Ma
veniamo al post di Umberto Veronesi. "Nel
bellissimo libro di Elsa Morante, «La Storia», c’è un passo indimenticabile. E’
quando Ida, la protagonista, perde il marito: «Ida non osava mai pronunciare la parola cancro, che a lei evocava una
forma fantastica, sacrale e innominabile, come ai selvaggi le presenze di certi
demoni. Al suo posto usava la definizione di malattia del secolo, imparata nel
quartiere. A chi le domandava di che fosse morto suo marito, rispondeva: “della
malattia del secolo”, con voce assottigliata e tremante, non bastandole quel
suo piccolo esorcismo a scacciare gli spaventi della sua memoria.» Istantaneamente,
quando l’ho letto, ho rivisto in quella donnetta spaurita i miei pazienti di
tanti anni fa, quando cancro era una parola che non si aveva il coraggio di
dire, e per il quale, quando se ne parlava, si usavano perifrasi quali «un
brutto male», «un male incurabile», «quel male». E’ allora che ho concepito il
sogno di fare del cancro un «male curabile», una speranza che ho condiviso e
condivido con tanti altri medici, e che con passi successivi già va
realizzandosi: il cancro colpisce sempre, ma sempre di più è curabile e guaribile. Proprio
per questo, e in nome dei malati, faccio un appello perché responsabilmente si
smetta di usare la parola cancro in senso traslato, evitando d’impiegarla in
espressioni ad effetto come «il cancro della mafia» o «il cancro della
corruzione», che naturalmente sottintendono la capacità metastatica e la natura
aggressiva del male. Sono espressioni che negano la speranza. Chi fa il
mestiere di scrivere dovrebbe riflettere prima d’impiegarle, e attingere dalla
propria umanità il prezioso buonsenso di
domandarsi quanto male possono fare in chi le legge. Non
ci possono essere scuse. Il cancro è una malattia come altre, e come altre può
essere curato e guarito. E’ bizzarro e moralmente sciatto paragonare il cancro
alla mafia o alla corruzione politica. Si paragonano forse questi fenomeni a un
ictus, a un’insufficienza renale, a uno scompenso cardiaco? Evitiamo dunque il
paragone col cancro. E
ricordiamo: le parole non sono neutrali."
domenica 17 marzo 2013
Le parole sono pietre o burro: la parola cancro
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Bellissimo post Giovanni!! Come sempre complimenti.
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