Suite del St. Luke di Houston: chi può e chi non può |
Sia nella rassegna stampa dell'Azienda Ospedaliera di
Padova che in quella dello IOV trovo questo interessante articolo di Lucilla
Vazza pubblicato nel SOLE 24 ORE SANITA di giovedì 13 dicembre 2012, a pag. 14.
Mi sono permesso di linkare alcuni acronimi e lemmi per
renderlo più comprensibile ai lettori, chiedo venia a Lucilla Vazza e al
Sole24Ore. Inoltre ho postato la foto di una delle 9 suite dell'Ospedale St. Luke di Houston. A chi non piacerebbe essere curato in un ospedale come questo? Ho cercato di capire quanto costa farsi curare lì; vi consiglio di leggere l'articolo su RepubblicaD "Una città per guarire" sul Texas
Medical Center di Houston, il centro ospedaliero più grande del mondo. Dove si
curano, tra gli altri, politici europei, rockstar americane e sceicchi arabi. (Mi sembra che manchino metalmeccanici, professori, presidi...)
Ma torniamo al nostro articolo.
Sopratitolo dell'articolo: AL CONGRESSO ARTOI
IL PUNTO SULLE BEST PRACTICE INTERNAZIONALI
Titolo dell'articolo: Oncologia,
la chance delle terapie integrate
«L'essenziale è invisibile agli occhi»,
con questa citazione del "Piccolo Principe", Philip A. Salem, direttore del
programma di ricerca sul cancro dell'Ospedale
St. Luke di Houston e tra i massimi esperti mondiali di terapia integrata
in oncologia, spiega l'approccio alla diagnosi di tumore.
Il
medico cerchi l'invisibile. Dopo 45 anni di esperienza, Salem spiega, infatti,
che: «Quando il tumore è visibile è già
esteso. La malattia che vediamo non è "tutta" la malattia che è
presente nell'organismo. Ciò che non si vede, ma che c'è, porterà i veri
problemi» e prosegue, puntualizzando che: «L'invisibile è ciò che uccide: il tumore va rimosso, ma quella
rimozione è quasi più un terapia per il medico, perché ormai il cancro è lì e
l'impegno deve andare nella direzione di una diagnosi completa, definitiva. Il
primo attacco alla malattia dev'essere il più aggressivo e per questo bisogna
fare terapia sistemica su tutto l'organismo».
Si
è discusso di questo e di molti altri aspetti della medicina integrata nel
quarto congresso internazionale dell'associazione Artoi, in prima linea sulla
ricerca e terapia oncologica integrata, che si è svolto nei giorni scorsi a
Roma.
«Ogni anno portiamo a congresso
l'avanguardia mondiale nelle cure integrate: il paziente merita tutta la nostra
serietà, la medicina integrata rappresenta il futuro delle terapie oncologiche,
perché il paziente è una persona da valutare nella sua unicità e a cui offrire
le migliori chance di cura» spiega il presidente Artoi Massimo Bonucci. «In
ambito oncologico, le terapie tradizionali sono fortemente invasive, ma sono
necessarie. Noi cerchiamo di mitigare gli effetti di questa aggressione
all'organismo con un mix di cure che potenziano gli esiti antitumorali,
riducendo lo stress psicofisico. Nel nostro congresso, sono state portate case
histories importanti da tutto il mondo. Qualcosa si inizia a fare anche in Italia,
ma i pregiudizi (e l'ignoranza) sulle nuove terapie restano forti», incalza
Bonucci. «Ignorando - continua - che ridurre gli effetti collaterali di
radio e chemioterapia contrasta l'abuso di farmaci antinausea e antidolorifici,
migliorando l'appropriatezza prescrittiva, e non solo, perché i pazienti
integrati non devono ricorrere a ricoveri ospedalieri per gli effetti dei
trattamenti antiblastici, con un notevole risparmio per il nostro Ssn. Per
questo l'integrazione dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini, in tutte
le Regioni», conclude il presidente Bonucci. Cercare la giusta combinazione
terapeutica evita anche il pericoloso fenomeno del "fai da te" e del
ricorso a terapie fantasiose e pericolose rimediate sul web. «Nei centri che praticano le terapie
integrate, per esempio all'Istituto Tumori di Milano, ma anche nei centri
associati Artoi, lo staff di medici, esperti sia in terapie classiche che in
terapie naturali e nutraceutiche, consiglia le associazioni terapeutiche
migliori sulla base dei bisogni del paziente e delle evidenze scientifiche
esistenti, tenendoli lontani da chi lucra sui drammi dei pazienti»,
puntualizza Bonucci. L'obiettivo è fornire un percorso di cura completo che
include nutrizione, gestione dello stress e degli aspetti emotivi, in
associazione con integratori utili a rafforzare l'organismo.
