) -
conferma Zambon -. Padova? continua a non esserci».
A fornire i dati al registro sono
le Usl di Belluno, Feltre, Bassano del Grappa, la Usl 12 Veneziana, Mirano,
Rovigo, Adria, Vicenza, Castelfranco- Montebelluna e Verona. Restano fuori Usl
di tutto rilievo, tra cui appunto l’ammiraglia Padova, con il suo potente
carico di numeri ed esperienza. Ma dove sta il gap? Il problema sono i dati che
non partono, che non arrivano o che non vengono utilizzati? Quest’ultima
ipotesi sembra la più probabile. Il professor Massimo Rugge, che dirige
Anatomia patologica dell’ospedale di Padova e che ha il compito di raccogliere
e fornire i dati allo Iov, non intende accollarsi respnsabilità: «Dal 2001
dirigo Anatomia patologica 2 e i dati sono sempre stati spediti allo Iov, dal
2010 dirigo anche anche Anatomia patologica 1 e abbiamo lavorato duramente per
andare a ritroso e fornire anche i dati di quel reparto - spiega -, se c’è
qualcuno che non sta svolgendo il proprio compito, quelli non siamo noi: lo Iov
ha tutti i numeri, deve solo rielaborarli». La replica? «Non ne so niente -
risponde la dottoressa Zambon - chieda allo Iov». E lo Iov? Tace. Intanto i
padovani, gli abitanti del Veneto orientale, parte dei veronesi e dei vicentini
non conoscono l’incidenza dei tumori nelle loro aree. Curare un tumore costa
molto, e se non se ne conosce l’incidenza e la diffusione territoriale costa
ancora di più.
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