mercoledì 15 agosto 2012

Se ho un cancro, di chi è la colpa?

El Greco, La guarigione del cieco nato
Mi sono imbattuto sabato pomeriggio, 11 agosto 2012, mentre ero nella Basilica del Santo (sant'Antonio da Padova, anche se di origine portoghese), con l'articolo di Claudio Imprudente (giornalista diversamente abile, si veda l'Associazione Centro Documentazione Handicap), che ho trovato nel numero di maggio del Messaggero di S. Antonio dato in offerta ai visitatori, reperibile nel meraviglioso chiostro, dove si erge con la sua imponente maesta una grandissima  magnolia. L'articolo, intitolato "Lo zaino a scacchi", ha come sottotitolo: Perchè proprio a me? Di chi è la colpa? Una risposta a queste domande fondamentali si trova nel capitolo nove del Vangelo di Giovanni. Dopo aver dissertato sul brano evangelico, la conclusione di Claudio Imprudente è la seguente: Secondo voi cari lettori, di chi è la colpa? Scrivete a claudio@accaparlante.it. 
In pratica, a mio avviso, Claudio non dà risposta esauriente alla domanda posta.
Ho trovato su Yahoo!Answers su un tema analogo, che chiama in causa Dio, la seguente domanda di Danilo: "Se Dio esiste, perchè esiste il cancro?. Danilo ha valutato come migliore la seguente risposta di Fiammetta. Da leggere anche le risposte di Monica, maestra elementare che ha coinvolto i suoi bambini di 8 anni su questo tema e quella di Ema che parla delle Georgiche di Virgilio.

Me lo sono chiesta anche io tante volte.....anni fa credevo molto in dio anche se non capivo perchè io avevo un tumore e i peggiori peccatori del mondo no...ma non ho badato molto a questo e sono andata avanti, in tutti gli anni di malattia non ho mai chiesto un miracolo (e anche qui ci sarebbe da discutere....perchè alcuni ricevono miracoli e altri no???), pregavo intensamente chiedevo di non avere ricadute, in pratica chiedevo lasciami stare in santa pace dopo tutto questo. pregavo e chiedevo di non farmi venire le cataratte, perchè la cosa mi terrorizzava, l'idea che a 30 circa mi potevano venire le cataratte mi terrorizzava. ho chiesto questo. e ora dopo anni di preghiere e a 4 anni dal trapianto di midollo sto rigettando (cosa mai successa mi dicono i medici) e dopo soli 2 anni dalla radioterapie mi sono venute le cataratte (ad entrambi gli occhi, a 14 anni il mondo per me è stato ricoperto dalla nebbia). le mie preghiere non sono state molto ascoltate......poi ho perso diversi compagni "d'avventura" nonostante pregassi per loro....allora mi sono fermata a riflettere....se dio esiste è un dio sadico e malvagio, io non voglio credere in un dio così, non voglio pregare e venerare un dio così. PERCHè SE IO SONO QUI OGGI NON è CERTO GRAZIE AD UN IPOTETICO DIO!!! è SOLO GRAZIE ALLE MIE FORZE E ALLA MIA VOLONTà DI CONTINUARE A VIVERE E A LOTTARE CONTRO UNA MALATTIA!!!
E CHE NESSUNO SI AZZARDI A DARE QUALCHE MERITO A DIO SE IO SONO VIVA OGGI!!! scegli tu in chi vuoi credere.....in un dio crudele coi suoi figli...o in te stesso ,nelle tue forze e nelle tue capacità??
Fattori di rischio per tumori letali
Rispetto e comprendo lo sfogo e il dramma di Fiammetta, le auguro di continuare a vivere a lungo. Anch'io, che appartengo alla folta schiera di coloro che sono stati colpiti dal cancro, mi pongo domande del genere e cerco di dare delle risposte. Altri ritengono che non abbia senso porsi simili domande, tempo perso! Non sono un esegeta, cioè un interprete e conoscitore della Bibbia, ma il tema della sofferenza e del dolore, del peccato e della morte, del Dio che non interviene, mi ha sempre intrigato, non può essere altrimenti. Perchè molti hanno un cancro, una sla, una demenza giovanile o senile e tante altre gravi patologie? Perchè muiono di cancro bambini, giovani, adulti e anziani? Forse per l'inquinamento, per un'alimentazione sbagliata, per il fumo, per lo stress, per un fattore ereditario, ci dicono gli esperti.
Moltiplicazione cellule cancerogene
Ecco il mio pensiero,  con una probabilità da definire e quindi provvisorio come tutti i pensieri degli uomini, su un tema sul quale si sono cimentate persone molto più competenti di me.  E' altamente probabile che la storia della nascita della terra in sei giorni, all’inizio Dio creò un mondo perfetto, definito da Dio come ‘molto buono’ e quella di Adamo ed Eva raccontata nella Genesi (Genesi 1, 31), siano un'allegoria e un mito. Che nel mondo non esistevano né violenza né dolore, e che questo mondo buono, privo del peccato, fu rovinato a causa della ribellione del primo uomo Adamo e della prima donna Eva, è credibile perchè molti ci credono, ma scientificamente ha una probabilità zero. Che il  peccato di Adamo ed Eva abbia fatto entrare un’intruso nel mondo, cioè la morte, anche questo non è scientificamente sostenibile. La morte e la sofferenza sono insite nella natura umana e sono una conseguenza di come è stato impostato l'universo. La riflessione che scaturisce dal racconto della Genesi è il tentativo di spiegare il male e cercarne la causa. La risposta che è stata data è che la causa di questo male è il peccato dell’uomo. Viene così proiettata all’intera umanità la visione particolare che il popolo di Israele aveva della propria storia: alleanza offerta gratuitamente da Dio (creazione di un uomo perfetto), rottura dell’alleanza da parte degli uomini (peccato di Adamo ed Eva), punizione (cacciata dal Paradiso terrestre) e riconciliazione (tramite Cristo). Sono andato a leggermi, dopo l'invito di Claudio Imprudente, i versetti del Vangelo secondo Giovanni nei quali si racconta  della guarigione dell'uomo cieco dalla nascita (Gv. 9,1-41) per capire se ivi trovo la risposta.

