Befana in Prato della Valle |
I volontari di IASI-Pronto Anziano e di
(Chiama)-Informazione come cura si augurano che la Befana porti ai bambini buoni, non ci sono
bambini cattivi, in particolare a quelli ricoverati in Ospedale, calze
con giocattoli e dolcetti, pochi, non necessariamente costosi, ma di
qualità. Ai volontari che operano negli Ospedali e allo IOV la Befana doni l'impegno a
continuare con serietà e passione e la consapevolezza di svolgere un
servizio utile. Ai giovani, quest’anno la disoccupazione giovanile del
comune di Padova si
è attestata al 29,6% per la fascia di età 15-24 anni e al 21,2% per i
ragazzi
25- 29 anni,
doni la speranza in un futuro migliore ed una calza con dentro nuovi
posti
di lavoro. Agli ammalati, in particolare a quelli oncologici, doni la
guarigione e lunga vita. Agli anziani, in particolare a queli ch
vivono da soli, disabili e in difficoltà economiche, li aiuti ad
intravedere la luce in fondo al tunnel e non la disperazione che
scaturisce dalla depressione.
Aiuti i direttori generali Claudio Dario,
Pier Carlo Muzzio e Urbano Brazzale perchè sappiano creare tra i
dipendenti un clima di collaborazione, di forte identità e la capacità di
risolvere i problemi legati alle ristrettezze economiche. Al personale dell'Ospedale, che con impegno,
professionalità e umanità si dedica ai pazienti, riempia le calze con i nostri
ringraziamenti, apprezzamenti e stima.
Carbone ai politici |
E il carbone a chi? Sicuramente ai
nostri politici di professione, perchè ci hanno portato in questa
precaria situazione morale ed economica, con un debito pubblico che ha
sfondato quota 2.000 miliardi e con un servizio sanitario nazionale che
"affoga" nei debiti, circa 40 miliardi di euro verso i fornitori.
E, infine, un po' di carbone anche a noi che li abbiamo eletti.
Dedichiamo, però, a tutti, anche ai politici
perchè sappiano redimersi, la poesia di Giovanni Pascoli, la filastrocca
popolare e il racconto di Gianni Rodari dedicati alla Befana.
Come raccontare la Befana ai bambini?
di Nexta (da la Stampa.it)
(...) Un altro mito, questo di derivazione cattolica e forse più facile da spiegare ai bimbi,
è quello che i Re Magi, recandosi a Betlemme al cospetto del neonato
Gesù, incontrarono un’anziana signora a cui chiesero informazioni e la
invitarono ad andare con loro. Lei rifiutò, ma in un secondo tempo,
pentitasi, andò con loro in cerca: non riuscendo a trovarli cominciò a
vagare di casa in casa lasciando doni ai bambini nel caso fossero Gesù.
Befana infatti è la corruzione lessicale della parola Epifania.
I bimbi piccoli potrebbero venire turbati dall’immaginario della Befana, effettivamente piuttosto brutta e mal vestita. Ecco perché raccontare loro la sua storia e soprattutto spiegare quanto questa nonnina sia gentile (coi bimbi buoni, s’intende!) li aiuterà. E’ inoltre un buon modo di spiegare a quelli più grandicelli che la bruttezza non equivale alla cattiveria, e che dietro l’aspetto poco attraente può nascondersi una persona gentile e amabile. In molti paesi è tradizione lasciare un dono, qualcosa perché la Befana si ristori: invitate i piccoli a mettere sul davanzale, o accanto alla calza vuota, dei mandarini, dei biscotti, un bicchiere di latte, o perché no, del corroborante vino! Se saranno stati buoni troveranno tanti dolci, i più cattivelli invece rimarranno solo con carbone. Ma siccome la Befana è davvero buona, anche il carbone si trasforma in zucchero!
I bimbi piccoli potrebbero venire turbati dall’immaginario della Befana, effettivamente piuttosto brutta e mal vestita. Ecco perché raccontare loro la sua storia e soprattutto spiegare quanto questa nonnina sia gentile (coi bimbi buoni, s’intende!) li aiuterà. E’ inoltre un buon modo di spiegare a quelli più grandicelli che la bruttezza non equivale alla cattiveria, e che dietro l’aspetto poco attraente può nascondersi una persona gentile e amabile. In molti paesi è tradizione lasciare un dono, qualcosa perché la Befana si ristori: invitate i piccoli a mettere sul davanzale, o accanto alla calza vuota, dei mandarini, dei biscotti, un bicchiere di latte, o perché no, del corroborante vino! Se saranno stati buoni troveranno tanti dolci, i più cattivelli invece rimarranno solo con carbone. Ma siccome la Befana è davvero buona, anche il carbone si trasforma in zucchero!
La Befana
Questa poesia di Giovanni Pascoli, come in ogni vera arte poetica, è
leggibile a diversi livelli, da quello di una semplice composizione
per l'infanzia a quello, più profondo della meditazione sul nostro
vivere, che è poi il movente di Pascoli nello scrivere i suoi versi.
