Mentre si parla di tagli al Servizio Sanitario
Nazionale, riduzione dei posti letto, ospedali che chiudono e licenziamenti (la legge di
stabilità fissa tagli per 600
milioni nel 2013 e un miliardo nel 2014), nel
sito del Fatto quotidiano trovo questa incredibile notizia, datata 2
gennaio 2013.
Titolo:
Negli ambulatori del Parlamento 60 camici bianchi a 2 milioni di euro all’anno
Sottotitolo: Con una nuova delibera datata 18
dicembre, Palazzo Madama punta a rafforzare ulteriormente il presidio di
cardiologi e infermieri interni: aperte le selezioni per altri cinque
cardiologi e altrettanti tra anestesisti e rianimatori
di Thomas Mackinson | 2 gennaio 2013
La via crucis del ri-candidato si fa più
stretta e incerta che mai. Una corsa al cardiopalma, roba da rimanerci secchi.
Sarà per questo che il presidente del Senato, Renato Schifani ha deciso di
rafforzare il presidio di cardiologi e infermieri presso l’Ambulatorio di
Palazzo Madama. Sotto l’albero di Natale, il 18 dicembre, è arrivata una delibera
dell’ufficio di presidenza che apre ufficialmente le selezioni per cinque specialisti in cardiologia e
cinque in anestesia e rianimazione. Non tirocinanti di primo pelo ma
laureati con almeno 105/110 ed esperienza professionale minima di cinque anni
per i medici e di quattro per gli infermieri.
Quello del Senato, del resto, è un ambulatorio
di tutto rispetto: aperto tutto l’anno, 24 ore su 24, gratuito e a uso
esclusivo degli inquilini del palazzo. E lì per legge da ben 27 anni: in
origine, spiegano da Palazzo Madama, doveva garantire ai senatori non residenti
a Roma l’assistenza sanitaria dei loro colleghi della Capitale, ma col tempo il
mini-ambulatorio è diventato maxi. La platea dei pazienti si è infatti
allargata a deputati, ex parlamentari, dipendenti del Senato e dei gruppi,
mentre il personale conta oggi un medico e quattro infermieri in pianta
stabile, più altri 26 camici bianchi retribuiti a prestazione per assicurare i
turni h24. E così sono lievitati i anche i costi: nel 2011, ultimo dato
disponibile, sono arrivati a 650mila euro. Non è difficile crederlo, visto che
per quasi trent’anni il presidio è stato aperto anche quando il palazzo era
semideserto e gli inquilini in vacanza, nei week end, perfino a Natale e ad
agosto.
Solo qualche mese fa il Consiglio di Presidenza
ha deciso di chiuderlo dalle 13 di sabato alle 8 del lunedì, durante i festivi
infrasettimanali e nei giorni di ferie con un risparmio di circa 240mila euro.
Ma niente panico. Quando l’ambulatorio è chiuso l’assistenza medica è
assicurata da una società esterna (Medical Care) a un costo di 20 mila euro
l’anno. A Palazzo Madama spiegano che non sono soldi buttati perché nel
presidio medico si lavora a pieno regime: in un anno si effettuano 13mila
prestazioni, più 700 soccorsi, in maggioranza di tipo cardiologico. Un dato
sorprendente se rapportato al numero dei senatori e alla platea dei potenziali
marcatori di visita. In un giorno di normale attività parlamentare al Senato,
infatti, entrano più o meno 2.500 persone. Forse lavorare in Parlamento è più
usurante di quanto si pensi e questo potrebbe spiegare anche quei 7,7 milioni
di euro chiesti da senatori (e parenti) per prestazioni sanitarie integrative.
I deputati non sono da meno. I servizi sanitari
d’emergenza alla Camera sono assicurati da un ambulatorio con personale
medico-infermieristico rinforzato da un servizio distaccato dall’Asl di Roma e
da una convenzione diretta con il Policlinico Gemelli. Un presidio che conta su
una trentina di camici bianchi tra interni ed esterni che costa 1,4 milioni di
euro l’anno. La convenzione per i presidi di palazzo Montecitorio e dei palazzi
Marini, in corso dal 2007, conta quattro medici dirigenti e due unità di
personale infermieristico che prestano servizio per 36 ore la settimana. Tutti
ben retribuiti. Un medico alla Camera costa 60 euro lordi l’ora che diventano
90 dopo le 22, il sabato e nei giorni festivi.
A fine anno il camice bianco a Montecitorio
porta a casa 90-100 mila euro. E sono in quattro. Gli infermieri, prendono 44
mila euro l’anno più maggiorazioni e sono in due. Ma vanno poi aggiunti i
turnisti esterni e i 435mila euro per la convenzione con il Policlinico. Il
conto finale è così salato da spiazzare gli stessi beneficiari del servizio
(che in teoria dovrebbero godere di ottima salute, visti i 10 milioni di
rimborsi sanitari dello scorso anno). Rita Bernardini (Pd), ad esempio, il 12
ottobre scorso ha chiesto al Collegio dei Questori di optare per uno dei due
servizi. Il parere è stato accolto e protocollato ma non si sa se sortirà
qualche effetto. L’emergenza sanitaria in Parlamento, a quanto pare, continua.
Nessun commento:
Posta un commento