[1]Passando vide un uomo cieco dalla nascita
[2]e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".
[3]Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
[4]Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.
[5]Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".
[6]Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco
[7]e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
[8]Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".
[9]Alcuni dicevano: "E` lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".
[10]Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".
[11]Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".
[12]Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
[13]Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:
[14]era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.
[15]Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".
[16]Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.
[17]Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "E` un profeta!".
[18]Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.
[19]E li interrogarono: "E` questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".
[20]I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;
[21]come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".
[22]Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.
[23]Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
[24]Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dá  gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".
[25]Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".
[26]Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".
[27]Rispose loro: "Ve l'ho gia detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".
[28]Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!
[29]Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".
[30]Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.
[31]Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
[32]Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.
[33]Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".
[34]Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
[35]Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".
[36]Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".
[37]Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".
[38]Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.
[39]Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".
[40]Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".
[41]Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".
Ma veniamo ai versetti di Giovanni della guarigione dell'uomo cieco dalla nascita. Vedendo un cieco tale fino dalla nascita, i discepoli chiedono a Gesù se è per colpa sua o per colpa dei suoi genitori che egli è in quella situazione. Gesù risponde: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio». Quindi nessuna correlazione tra i peccati e le patologie. Gesù però non spiega perchè l'uomo fa parte di un universo che prevede la sofferenza, il dolore e la morte. Interessante anche la conclusione di Gesù: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi»                            
Condivido parzialmente, da cristiano poco ortodosso, l'opinione di  Jean-Claude Larchet, ortodosso,  dottore in teologia e in filosofia, specialista in argomenti concernenti la salute, la malattia e la guarigione, è autore di numerosi studi sulla teologia e la spiritualità  dei Padri. In Dieu ne veut pas la souffrances des hommes (Dio non vuole la sofferenza degli uomini), Les Éditions du Cerf, Paris, 1999) ha scritto [tra parentesi quadre le mie osservazioni]:
Il progetto di Cristo è che la sofferenza sia abolita e che gli uomini non soffrano più. Detto diversamente, si tratta di liberare definitivamente la natura  umana e restaurarla nel suo stato originale e paradisiaco.[Dimostra di credere al peccato originale]
Questo progetto è stato compiuto da Cristo su se stesso in modo attuale e perfetto ma per gli uomini è solo allo stato potenziale. È alla fine dei tempi, dopo la resurrezione, che la natura umana acquisirà il nuovo modo di esistenza che essa ha ricevuto in Cristo.[Quindi fin che siamo su questa terra, il dolore e la sofferenza ci accompagneranno]
L’ingresso nel Regno dei Cieli per coloro che sono uniti a Cristo, significherà la fine definitiva della sofferenza del corpo e dell’anima.[Quando saremo nel Regno dei Cieli, non soffriremo più]
Nonostante ciò, Cristo ha già anticipato l’abolizione della sofferenza nel Regno dei Cieli sollevando dalle loro sofferenze coloro che, nella Sua vita terrestre, venivano a Lui e oggi continua ad operare tali miracoli.
In nessuno dei Suoi discorsi non ha mai giustificato la sofferenza.
Al contrario, con il suo comportamento ha mostrato che sollevare gli uomini dalle loro sofferenze è un'essenziale dimensione della carità nei riguardi del prossimo.
Lo sviluppo delle cure medicinali per opera dei cristiani del Cristianesimo antico mostra chiaramente che questo ultimo non ha un'attitudine di passività e di fatalismo nei riguardi della sofferenza ma considera come un dovere spirituale quello di combatterla per ridurla e, nella misura del possibile, annullarla. [Molti cattolici hanno desiderato la sofferenza, ecco Teresa di Lisieux: Desideravo soffrire e sono esaudita. Ho sofferto molto, da parecchi giorni. Una mattina, durante il ringraziamento, ho provato come le angosce della morte, e con ciò nessuna consolazione! Accetto tutto per amore del buon Dio, perfino i pensieri stravaganti che mi vengano alla mente e mi danno noia] (...)
Questo studio, prevalentemente fondato sulle loro riflessioni [dei Padri], non è uno studio storico ma piuttosto un saggio teologico che privilegia certe prospettive e sviluppa, partendo da esse, una riflessione sistematica e, ci pare, coerente. Il suo fine è quello di dimostrare che né la teologia, né l’antropologia, né la spiritualità cristiane conducono necessariamente a giustificare e valorizzare la sofferenza e che, contrariamente, conducono per molti versi ad averne una rappresentazione a priori molto negativa. Pare dunque che, secondo un discorso molto chiaro di sant’Isacco il Siro, “Dio non vuole la sofferenza degli uomini” e non l’ha mai voluta; il Cristo non è venuto tra noi per farci soffrire ma piuttosto per liberarci dalle sofferenze; il Cristianesimo non è fondamentalmente la religione della sofferenza ma del benessere che Dio ha donato all’uomo creandolo e che ha in mente di donargli per l’eternità.
Anche questa, però, è una risposta non risposta, in questo mondo la morte è certa e la sofferenza pure, perchè la fine della sofferenza del corpo e dell'anima l'avremo, secondo Larchet, quando saremo nel Regno dei Cieli. Quindi risposte certe  non ce ne sono, la vita è un mistero da scoprire giorno dopo giorno, sia nel bene che nel male. 
Consiglio di leggere anche il commento al brano di Giovanni di monsignor Antonio Riboldi (clicca qui)
Non è una risposta al perchè della sofferenza ma al versetto 41: « Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi».  
Bellissima la poesia di Trilussa sulla fede citata nel commento di monsignor Riboldi. 
"Quella vecchietta cieca, che incontrai la notte che me persi in mezzo ar bosco, me disse: Se la strada nun la sai te riaccompagno io, ché la conosco. Se ciai la forza de venimmo appresso de tanto in tanto te darò una voce fino là in fonno, dove c'è un cipresso, fino là in cima dove c'è la Croce. Io risposi: Sarà, ma trovo strano che me possa guidà chi nun ce vede. La cieca allora, me piiò la mano e sospirò: Cammina. Era la Fede!".
Auguro a chi vive nella sofferenza e nel dolore, a chi sta lottando contro un cancro, la depressione, la sla,...di trovare la fede che lo aiuti a resistere e sperare.  
Diceva il Mahatma Gandhi a proposito della fede:  Non credo a chi parla agli altri della propria fede, soprattutto con l'intento di convertire. La fede non ammette di essere raccontata. Deve essere vissuta e allora si propaga da sé. 
Ma la fede senza la speranza e soprattutto senza la carità (amore e aiuto per il prossimo) è vana!
In conclusione mi accorgo  che anch'io non ho risposto alla domanda:  Se ho un cancro, di chi è la colpa?
Vi chiedo cortesemente, quindi, come ha fatto Claudio Imprudente, di mandare una mail al seguente indirizzo blog.prontoanziano@yahoo.it, per dire la vostra opinione.
(ultimo aggiornamento 21.08.12, questo post sarà sempre da aggiornare!!)            

