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I volontari sono apartitici ma non apolitici. Nei blog che seguo si fa politica, ma non nel senso che si indica per quale partito e politico votare, mai e poi
mai lo faremo, ma nel senso nobile del termine, avere a cuore il bene comune ed essere
cittadini attivi e responsabili.
L'amica Sandra mi ha mandato assieme agli auguri per il 2013, il link di un video con il discorso che Josè "Pepe" Mujica, presidente dell'Uruguay ha tenuto in occasione di Rio+20. Mi auguro, per il bene del nostro paese, che il 2013 ci porti qualche politico che si comporti, come il presidente Mujica. Non lo conoscevo, ora che l'ho scoperto credo vada apprezzato per i valori che testimonia come presidente della Repubblica. E' stato anche uno dei capi del gruppo guerigliero Tupamaros. Questa sua appartenenza gli è costata, però, 14 anni di carcere e torture.
L'amica Sandra mi ha mandato assieme agli auguri per il 2013, il link di un video con il discorso che Josè "Pepe" Mujica, presidente dell'Uruguay ha tenuto in occasione di Rio+20. Mi auguro, per il bene del nostro paese, che il 2013 ci porti qualche politico che si comporti, come il presidente Mujica. Non lo conoscevo, ora che l'ho scoperto credo vada apprezzato per i valori che testimonia come presidente della Repubblica. E' stato anche uno dei capi del gruppo guerigliero Tupamaros. Questa sua appartenenza gli è costata, però, 14 anni di carcere e torture.
Ha dichiarato ad un
giornalista: “Dicono che sono il presidente più povero del mondo,
ma io non mi sento povero. I veri poveri sono coloro che lavorano solo ed
esclusivamente per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono
sempre di più. È una questione di libertà. Se non si posseggono molti beni
materiali, non c’è bisogno di lavorare tutta la vita come schiavi per
mantenerli e, quindi, si ha più tempo per se stessi”.
José
Alberto "Pepe" Mujica Cordano (Montevideo, 20 maggio 1935) è un
politico uruguaiano, conosciuto pubblicamente come Pepe Mujica, Senatore e
Presidente della Repubblica. Il suo mandato è iniziato il 1º marzo 2010. Padre
basco, madre di origini piemontesi, Pepe è il vecchio nome di battaglia di
quando era uno dei capi dei guerriglieri Tupamaros.
"Non mi travesto da presidente - dice lui - e continuo ad essere come ero. Le cose più
belle della vita sono avere degli amici, godere moderatamente del cibo e molto
della Natura. Io non sono povero, ho tutto ciò di cui ho bisogno".
Molti politici predicano valori, ma pochissimi li praticano! Nel discorso, che riporto più sotto, afferma:"Lo
sviluppo deve favorire la felicità umana, amore per la terra, relazioni
umane, cura dei figli, avere amici, avere il giusto, l’elementare". Alle affermazioni di principio, Mujica, fa seguire comportamenti coerenti. Gira sì su un’auto blu, ma si
tratta di un vecchio Maggiolino, per l'appunto blu. Non vive nella elegante
palazzina presidenziale di Suarez y Reyes di Montevideo, ma nella casa di
campagna di sua moglie Lucía Topolansky, senatrice; la
sua dimora presidenziale l’ha destinata ai senza casa.
Traduco dal
El Tiempo.com una parte di un articolo che parla dei beni dichiarati dal Presidente Mujica; un esempio di austerità unico al mondo.
Il
Presidente Mujica ha dichiarato di possedere un patrimonio di 4,2 milioni di
pesos uruguaiani (circa 215.230 $), come si legge sul sito web della Junta de
Transparencia y Ética Pública, un'agenzia pubblica nota come Junta
Anticorrupción.Ha dichiarato di possedere tre edifici: uno nel quartiere
popolare di Camino Colorado (3,2 milioni di pesos uruguaiani), il 50 per cento
di un altro sulla strada O 'Higgins (155.562 pesos), più la metà di una
fattoria, la casa in cui vive a Rincon del Cerro (294.238 pesos). Egli ha anche
dichiarato il possesso di una vecchia Volkswagen, modello dell'87 e di una
berlina, per un valore di 100.000 pesos, tre trattori e attrezzi agricoli, per
un importo di 429 mila pesos.
A ciò si deve aggiungere il suo stipendio di Presidente della Repubblica (260.259
pesos uruguaiani, quasi 12.000$). Di
tale importo dona ogni mese il 90% per
progetti di beneficenza e per il mantenimento del suo partito, il Movimiento de
Participación Popular (MPP). Nel mese di dicembre ha anche dato di sua tasca due
milioni e mezzo di pesos uruguaiani, circa 152 mila dollari, per un programma
di costruzione di alloggi per persone povere.
Inoltre
dona una parte del suo stipendio mensile al Fondo Raul Sendic, un'organizzazione
che dà prestiti senza interessi per progetti di cooperazione, indipendentemente
dal colore politico del beneficiario. Il fondo, che prende il nome da un
ex-guerrigliero che guidò la ribellione dei lavoratori della canna da zucchero
negli anni 70, denominata Tupamaros, è alimentato con i versamenti che eccedono
i 20.000 pesos degli stipendi dei
parlamentari e ministri della MPP.
A Mujica rimangono per sbarcare il lunario circa 20.000
pesos o 1.000$. Un'altra versione dice che la paga al netto delle donazioni ai
fini di solidarietà, è di 32.000 pesos al mese, poco più di 1.500$. "Questi soldi mi devono bastare perché
ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno!"
