mercoledì 20 giugno 2012

Incontro volontari (CHIAMA): testimonianza di Silvia

Arianna e Anna
Oggi si è svolto l'incontro dei volontari di (CHIAMA). Per vedere il programma dell'incontro clicca qui
Silvia, una volontaria dell'Associazione, che avrebbe dovuto raccontare la sua esperienza di caregiver, non potendo partecipare ci ha inviato questa bellissima testimonianza letta, con molto sentimento, da Anna, studentessa della IV SA dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Leonardo da Vinci" di Padova (nella foto, da sinistra, Arianna e Anna). Erano presenti anche gli studenti: Nicole, Giada e Andrea. Un bell'esempio di collaborazione e dialogo intergenerazionale. Ecco il testo di Silvia.
Un saluto a tutti, cari amici!
Non potendo partecipare oggi all’incontro con voi, ho pensato di scrivervi due righe per darvi la mia testimonianza di caregiver. In tempo reale, del resto, perché in questi giorni sono a fianco di mio padre, molto malato e sofferente.
Non sono in grado di definire il senso e le attività di questo ruolo in base a principi e a comportamenti precisi e chiari, fondati su una conoscenza “scientifica”, medica e psicologica.
Parlo solo per esperienza, avendo utilizzato come regole l’amore per mio padre e per la mia famiglia, prima di tutto; l’ascolto sia delle sue esigenze dichiarate sia di quelle non esplicitate; l’attenzione per le persone a me vicine e per me stessa; l’elasticità nell’agire, cioè nel cambiare rapidamente l’organizzazione della mia vita personale senza ripensamenti. A queste regole, aggiungo il mio desiderio - anzi la necessità - di confrontarmi con persone esperte: il medico di base, i miei amici medici, i medici e gli operatori sanitari che ho conosciuto al CRO di Aviano e al Policlinico di Padova. In più, per me, è stata la vicinanza al mio amico Pier Paolo ad aprirmi gli orizzonti, ad aiutarmi ad affrontare con saggezza umana e fiduciosa la notizia della malattia di mio padre e tutto quello che è seguito, a mettermi in contatto con il gruppo (CHIAMA), così prezioso e generoso nel sostenere anche me.
Credo, comunque, che questa chiarezza quasi immediata di intenti e di azioni sia dovuta ad una “prepreparazione” psicologica e interiore, dovuta a mie esigenze personali: l’esperienza, nel recente passato, della psicoterapia che mi ha aiutato a conoscermi, a concentrarmi sul presente e sulla realtà e, nel contempo, ad immedesimarmi in chi mi sta vicino con un autentico (credo) senso di solidarietà.
La solidità acquisita mi ha consentito negli anni e soprattutto adesso - in questi momenti così difficili - di stare al fianco di mio padre in modo rassicurante e sereno, di fare le scelte opportune in modo logico e di vivere i miei momenti di dolore e di malinconia in modo spontaneo seppur appartato, con me stessa, con i miei amici, con mia madre e con mia sorella.
Io, però, sono stata fortunata perché, se è vero che ho accolto con naturalezza e fiducia aiuti umani e medici, è anche vero che ho potuto contare sulla presenza vicino a noi di persone competenti, particolarmente sensibili e disponibili. Ma non è sempre così, ci sono tanti problemi di comunicazione tra i pazienti e i loro familiari e i medici, di base e specialistici, che rendono problematica l’informazione e la possibilità di attivazione dei servizi esistenti medici e psicologici.
Senza indagare le ragioni di queste carenze - si potrebbero risolvere solo grazie a volontà e lucidità politica - diventa allora importante il lavoro delle associazioni di volontariato e, in particolare, di (CHIAMA) sia per venire incontro alle esigenze pratiche e umane dei pazienti e dei loro familiari, sia per sollecitare nel mondo della sanità il bisogno di ascolto e di dialogo reciproco.
buon lavoro e grazie
Silvia

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