Pascoli, attraverso la figura tradizionale della Befana, osserva le diverse realtà sociali di una comunità umana,
con le sue diversità sociali, i suoi drammi nascosti, ma anche le ricchezze grandi
di umanità e calore umano che si celano dietro la povertà,
sostenuta, però, dalla fede, speranza e carità. Osservate come la Befana si accosta dapprima alla finestra di una villa, poi di
un casolare, ad osservare con quanta differenza di
atteggiamento e di disposizione di animo le rispettive mamme si
apprestino alla ricorrenza.
1.Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! la circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
2.Ha le mani
al petto in croce,
e la neve è il suo mantello,
ed è il vento la sua voce.
Ha
le mani al petto in croce.
3. E si
accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare,
or più presso or più lontano.
Piano
piano, piano piano.
4. Che c'è
dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che
c'è dentro questa villa?
con tre bimbi a nanna, buoni.
Guarda e guarda… ai capitoni
c'è tre calze lunghe e fini.
Oh!
tre calze e tre lettini…
6.Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale:
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi
mai sale? Chi mai scende?
7. Coi suoi
doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Coi
suoi doni mamma è scesa.
8.La Befana
alla finestra
sente e vede, e si allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra:
trema ogni uscio, ogni finestra.
9. E che c'è
nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma
che c'è nel casolare?
10.Guarda e
guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra le cenere e i carboni
c'è tre zoccoli consunti.
Oh!
tre scarpe e tre strapunti…
11. E la
mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
12. La Befana
vede e sente;
fugge al monte, ch'è l'aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La
Befana vede e sente.
13. La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride:
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte
Filastrocca popolare
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
col vestito alla romana:
Viva viva la Befana!"
"La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la scopa di saggina:
viva viva la nonnina!"
"La Befana vien di notte
co le scarpe tutte rotte
le calzette a la romana
tira giu' la cappellana.
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
un ciuffone tutto blu
fichi e noci butta giu'.
La Befana zitta zitta
quando vien la neve fitta
passa riempie la calzina
oh, che bella Befanina!"
con le scarpe tutte rotte
col vestito alla romana:
Viva viva la Befana!"
"La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte,
con la scopa di saggina:
viva viva la nonnina!"
"La Befana vien di notte
co le scarpe tutte rotte
le calzette a la romana
tira giu' la cappellana.
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
un ciuffone tutto blu
fichi e noci butta giu'.
La Befana zitta zitta
quando vien la neve fitta
passa riempie la calzina
oh, che bella Befanina!"
di Gianni Rodari
Era
la mattina dell'Epifania. Per tutta la notte la Befana e Teresa, la sua
aiutante, erano state in giro per i tetti e per i camini a portare i doni ai
clienti. I loro vestiti erano ancora coperti di neve e di ghiaccioli.
"Accendi la stufa" disse la Befana "così ci asciugheremo. E
riponi la scopa: per un annetto buono non ci servirà più". Teresa rimise
la scopa nel solito angolo, borbottando: "Sarà bello volare con la scopa.
Ma adesso che c'è fior di aeroplani e di razzi non ne vedo proprio l'utilità.
Intanto il raffreddore me lo sono preso e me lo tengo". "Preparami
una buona camomilla" ordinò la Befana, inforcando gli occhiali sedendosi
nella vecchia poltrona di pelle nera davanti alla scrivania. "Dunque,
vediamo un po'. Affari magrucci, quest'anno, e soldi pochini. I doni, si sa,
tutti li vogliono belli, ma quando si tratta di pagare, allora è un altro discorso.
Promettono, e fanno segnare sui libretto come se la Befana fosse un
pizzicagnolo, e poi chi s'è visto, s'e visto... Comunque, i giocattoli che
avevo in negozio li ho dati via tutti, e oggi bisognerà portarne su degli altri
dal magazzino". Forse sarà bene spiegare che la bottega della Befana
restava sempre aperta tutto l'anno, e le sue vetrine erano sempre illuminate,
così i bambini avevano tutto il tempo di innamorarsi di questo o di quel
giocattolo, e i genitori avevano il tempo di fare i loro calcoli per poterlo
ordinare. Inoltre, e per fortuna, tutti i giorni ci sono compleanni, e si sa
che i bambini considerano il loro compleanno un'occasione molto indicata per
ricevere regali. Or a sappiamo che cosa fa la Befana da un sei gennaio
all'altro: se ne sta nel suo negozietto e aspetta. Se ne sta dietro alle
vetrine a spiare la gente, e soprattutto le facce dei bambini. Lei capisce
subito se un giocattolo nuovo ha successo, e se non piace lo toglie dalla
vetrina e lo rimpiazza con un altro. Per i giocattoli di moda ha un fiuto
speciale: da qualche anno la sua vetrina va assomigliando a una stazione
spaziale. Ma vi sono giocattoli che non tramontano: la Befana sa, per esempio,
che quando le bambine andranno sulla Luna non mancheranno di portarsi lassù la
loro vecchia bambola.
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