Trovo sul sito della Fondazione Veronesi questo articolo di Daniele Banfi dal titolo "Dose sbagliata di chemio: fattore umano e tecnologia per evitare errori"
Un probabile errore di calcolo ha causato la morte di una donna a Palermo. La SIFO: va introdotto in tutti gli ospedali un professionista che affianchi il medico durante le visite e sia responsabile del percorso del farmaco, dalla preparazione alla somministrazione
L'abbiamo
imparato sin dall'infanzia, una virgola messa al posto sbagliato e il
risultato del compito in classe era fallimentare. Da adulti invece
abbiamo capito che uno zero in più o in meno sul conto in banca può fare
la differenza. Ma anche sul lavoro i numeri sono importanti: progettare
un ponte o somministrare la giusta dose di farmaco vede protagonista
necessariamente il calcolo matematico. Nell'ultimo caso spesso c'è di
mezzo la vita o la morte. Sbagliare una dose può avere effetti
devastanti. L'esempio l'abbiamo avuto davanti agli occhi la scorsa
settimana: il caso della donna morta a Palermo per un eccesso di dose
chemioterapica. Un errore però potenzialmente evitabile. A dirlo è la
SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi
Farmaceutici delle Aziende Sanitarie): «Va introdotto in tutti gli
ospedali un professionista che affianchi il medico durante le visite e
sia responsabile del percorso del farmaco, dalla preparazione alla
somministrazione» dichiara Laura Fabrizio, presidente della società scientifica.
IL FATTO- Valeria Lembo
era una giovane donna di Palermo. 34 anni, una famiglia e un'esistenza
segnata nell'ultimo periodo dalla malattia, il linfoma di Hodking. Una
leucemia che se presa in tempo può essere curata positivamente nella
maggior parte dei casi. Proprio come Valeria. Addirittura la giovane
donna palermitana aveva dato alla luce un bimbo la scorsa primavera. Un
figlio che oggi dovrà crescere senza madre per un errore puramente
matematico. Il 29 dicembre infatti Valeria si è spenta a causa di una
dose letale di chemioterapia, ben 10 volte superiore a quella utilizzata
correntemente, somministratale al Policlinico di Palermo. 90
milligrammi anziché 9.
IL FARMACO- Il
chemioterapico che ha ucciso Valeria Lembo è la vinblastina, una moleola
ricavata da una particolare pianta originaria del Madagascar. La sua
funzione è quella di bloccare la divisone cellulare, stoppando quindi di
fatto la moltiplicazione incontrollata delle cellule tumorali. La
terapia a base di questo chemioterapico è ormai consolidata da anni e le
leucemie sono il bersaglio prediletto della vinblastina. Il suo ampio
utilizzo è dovuto anche agli scarsi effetti collaterali, prevalentemente
a livello del sistema nervoso centrale. Quando invece viene
somministrata in dosi eccessive per errore, come il caso della donna
palermitana, gli effetti sul corpo sono devastanti: fegato, esofago e
polmoni sono i distretti che dopo un solo giorno vengono messi fuori
uso.
LE SOLUZIONI- Ma
come è possibile che si sia verificato un simile errore? Incapacità o
disattenzione? Come dichiara la dottoressa Fabrizio, presidente SIFO,
«E' assolutamente necessario che le Istituzioni pubbliche e private
mettano a disposizione tutti gli strumenti, incluso un buon clima
lavorativo e la formazione del personale, per prevenire tragedie come
quella avvenuta a Palermo. La magistratura sta indagando, ma è
inaccettabile che, come risulta dai primi accertamenti, una giovane
donna muoia a causa di un numero scritto per errore». Come evitare
dunque che si verifichino nuovamente casi del genere? La risposta è
chiara: «Come Società scientifica -spiega la Fabrizio- sosteniamo l’uso
di strumenti in grado di determinare significativi vantaggi per la
sicurezza dei pazienti e dei professionisti: la prescrizione
informatizzata, il carrello automatizzato che si interfaccia con
l’operatore, i software per le posologie oncologiche provvisti di
allerta automatici per dosi incongrue, fino alla robotica per la
preparazione dei farmaci e al farmacista di dipartimento che affianca il
medico in corsia. Con questi sistemi il farmacista potrà tenere sotto
controllo ogni prescrizione e collaborare con infermieri e medici al
letto del paziente suggerendogli dosaggi, indicazioni, incompatibilità,
effetti collaterali. In particolare, procedure informatizzate, come già
sottolineato dal senatore Ignazio Marino, avrebbero certamente evitato
un episodio tanto grave».
LA TECNOLOGIA- Tra le
varie procedure informatiche che potrebbero evitare errori del genere vi
è l'utilizzo dei software per la Prescrizione Elettronica Assistita
(PEA) dei farmaci antitumorali. Questi software risultano
particolarmente utili per ridurre il rischio di errore associato alla
trascrizione e al calcolo manuale di informazioni e dati. Non solo, il
programma informatico prevede blocchi e avvertimenti per il medico
all’atto della prescrizione, come ad esempio l'impossibilità di
prescrivere dosi superiori alle massime consentite per alcuni
medicinali, per il farmacista al momento della preparazione e per
l’infermiere responsabile della somministrazione. In questo modo è
garantita la tracciabilità di tutto il processo relativo al farmaco
chemioterapico. Ma le sole procedure informatizzate non bastano: «Ogni
Azienda sanitaria dovrebbe predisporre di un piano specifico aziendale
per la sicurezza e la prevenzione degli errori in terapia che preveda
anche il forte coinvolgimento di risorse umane mirate, come quella del
farmacista di dipartimento che svolge la sua attività in corsia. La
presenza di questa figura professionale, anche durante le visite in
reparto, riduce drasticamente gli eventi avversi con un notevole
risparmio sui costi sanitari e una diminuzione della durata delle
degenze» conclude la Fabrizio.
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