Arianna e Anna |
Oggi si è svolto l'incontro dei volontari di (CHIAMA). Per vedere il programma dell'incontro clicca qui.
Silvia, una volontaria dell'Associazione, che avrebbe dovuto raccontare la sua esperienza di caregiver, non potendo partecipare ci ha inviato questa bellissima testimonianza letta, con molto sentimento, da Anna, studentessa della IV SA dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Leonardo da Vinci" di Padova (nella foto, da sinistra, Arianna e Anna). Erano presenti anche gli studenti: Nicole, Giada e Andrea. Un bell'esempio di collaborazione e dialogo intergenerazionale. Ecco il testo di Silvia.
Un
saluto a tutti, cari amici!
Non
potendo partecipare oggi all’incontro con voi, ho pensato di scrivervi due
righe per darvi la mia testimonianza di caregiver. In tempo reale, del resto,
perché in questi giorni sono a fianco di mio padre, molto malato e sofferente.
Non
sono in grado di definire il senso e le attività di questo ruolo in base a
principi e a comportamenti precisi e chiari, fondati su una conoscenza
“scientifica”, medica e psicologica.
Parlo
solo per esperienza, avendo utilizzato come regole l’amore per mio padre e per
la mia famiglia, prima di tutto; l’ascolto sia delle sue esigenze dichiarate
sia di quelle non esplicitate; l’attenzione per le persone a me vicine e per me
stessa; l’elasticità nell’agire, cioè nel cambiare rapidamente l’organizzazione
della mia vita personale senza ripensamenti. A queste regole, aggiungo il mio
desiderio - anzi la necessità - di confrontarmi con persone esperte: il medico
di base, i miei amici medici, i medici e gli operatori sanitari che ho
conosciuto al CRO di Aviano e al Policlinico di Padova. In più, per me, è stata
la vicinanza al mio amico Pier Paolo ad aprirmi gli orizzonti, ad aiutarmi ad
affrontare con saggezza umana e fiduciosa la notizia della malattia di mio
padre e tutto quello che è seguito, a mettermi in contatto con il gruppo (CHIAMA),
così prezioso e generoso nel sostenere anche me.
Credo,
comunque, che questa chiarezza quasi immediata di intenti e di azioni sia
dovuta ad una “prepreparazione” psicologica e interiore, dovuta a mie esigenze
personali: l’esperienza, nel recente passato, della psicoterapia che mi ha
aiutato a conoscermi, a concentrarmi sul presente e sulla realtà e, nel contempo,
ad immedesimarmi in chi mi sta vicino con un autentico (credo) senso di
solidarietà.
La
solidità acquisita mi ha consentito negli anni e soprattutto adesso - in questi
momenti così difficili - di stare al fianco di mio padre in modo rassicurante e
sereno, di fare le scelte opportune in modo logico e di vivere i miei momenti
di dolore e di malinconia in modo spontaneo seppur appartato, con me stessa,
con i miei amici, con mia madre e con mia sorella.
Io,
però, sono stata fortunata perché, se è vero che ho accolto con naturalezza e
fiducia aiuti umani e medici, è anche vero che ho potuto contare sulla presenza
vicino a noi di persone competenti, particolarmente sensibili e disponibili. Ma
non è sempre così, ci sono tanti problemi di comunicazione tra i pazienti e i
loro familiari e i medici, di base e specialistici, che rendono problematica
l’informazione e la possibilità di attivazione dei servizi esistenti medici e
psicologici.
Senza
indagare le ragioni di queste carenze - si potrebbero risolvere solo grazie a
volontà e lucidità politica - diventa allora importante il lavoro delle associazioni di volontariato e, in
particolare, di (CHIAMA) sia per venire incontro alle esigenze pratiche e umane
dei pazienti e dei loro familiari, sia per sollecitare nel mondo della
sanità il bisogno di ascolto e di dialogo reciproco.
buon
lavoro e grazie
Silvia
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