martedì 30 luglio 2013

Dedicato a Rosie: La malattia nella letteratura


(Aggiornato il 2 agosto 2013) Dedico questo post a Rosie, scrittrice, cancer blogger del blog "Stories from the Underground - Come vivere senza stomaco, amare la musica ed essere sereni" e  creatrice/coordinatrice del forum "Vivere dopo il cancro allo stomaco (Si può!)" dove, più di 500 persone, con problemi personali o familiari di gastrectomia, scrivono sulle difficoltà, le ansie, le paure, le terapie e l'alimentazione (senza stomaco). Grazie Rosie per il tuo impegno!

Dopo aver parlato nel precedente post di film e cancer, affronto il tema della malattia nella letteratura. La malattia è sempre stata oggetto di trattazione e interesse lungo tutta la storia dell'uomo da quando è apparso su questo pianeta. Nel XIX e fino alla metà del XX secolo la patologia che più ha destato interesse è stata la tisi, ora abbiamo l'AIDS, l'Alzheimer e il cancro. Trovo nel sito letteratour questo interessante articolo: Letteratura e... malattia - Da antico simbolo di corruzione morale, a sublimazione del malessere moderno.
Scrive l'autore: Anticamente...In passato, la malattia era vissuta dagli uomini come una punizione inflitta dalle divinità. La punizione poteva investire un singolo individuo, reo di qualche terribile colpa verso altri individui o, più spesso, di avere infranto tabù inviolabili. Non soltanto le malattie, ma anche le deformità fisiche (la gobba, il rachitismo, ecc.) vengono collegate e attribuite a "deformità" morali dell'individuo. È per questo motivo che in quasi tutte le società antiche o primitive i gobbi e i deformi rappresentano un elemento disturbatore e pauroso, come se, essendo perseguitati dalle stesse divinità, non potessero far parte della comunità come tutti gli altri.
Talvolta la punizione è collettiva, di massa. In questo caso un'intera città o un'intera popolazione può subire la collera degli dei. Tra gli esempi più lampanti a questo riguardo abbiamo le numerose punizioni divine raccontate nell'Antico Testamento: intere città distrutte da Dio perché colpevoli di offendere la morale (Sodoma e Gomorra) oppure popolazioni annientate da calamità naturali o malattie (gli Egiziani di Mosè). Le malattie più diffuse, nella realtà come nell'immaginario letterario, erano la lebbra, il vaiolo, la sifilide: non a caso malattie che sfigurano fisicamente e che erano considerate come la conseguenza evidente di una deformazione morale. In epoca moderna il tema della malattia diventa ancora più significativo. Nel XIX secolo e durante i primi decenni del XX secolo, è soprattutto la tubercolosi che si carica di significati metaforici in letteratura. Questo perché è una malattia di cui si scoprì la causa solo molto tardi: una malattia, quindi, facilmente collegabile ad un significato secondo. A fianco della tubercolosi si trovano, più tardi, le malattie mentali e il cancro; recentemente anche l'AIDS.
In letteratura la malattia, la nevrosi, ecc., vengono trasfigurati da un processo di sublimazione: gli aspetti più umilianti, più ripugnanti di questi mali sono ignorati, mentre si evidenzia il loro valore sintomatico col quale si manifesta la grandezza d'animo. In breve: la malattia sta alla salute come l'artista, l'anima nobile sta all'uomo mediocre, al borghese.
Le tre Grazie
La malattia prende dunque la forma di un rifiuto dell'ordine, dell'autorità; di un'evasione dall'organizzazione perversa dei rapporti socio-economici: diventa sintomo di un malessere, di una mancata integrazione dell'individuo nella società. La passione per le storie d'amore e morte, ha portato alla celebrità personaggi di poesie, romanzi e opere, morti di tisi. Ricordiamo tutti i celeberrimi versi dedicati a Silvia di Giacomo Leopardi [«Silvia, rimembri ancora / quel tempo della tua vita mortale, / quando beltà splendea / negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, / e tu, lieta e pensosa, il limitare / di gioventù salivi?»]. I più anziani e gli amanti dell'opera ricordano Marguerite Gautier, la protagonista del romanzo la Signora delle camelie di Alexandre Dumas padre (celeberrimo il film Camille con Greta Garbo) e Violetta la protagonista della Traviata di Giuseppe Verdi [«Ah della traviata sorridi al desìo/a lei deh perdona, tu accoglila, o Dio »]. Un altro personaggio reso celebre dall'opera la  Bohème di Giacomo Puccini è Mimì [Che gelida manina, | se la lasci riscaldar. | Cercar che giova? – Al buio non si trova. | Ma per fortuna – è una notte di luna, | e qui la luna l'abbiamo vicina]. Infine il piccolo Ilju dei Fratelli Karamàzov di Dostoevskij.
Alla fine del XX secolo e ora nel XXI, con l'avvento del web, sono sorti i cancer blogger e i siti in cui molti fanno coming out della propria patologia. Scriveva Margherita De Bac nel Corriere della Sera del 4 novembre 2010 nell'articolo "Parlare della Propria Malattia il Coraggio che Aiuta a Guarire" : Questa settimana l'Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica, consegnerà il premio per la comunicazione, intitolato allo scomparso collega di Repubblica Giovanni Maria Pace, a un giornalista che non si occupa di temi sanitari e medici: Giorgio Porrà, caporedattore, autore e conduttore di Sky, inventore del fortunato programma «Lo sciagurato Egidio». Giorgio ha avuto il merito di portare sullo schermo e su Facebook la malattia. La sua malattia, un tumore osseo scoperto dopo aver sofferto dolori atroci e dopo una errata diagnosi di ernia. Ne ha parlato, l' ha gridata, ha avuto il coraggio di mostrarsi senza capelli in trasmissione e di