2 commenti:

  1. Rileggendo il post e cercando risposte alla domanda, mi sono imbattuto questa mattina nel libro del filosofo tedesco Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, trad. it. di C. Angelino, Il Melangolo, Genova, 1991. Secondo Jonas, Dio nel creare il mondo, ha rinunciato all'onnipotenza. Si legge nelle pagine 33 – 36:"[...]Tuttavia accanto a queste obiezioni di carattere logico e ontologico al concetto di una onnipotenza divina, assoluta e illimitata, vi è anche un'obiezione di carattere teologico e genuinamente religioso. La onnipotenza divina può coesistere con la bontà assoluta di Dio solo al prezzo di una totale non-comprensibilità di Dio, cioè dell'accezione di Dio come mistero assoluto. [...]Concedendo all'uomo la libertà, Dio ha rinunciato alla sua potenza. [...] infatti la presenza del male implica una libertà con autonomo potere di decisione anche nei confronti del proprio creatore; e oggi i termini con cui deve misurarsi la teologia ebraica sono l'esistenza e il successo del male quale oggetto della volontà umana e non più le disgrazie e le tribolazioni che provengono dalla cieca causalità naturale (Auschwitz e non più Lisbona). Solo con la creazione dal Nulla possiamo avere l'unicità del principio divino in uno con la sua autolimitazione, che dà spazio all'esistenza e all'autonomia di un mondo."

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  2. Anche papa Ratzinger, visitando il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, 28 maggio 2006, ha cercato di rispondere alla domanda sul senso della sofferenza nel mondo. Ecco un pezzo del suo discorso: "Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio – vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l'uomo, ma contribuiremmo solo alla sua distruzione. No – in definitiva, dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio – affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo."
    Ha concluso il suo discorso con il salmo 23, 1-4. 6:
    "L'umanità ha attraversato a Auschwitz-Birkenau una "valle oscura". Perciò vorrei, proprio in questo luogo, concludere con una preghiera di fiducia – con un Salmo d'Israele che, insieme, è una preghiera della cristianità: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza … Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni".

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