Ma il suo esempio di
austerità non è sufficiente per gli uruguaiani. Poche
settimane fa e stato pubblicato un sondaggio che ha rivelato che il gradimento di Mujica, a metà della
sua amministrazione, ha raggiunto il minimo. Solo il 40 per cento degli intervistati
approva la gestione Musjica e il 49 per cento ha detto che
lo trovano simpatico. L'approvazione del suo governo era del 66 per cento nel mese di aprile 2010.Quindi praticare l'onestà e vivere modestamente è per un politico condizione necessaria ma purtroppo non sufficiente, ci vogliono anche le competenze!!
Ecco
il discorso di Josè “Pepe” Mujica al G20, tenutosi in Brasile lo scorso Giugno
2012.
“Un
grazie particolare al popolo del Brasile, ed alla sua Signora Presidentessa,
Dilma Rousseff.
Grazie
anche alla sincerità con la quale, sicuramente, si sono espressi tutti gli
oratori che mi hanno preceduto. Come governanti, tutti manifestiamo la profonda
volontà di favorire gli accordi che questa nostra povera umanità sia capace di
sottoscrivere. Permettetemi, però, di pormi alcune domande a voce alta. Per
tutto il giorno si è parlato di sviluppo sostenibile e di affrancare, dalla
povertà in cui vivono, immense masse di esseri umani. Ma cosa ci frulla per la
testa ?
Pensiamo
all’attuale modello di sviluppo e di consumo delle società ricche?
Mi
domando: che cosa succederebbe al nostro pianeta se anche gli indù avessero lo
stesso numero di auto per famiglia che hanno i tedeschi?
Quanto
ossigeno ci resterebbe per respirare ?
Più
francamente: il mondo ha le risorse materiali, oggi, per rendere possibile che
7 od 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso livello di consumo e di
sperpero che hanno le opulente società occidentali ?
Sarebbe
possibile tutto ciò ?
Oppure,
un giorno, dovremmo affrontare un altro tipo di dibattito ?
Perché
siamo stati noi a creare la civiltà nella quale viviamo: figlia del mercato,
figlia della competizione, che ha portato uno sviluppo materiale portentoso ed
esplosivo.
Ma
l’economia di mercato ha creato la società di mercato che ci ha rifilata questa
globalizzazione.
Stiamo
governando noi la globalizzazione oppure è la globalizzazione che governa noi ?
E’
possibile parlare di fratellanza e dello stare tutti insieme, in un’economia
basata su una competizione così spietata ?
Fino
a dove arriva veramente la nostra solidarietà ?
Non
dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento, al contrario.
La
sfida che abbiamo davanti è di una portata colossale, e la grande crisi non è
ecologica, ma è politica!
L’uomo
non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma sono queste forze che
governano l’uomo … ed anche la nostra vita !
Perché
noi non siamo nati solo per svilupparci. Siamo nati per essere felici. Perché
la nostra vita è breve e passa in fretta. E nessun bene vale come la vita, questo
è elementare.
Ma
se la vita ci scappa via, lavorando e lavorando per consumare di più, il vero
motore del vivere è la società consumistica, perché, di fatto, se si arresta il
consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, spunta il fantasma del
ristagno per tutti noi. E’ il consumismo che sta aggredendo il pianeta.
Per
alimentare questo consumismo, si producono cose che durano poco, perché bisogna
vendere tanto.
Una
lampadina elettrica non deve durare più di 1000 ore, però esistono lampadine
che possono durare anche 100 mila o 200 mila ore!
Ma
questo non lo si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo
lavorare e dobbiamo sostenere la civiltà dell’usa e getta, e così restiamo
imprigionati in un circolo vizioso.
Questi
sono i veri problemi politici che ci esortano ad incominciare a lottare per
un’altra cultura.
Non
si tratta di immaginare il ritorno all’uomo delle caverne, né di erigere un
monumento all’arretratezza.
Però
non possiamo continuare, indefinitamente, a lasciarci governare dal mercato, dobbiamo
cominciare ad essere noi a governare il mercato.
Per
questo dico, con il mio modesto pensiero, che il problema che abbiamo davanti è
di carattere politico.
I
vecchi pensatori, Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara, dicevano: “Povero non
è colui che ha poco, ma colui che necessita tanto e desidera sempre di più e di
più”.
Questa
è una chiave di carattere culturale. Per questo saluterò di buon grado gli
sforzi e gli accordi che si faranno, e come governante li sosterrò. So che
alcune cose che sto dicendo, possono urtare. Ma dobbiamo capire che la crisi
dell’acqua e del clima non è la causa. La causa è il modello di civiltà che
abbiamo messo in piedi. Quello che dobbiamo cambiare è il nostro modo di
vivere!
Appartengo
a un piccolo paese, dotato di molte risorse naturali. Nel mio paese ci sono
poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, tra
le migliori al mondo, e circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio
paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. E’ una pianura e quasi
il 90% del suo territorio è sfruttabile. I miei compagni lavoratori, hanno
lottato molto per ottenere le 8 ore di lavoro. Ora hanno conseguite le 6 ore
lavorative.
Ma
quello che lavora 6 ore, poi cerca il secondo lavoro, per cui lavora più di
prima.
Perché?
Ma perché deve pagare una quantità enorme di rate: la moto, l’auto, e paga una
rata ed un’altra e un’altra ancora, e quando decide di riposare … è oramai un
vecchio reumatico, come me, e la vita gli è volata via. E allora uno si deve
porre una domanda: è questo lo scopo della vita umana?
Queste
cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla
felicità.
Lo
sviluppo deve favorire la felicità umana, l’amore per la terra, le relazioni
umane, la cura dei figli, l’avere amici, l’avere il giusto, l’elementare.
Perché
il tesoro più importante che abbiamo è la felicità!
Quando
lottiamo per migliorare la condizione sociale, dobbiamo ricordare che il primo
fattore della condizione sociale si chiama felicità umana!
Grazie
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