descrivere fitte e nausee. Non ha saltato una puntata. Campione di outing. Fino a non molto tempo fa il cancro veniva nascosto, sottaciuto, specie se a patirne erano i personaggi noti che da una confessione pubblica avrebbero potuto temere di trarre danni di immagine e carriera. Oggi non più. Le esternazioni sul tumore sembra facciano bene. Giovano a chi ne è colpito, come cominciano a dimostrare articoli pubblicati di recente da note riviste scientifiche. Giovano alla società che dall' outing trae insegnamenti e stimoli alla prevenzione. Sempre più spesso figure pubbliche decidono di uscire allo scoperto. L' attore Michael Douglas, lo scrittore Christopher Hitchens e, ultimo della serie, Robert Benmosche, numero uno di Aig, il colosso assicurativo, che pochi giorni fa ha annunciato ai suoi dipendenti: «Ho un cancro, dovrò affrontare cure aggressive». Non ha temuto, il manager americano, che gli avversari avrebbero potuto trarre vantaggio dalla sua debolezza. Il premio che sabato l' Aiom consegnerà a Porrà è in un certo senso un riconoscimento a tutti quelli che hanno deciso di vivere la malattia in questo modo, senza finzioni e pudori. È come se gli oncologi riuniti in congresso a Roma intendessero prescrivere ai pazienti una nuova ricetta. Non abbiate paura di parlare. Anche l' outing può essere una cura. 
I romanzi celebri sul cancro sono ancora rari. Navigando in internet si trovano molti libri che parlano di cancer, si tratta in particolare di autobiografie, di persone di tutte le età che ce l'hanno o non ce l'hanno fatta. Molti di questi libri li potete trovare qui. Tra i più famosi ricordo: Ho vissuto più di un addio. Un romanzo del giornalista e ricercatore francese David Servan-Schreiber in cui l'autore racconta la sua esperienza di malato e invita a riflettere sul significato profondo della vita e della morte (anche lui, alla seconda recidiva, dopo 16 anni  non ce l'ha fatta) è L'imperatore del male. Una biografia del cancro, saggio scritto dal medico oncologo e divulgatore scientifico indiano naturalizzato statunitense, Siddhartha Mukherjee. Merita di essere letto anche il libro Dall'altra parte di  Bonadonna Gianni, Bartoccioni Sandro, Sartori Francesco (Editore Rizzoli). Tre clinici raccontano la loro doppia esperienza di medici e di malati. L'insorgenza improvvisa del male sconvolge la loro vita professionale e il loro status professionale. Ora, la malattia non è più da curare, ma anche da vivere, in prima persona. Dopo aver vissuto da medici le diagnosi più infauste, le terapie più devastanti, ma anche la paura, l'angoscia di morte e lo smarrimento di tutti gli ammalati gravi, essi raccontano il tragico e il grottesco della loro esperienza, anche con sferzate al mondo dei colleghi sani, ignari di cosa significhi essere un ammalato in Italia. E, soprattutto, mettono nero su bianco in un "Decalogo per una Medicina diversa" le loro proposte perché la Sanità possa funzionare meglio. 
Ecco la richiesta di una ragazza trovata in un forum: Buongiorno Ragazzi!! ho bisognissimo di un romanzo con una storia di tumore sconfitto o comunque a lieto fine!? Ragazzi devo regalare un libro per natale a una donna molto importante che dopo aver sconfitto 2 tumori l'altro giorno gliene sono stati diagnosticati altri 2, peraltro uno dei quali senza cura! Mi potreste fornire titoli di romanzi che parlino di una storia dove il protagonista o comunque un personaggio abbia un tumore e ci sia un LIETO FINE e un incoraggiamento particolare? Grazie mille in anticipo.
Ciao, è molto bello il regalo che vuoi fare...l' unico titolo che ti posso consigliare è "Ho il cancro e non ho l'abito adatto" di Cristina Piga, edizioni Mursia. Il racconto è autobiografico (quindi a lieto fine!) e il tema è affrontato con ironia e ottimismo.
Un altro libro in cui la protagonista ce la fa è "Il cancro mi ha resa più frivola - Una testimonianza a fumetti" di Engelberg Miriam, editore Tea. L'autrice racconta con impagabile autoironia il suo lungo "calvario" tra ospedali, chemioterapie, consigli di medici e specialisti, momenti di depressione ma anche euforia. E' il calvario di molti malati di cancro!!
Segnalo anche il libro di Rosanna Fiorino (Rosie), "Viola e Nero". Una storia di cancro e gravidanza, un romanzo che racconta la storia di Francesca, una donna che sogna di diventare mamma, ma quando finalmente si scopre incinta, le viene diagnosticato un cancro alle ovaie. Il suggerimento dell'oncologo è quello di abortire, ma Francesca non è d'accordo. La scelta è difficile e richiederà tutto il suo coraggio.
Un libro che non dimenticherò mai è il titolo del post di Rosie dedicato al libro Le possibilità della notte di Marco Venturino, direttore di divisione di anestesia e terapia intensiva all'IEO di Milano.
Nella foto in alto il libro "A seno nudo", dove 14 donne raccontano come la nuova chirurgia plastico-ricostruttiva ha restituito loro il sorriso. Di cancro al seno si guarisce, fortunatamente, sempre di più e in seguito all’intervento di rimozione del nodulo bisogna trovare il miglior metodo di ricostruzione mammaria che integri le necessità tecniche chirurgiche con i desideri e “il modello ideale di seno” della paziente. Partendo da queste premesse il volume riporta dettagliatamente tutte le tecniche utilizzate in tali pratiche chirurgiche e 14 interviste a donne che in seguito a questi interventi hanno ritrovato il sorriso. 
Non vanno dimenticate, inoltre, le centinaia di siti, di forum e soprattutto di blog, curati e scritti in gran parte da donne, che affrontano il tema del cancro.

