farfalle e fiori, delicati e gentili
come le donne
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(ultimo aggiornamento 27.05.2013) Chiedo
spesso alle persone che incontro nella mia attività di volontariato a tempo
pieno, in particolare a quelle che hanno
impattato con un 'cancer' come me, di scrivere la loro storia.
Sono convinto che parlarne ci aiuti a vivere meglio la nostra difficile esperienza/esistenza. I maschi, sfortunatamente per loro, raramente lo fanno; le femmine sono più sensibili e quindi più disponibili ad esprimere i propri sentimenti.
La
storia che una gentile, simpatica, intelligente e bella signora ha scritto a
mano su otto facciate, costringendomi a trascriverla al computer, è troppo 'umana'
per non essere conosciuta. Ero però incerto se inserirla nel blog, perché comincia
con un immeritato elogio nei miei confronti che ho definito, con l'ironia che spesso mi coglie, 'funereo', nel
senso che si scrive quando uno è 'passed away'. Villano - mi ha detto - ho scritto quello che sinceramente penso di te. Grazie, perchè non tutti mi percepiscono così; ogni tanto un elogio ti solleva lo spirito.Sono convinto che parlarne ci aiuti a vivere meglio la nostra difficile esperienza/esistenza. I maschi, sfortunatamente per loro, raramente lo fanno; le femmine sono più sensibili e quindi più disponibili ad esprimere i propri sentimenti.
La storia la scrivo a puntate, man mano
che la ricopio dalle otto facciate scritte in stampatello.
Alcuni mesi fa, una persona conosciuta da
poco, mi chiese di raccontare la mia storia per pubblicarla nel suo blog. Oggi ci proverò, non per
accontentarla, ma perché quella persona è diventata in breve tempo una persona
'speciale' per me. E' una persona che c'è anche quando non c'è. E' una persona
che ricambia la mia amicizia con una discrezione e un rispetto che io raramente
ho visto ma che pur nella discrezione sa esserci, sa farti sentire la sua
vicinanza anche da lontano. Da qualche 'battuta' o piccole frasi all'apparenza
insignificanti, ti permette di conoscere ciò che c'è dietro, il suo valore, la
sua profondità, il suo altruismo. Sì perché Giovanni è questo, non ti chiede di
ascoltarlo, non si impone, non ti racconta per attirare la tua attenzione. Anche
nel suo modo di esternare la sua amicizia è molto discreto, butta un amo quasi
invisibile e ti lascia fare senza giudizio, e nulla cambia se tu quell'amo non
lo vedi o non sei in grado di vederlo. Giovanni sorride sereno, accogliente,
disponibile e poi te ne butta un altro. Giovanni è una bellissima persona,
molto, molto speciale. Perché dico questo? Perché credo fermamente che è grazie
al mio cancro che ho imparato a guardare veramente gli altri con più profondità
e attenzione, a saper cogliere l'enorme bellezza di alcune persone, ad aver
voglia di guardare con generosità anche le persone meno profonde o più
"distratte". Il cancro mi ha insegnato a guardarmi dentro con meno
egocentrismo, a vedere anche il mondo e la realtà che vive negli altri con più
generosità.Quando lessi le parole 'Carcinoma altamente maligno' su quel referto la prima volta, credetti che il mondo mi crollasse addosso. Avevo due figli, entrambi ancora troppo piccoli per poter comprendere cosa stesse accadendo. Gli interventi, le cure, il dolore e le attese credo siano note e comprensibili o comunque abbastanza intuibili per chiunque, anche per chi non le ha vissute. Ciò che per me è stato importante sono gli effetti del cancro sui 'pensieri' della persona che ne viene colpita. Ti mette di fronte a te stessa, alle tue paure, al tuo egoismo (chi più chi meno, tutti abbiamo un aspetto egoistico nel nostro essere). Il cancro ti pone crudelmente di fronte alle tue responsabilità e non ti dà il tempo di scappare inconsapevolmente, perché non sai assolutamente se e per quanto tempo e in che modo vivrai. Combatti con il dolore fisico, con la paura di ciò che accadrà, con la preoccupazione di non far soffrire troppo chi ti vuole bene e ti è accanto. Devi fare i conti con te stesso e con chi sei veramente e cosa vorrai fare e chi vorrai essere per il resto della tua vita, lunga o corta che sia, perché non puoi sapere se e quanto il cancro di farà vivere. La mia esperienza mi ha portata a decidere che era giusto guardare alla mia vita con occhi più attenti e generosi di quanto non avessi fatto prima.
Capire quanto spesso è accaduto a me, del tutto inconsapevolmente, e in assoluta buona fede, di aver messo me stessa davanti ad altrettante persone che amavo profondamente trovando mille alibi e giustificazioni che mi dessero la convinzione che quelle scelte fossero fatte anche in funzione del benessere delle persone che amavo molto. E' iniziato così quel percorso, doloroso certo ma benefico, che mi ha aiutato a riflettere, a guardare diversamente gli altri, a cambiare le aspettative che avevo nei confronti degli altri.
La malattia mi ha insegnato a guardare i miei figli non
più come persone da guidare ed educare per poter soddisfare il mio 'ego', ma
come figli da accompagnare con la riflessione e il dialogo per renderli forti,
autonomi, sereni e in grado di affrontare con coscienza le scelte e le responsabilità della vita
desiderando di essere onesti con se stessi, soprattutto nel riconoscere i
propri errori. Mi ha insegnato a guardare le persone in genere con molta più
comprensione e generosità e mi ha addestrato ad andare oltre a ciò che
esteriormente possono dimostrare. E' un lungo processo di cambiamento che non è
mai finito, che continua tuttora e che non mi ha esentata dal commettere
errori. E' un lungo processo di trasformazione interiore che ho pagato a caro
prezzo perché ha distrutto il mio sogno di nucleo familiare, fatto da me, da
mio marito e dai miei figli. Mi è costato la mia carriera, perché oggi sono
separata e casalinga, e vivo nella situazione di essere trattata e considerata
dal mio ex marito come una specie di 'parassita'…..Il costo è certamente alto,
ma ciò nonostante continuo a sostenere che il mio cancro merita un 'grazie',
profondo, vero e sincero, anche per avermi lasciato in vita. Se non fosse
arrivato non avrei compreso a fondo cosa è giusto essere per i miei figli, non
avrei imparato a guardare le cose con occhi più attenti e generosi. Non avrei
mai incontrato, né avrei saputo vedere, stimare ed apprezzare persone come
Giovanni, che mi aiuta a riflettere e che amo ascoltare.
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