Laura, volontaria di "(CHIAMA) - Informazione come cura", mi
segnala un articolo pubblicato nel sito del Corriere della Sera, rubrica Salute, dal titolo "Più
forti di prima, dopo la malattia - Resilienza: la forza d'animo che guarisce"
di
Nel sottotitolo si legge: Una «riserva interiore» consente una nuova vita. Migliore. La sofferenza
insegna a dare a tutto un valore diverso.
Avevo studiato il concetto di resilienza in fisica, nei miei anni giovanili, ora scopro che tale concetto viene utilizzato in tanti altri campi. Condivido l'affermazione che: La sofferenza
insegna a dare a tutto un valore diverso.
Afferma Corcella nell'articolo: Il filosofo Epitteto; i 700 neonati hawaiani dell’isola di Kauai, classe
1955; i 100 bambini curati nell’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale
San Gerardo di Monza, che hanno scritto in un libro la storia della
loro vittoria sulla leucemia: c’è un filo rosso che li lega. Si chiama
resilienza. Un concetto che nasce dalla fisica e indica la capacità di
un materiale di resistere a deformazioni e urti senza spezzarsi, anzi
tornando alla sua forma iniziale. Col tempo, la parola ha ampliato il
suo campo di applicazione e sta vivendo un grande successo
internazionale. Così si parla anche di resilienza tessile, cioè la
capacità dei tessuti di riprendere la loro forma originaria. C’è la
resilienza ecologica e quella biologica, ovvero la capacità di
ecosistemi e organismi di ripristinare le proprie condizioni di
equilibrio dopo un intervento esterno. C’è una resilienza informatica e
persino una resilienza geriatrica. (...) «I nostri ragazzi ci hanno insegnato che la crescita positiva dopo il
trauma della malattia esiste veramente: — spiega Giuseppe Masera,
pioniere dell’approccio psicologico nel campo dell’ematologia infantile e
a lungo direttore della Clinica pediatrica del San Gerardo di Monza —
per loro è stato come rinascere una seconda volta. Lo trovo
affascinante. I pazienti ci dicono che la malattia ha insegnato loro a
dare un valore diverso alle cose e all’esperienza della vita». Per questo Masera, con il grande oncologo di Philadelphia Giulio
D’Angio, lancerà una proposta su una rivista scientifica internazionale:
«Dobbiamo sensibilizzare gli oncologi a conoscere e promuovere un nuovo
paradigma: dalla terapia globale e dalla prevenzione dei danni anche
psicologici, alla promozione della crescita positiva. È poi necessario
considerare la ricerca su questo tema: conoscere da un lato quali sono
le caratteristiche individuali, dall’altro gli interventi più opportuni -
a partire dalla diagnosi, durante la terapia, e negli anni successivi -
che possano favorire la resilienza». Conclude così l'articolo Corcella: In presenza di un evento traumatico è opportuno individuare le strategie di coping, cioè la capacità di far fronte a un evento; i processi di empowerment,
ovvero l’accrescimento e l’acquisizione di competenze, e il processo di
resilienza, vale a dire la ripresa evolutiva. È come se fosse una
scala». In fondo, assicurano gli esperti, basta imparare a salirci.
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