8 commenti:

  1. Il medico non ha il senso delle proporzioni. La diagnosi, la prognosi, la terapia sono tutto il suo mondo. Eppure per l'uomo sano la malattia è solo una disgrazia, una parentesi, un incidente. Per l'avvocato è l'occasione per una causa di risarcimento. Per il filosofo è una riflessione sulla caducità delle cose umane. Per il sacerdote è un invito a rivolgersi alla misericordia divina. E tutti hanno ragione. Pare impossibile, ma tutti hanno ragione. (Rosario Magrì, neurologo e scrittore italiano)

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  2. Gesù guarisce un uomo cieco fin dalla nascita (Giovanni 9,1-5)
    Passando vide un uomo, che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» Gesù rispose: «Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce del mondo».

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  3. Si legga il libro di Susan Sontag "Malattia come metafora" (Edizione Einaudi). La malattia è, nelle ormai classiche parole della Sontag, il "lato notturno della vita": il margine è l'immaginario che la società costruisce intorno alla malattia e alle ombre di un ravvicinato non-essere. Sul cancro, in passato sulla Tbc e ora sull'Aids, si rivela un'esuberante produzione di metafore cariche di tenaci pregiudizi e dai fantasmi di antiche paure. E' il linguaggio metaforico che si incarica di veicolare, in forme sempre mutevoli, la nozione invariata di malattia come colpa: "scandalo" che investe i comportamenti e le tipologie psicologiche dei singoli e dei gruppi. Attraverso una fitta rete di riferimenti letterari (da Lucrezio a John Donne, da Debussy a Thomas Mann), la Sontag illustra il repertorio delle più fertili mitologie elaborate nel tempo intorno alle malattie maggiormente temute: dalle metafore militari per il cancro, occulto e implacabile invasore interno, agli spettri della peste rievocati con l'Aids, il flagello vendicatore che punisce le colpe ed estingue solo con la morte i peccati.