Più
pepe alla vita. Tra le molte novità, la presentazione dello studio sulle spezie
di Bharat B. Aggarwal, Capo dipartimento del M.D. Anderson Center, Università di Houston,
in cui si spiegano le incredibili capacità antitumorali della molecola della
curcuma, che ha poteri antiossidanti multi-target, contro vari tipi di
infiammazioni e quindi patologie, ed è 50 volte più potente della vitamina C e
della vitamina E.
Infine,
Artoi ha elaborato un importante documento di consenso sulla nutrizione del
paziente oncologico. Perché i cibi interagiscono con le cure e hanno un ruolo
attivo nel percorso di guarigione individuale.
Le
raccomandazioni per un ottimo stato nutrizionale
1ª
Raccomandazione: nelle terapie oncologiche un'alimentazione guidata è
importante quanto una chemioterapia ben modulata. L'alimentazione in Oncologia
non può e non deve essere semplice proscrizione come spesso accade (il classico
consiglio del medico: no al latte e alla carne rossa), ma è una selezione
ragionata e personalizzata degli alimenti attraverso una consulenza
specialistica utilizzando le informazioni provenienti da strumenti diagnostici
avanzati come Test genetici, Bia, Lipidomica e altri.
2ª
Raccomandazione: nel cancro è fondamentale attivare l'autofagia. Praticare
la restrizione calorica pre-chemioterapia di 48 ore. Uno studio recente,
pubblicato su Science Translational Medicine, ha dato un nuovo e importante
impulso alle già note conoscenze sulla restrizione calorica/digiuno; coordinato
dal genovese Valter Longo, direttore dell'Istituto di Longevità alla University
of Southern California di Los Angeles, e realizzato in collaborazione con il
Laboratorio di Oncologia dell'istituto Gaslini di Genova, diretto da Vito
Pistoia, ha dimostrato che un breve digiuno (48 ore prima della chemioterapia)
in un modello animale di neurobiastoma protegge le cellule sane, che riposano
come in uno stato di ibernazione in attesa di nuovo nutrimento, e rende più
vulnerabili le cellule malate, riduce gli effetti indesiderati della chemio e
protegge anche dalla metastasi. Il digiuno destabilizza le cellule ammalate,
che cercano, invano, altre vie per rigenerarsi di fatto indebolendosi perché
solo le cellule sane possono sopravvivere al digiuno. Tale protocollo è già in
uso al Norris Cancer Center di Los Angeles.
3ª
Raccomandazione: manipolazione nutrizionale della cellula neoplastica per
aumentare l'efficacia della chemioterapia. Il gruppo di lavoro ed esperti, in
una visione multidisciplinare, hanno coordinato le linee guida in Oncologia
secondo Artoi che rappresentano le fondamenta dell'alimentazione nel malato
oncologico.
Cosa
sono le terapie oncologiche integrate?
Dal sito dell’Associazione per la ricerca di terapie oncologiche integrate (A.R.T.O.I.), trovo la definizione di terapie integrate
[ARTOI è un'Associazione
no-profit, organizzazione professionale multidisciplinare, dedicata allo
studio, ricerca ed applicazione di trattamenti oncologici attraverso l’uso
integrato di più opzioni terapeutiche.]
Per
terapie oncologiche integrate si intende l’applicazione combinata di una serie
di metodiche siano esse interventistiche (chirurgia, radioterapia, ipertermia)
che farmacologiche (chemioterapia, immunoterapia, supporto complementare) che
dietetiche e psicologiche atte a migliorare lo stato psicofisico e la qualità
della vita del paziente e la maggior probabilità di risposte positive. Si
definiscono “integrate” perché fanno parte del complesso e definitivo
trattamento della neoplasia, e che oggi nel mondo sono considerate necessarie
nella gestione del paziente neoplastico.
Perchè andare al St. Luke´s?
Si legge nel sito del St. Luke's questa bellissima, ma sicuramente costosa mission.
Esperienza con un’assistenza ricca di amore e fede. Sarà Vero?
Esperienza con un’assistenza ricca di amore e fede. Sarà Vero?
Il
St. Luke´s Episcopal Hospital è un centro di riferimento terziario, senza fini
di lucro, per cure specialistiche situato nel Centro Medico del Texas che offre
i suoi servizi alla grande area metropolitana di Houston e che per più di
cinquanta anni ha attirato pazienti da tutto il mondo. Insieme al nostro
personale medico siamo impegnati per offrire la migliore e compassionevole cura
possibile della persona nella sua integrità, mente, corpo e anima.
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