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  4. Si legga "Malattia come racconti" (la medicina, i medici e le malattie nelle descrizioni di romanzieri e drammaturghi del medico Vito Cagli (Armando Editore)
    E' un'antologia che raccoglie le più diverse descrizioni letterarie di condizioni mediche.
    Si va da Thomas Mann che parla del colera come malattia dello spirito in "Morte a Venezia", ai personaggi epilettici descritti da Dostoevskij anche lui colpito dallo stesso male, a Giovanni Verga e al cancro del suo "Mastro Don Gesualdo".
    L'autore vuole così riportare la malattia alla sua dimensione umana, per stimolare un miglior rapporto tra medico e paziente.
    Di fatto nelle università mediche non si insegna umanistica, però questo "sapere", in una medicina sempre più tecnologica, diventa necessario per la buona cura.

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  5. Mi scrive Rosie Rosanna Fiorino: Grazie Giovanni, che onore mi hai riservato di nuovo, ti sono davvero grata e poi ti dirò che mi sei sempre e comunque molto simpatico!
    Parlando di libri sul cancro io metterei in evidenza anche:
    Toglietemi tutto ma non il sorriso di Anna Lisa Russo, Come una funambola di Giorgia Biasini, Il codice di Hodgkin di Romina Fantusi, Sono pronta della nostra amica Amalia Scoppola, Voglio vivere prima di morire (non ho sottomano il nome dell' autrice), Mani sul mio corpo di Luciana Coen, e magari chissà prima o poi potrei scriverne uno anche io. La bozza c'è... Vedremo...
    Grazie ancora!

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Il nome che non ricorda Rosie è Jenny Downham autrice del libro "Voglio vivere prima di morire" (Editore Bompiani). Copio e incollo la trama del romanzo.
    Tessa ha 16 anni, il tempo non è proprio dalla sua parte e ha ancora un sacco di cose da fare.
    Tessa ha sedici anni, un fratellino che da grande vuole fare il mago, un’amica del cuore, e un elenco di dieci cose che vuole assolutamente fare prima di morire. Perché Tessa sa di non avere più molto tempo, ed è stufa di terapie che la aiutano a sopravvivere, ma le impediscono di vivere. Vuole provare tutto quello che la vita offre, premere forte sull’acceleratore per arrivare in tempo agli appuntamenti dell’adolescenza. È questo il motivo dell’elenco: Tessa vuole vivere prima di morire. Vuole fare sesso, viaggiare, passare un intero giorno dicendo sì a tutto, far tornare insieme i genitori separati e, soprattutto, vuole che si avveri una segreta, inconfessabile, forse impossibile speranza: innamorarsi per un’unica volta nella vita. Ad aiutarla a realizzare questi desideri c’è Zoey, coetanea un po’ sbandata, incurante delle convenzioni, che proprio da questo folle viaggio con Tessa imparerà la bellezza estrema e bruciante della vita. Jenny Downham ci offre un romanzo tenero, teso fino all’ultima riga, sulla scia di Love story di Erich Segal e Gridare amore dal centro del mondo di Katayama Kyoichi: una storia d’amore e il viaggio di una sedicenne romantica e ironica che aiuta ad amare la vita.

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  8. Rosie mi segnala il libro di Anna Luisa Russo di cui mi sono già occupato in altro post e che merita la nostra attenzione (non è un romanzo ma una storia vera): "Toglietemi tutto ma non il sorriso" edizione Mondadori.
    "Anna Lisa Russo ha lottato per oltre tre anni contro il cancro prima di andarsene; nonostante le sofferenze fisiche e psicologiche, grazie a uno spirito sorprendentemente leggero, positivo, a tratti incredibilmente ironico, è riuscita a raccontare le sue giornate attraverso un blog, lasciando una testimonianza universale di coraggio: migliaia di persone hanno seguito e commentato attraverso la rete i suoi post, accompagnandola nella difficile battaglia contro la malattia. Mario Calabresi si è imbattuto quasi per caso nel blog e ha subito deciso di ospitarlo sul sito della "Stampa": "Mi sono immerso nella sua sofferenza, nel suo stupore; ho avuto paura di leggere, ma ho trovato la sua mano che mi tirava dentro per scoprire quanta vita ci può essere anche quando si sente la morte vicina. Quanta energia e speranza ci possono essere quando si è capaci di amare e di riconoscere il bene". Questo libro raccoglie la coraggiosa testimonianza di Anna Lisa e insieme un racconto che Mario Calabresi ha voluto dedicare a una persona capace, come poche, di rompere il silenzio che troppo spesso accompagna la malattia, una donna che "ha vissuto con coraggio, ha avuto giorni di dolore, di pianto, di vuoto, di paura, molti di rabbia, ma è riuscita a trovare attimi di gioia, di speranza; e vivere così, senza abbandonarsi alla disperazione, è il regalo migliore che ognuno di noi si può fare. Se ci può essere ancora un attimo di felicità o di amore, anche lì dove tutto appare finito, perché rinunciarci?"

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